Monday, January 13, 2025

Guglielmo Bilancioni on Kristina's virilism, part 2

Sources:

Una viragine regina: il virilismo di Cristina di Svezia, article written by Guglielmo Bilancioni for Rassegni di studi sessuali e di eugenica: anno IV, pages 312 to 315, published by Aldo Mieli, 1924


Aldo Mieli at WikiPink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana


Rassegni di studi sessuali at WikiPink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana


The article:

Il 6 novembre 1632 Gustavo II Adolfo Vasa, re di Svezia, venne a battaglia a Lützen con il Wallenstein; i suoi vinsero, ma egli, a 39 anni, fu colpito a morte.

«All'ottimo re» — scrive il Beltrami — «al protestante devoto, al grande capitano, all'uomo generoso, la storia non ha decretato nè la fama di uomo di genio, nè il titolo di grande, di magnanimo, di clemente: eppure ebbe il genio, la grandezza e la nobiltà d'animo...». Ed ebbe anche tanto culto per le scienze e le arti che è stato creduto persino discepolo diretto del Galilei a Padova.

Quest'uomo che visse nel fragore delle armi, che instaurò i nuovi sistemi della guerra metodica e la tattica delle armi da fuoco, aveva cute bianchissima, occhi grandi e azzurri, barba di un biondo chiaro, donde il titolo di gigante di neve. Pure l'ultima figlia che ebbe nel 1626, da Maria Eleonora di Brandeburg, nacque e crebbe con la pelle fosca e pelosa, un vero irsutismo, con voca dure e grossa, quasi di maschio. «Elle était extremement brune en venant au monde» — osserva il Moreau — «et fut prise pour un garçon».

Così Cristina saliva al trono a circa sei anni di età, sotto la tutela di un consiglio di reggenza presieduto da Oxenstiern. Era di una bizzarria, di una aridità di animo che andava sino alla crudeltà e alla ferocia. Un giorno la madre, nel rimproverarla, le disse che certe cose non le avrebbe fatte se fosse vissuto il padre. Al che la bimba pronta: «In tal caso ha fatto bene a morire!»

E Maria Eleonora non poteva certo muoverle accusa, poichè essa stessa chiudeva le finestre di giorno, rischiarando con lugubri ceri la sua camera parata a lutto, si curvava dinanzi a una teca in cui era il cuore del marito, obbligando la figlia ad assistere alle sue follie macabre. Cristina ne ebbe lo spirito turbato, in quello strano e misterioso periodo, quando l'adolescente sta per diventar giovane, nell'insofferenza del passato, che pur s'accora a momenti di tanta nostalgia, nell'ansia del futuro che è piena di stupori e di sbigottimenti e che, nell'esuberante fiorir delle speranze, ha sfumature di pianto e trepidazioni inconscie.

Giova anche tener presente che uno dei tratti che distinguono lo spirito femminile scandinavo è stato sempre l'amor della lotta nel desiderio degli stessi diritti dell'uomo. Mentre la donna del Sud seduce con la sua grazia, la donna del Nord domina con la sua forza. Per molti secoli le figlie delle famiglie nobili ricevevano qual dono di nozze un giavellotto, simbolo del loro spirito guerriero, e dal 1150 le borghesi avevano ottenuto lo stesso diritto del marito «sui catenacci e sulle serratare di casa».

La famiglia non sopportò mai il peso della podestà paterna e maritale, qual'è nel giure romano; la donna non fu mai inferiore all'uomo, ma sua compagna nella lotta e nel lavoro. Mentre le dame del mezzogiorno vivevano fra corti d'amore, le loro sorelle svedesi andavano a caccia dell'orso, si battevano contro i Danesi. Anche oggi sono gelose della loro indipendenza; nella maggior parte delle scuole è osservato il principio della coeducazione dei due sessi; dal dieci anni le fanciulle escono e viaggiano sole. Le madri non sentono quell'amore esclusivo e un pò egoistico che impedisce il libero sviluppo della personalità e così avviene che fin da piccoli, maschi e femmine, godono della più larga indipendenza.

Sebbene Cristina rappresenti un prodotto che sta a sè, non dobbiamo dimenticare alcuni dati della psicologia scandinava, quali ci ha tracciati acutamente Jane Michaux. «In questo paese, dove sembra mancare ancora l'equilibrio fra terre e acque, tra giorno e notte, l'individuo riceve dalla natura aspra e selvaggia una profonda impronta che ritroviamo nell'arte e nella letteratura, nella tendenza pessimista, nell'audacia delle teorie.

«Lo scandinavo è triste, come la sua terra. Nei lunghi mesi d'inverno, nelle lunghissime notti, chiuso nella sua casa, egli sogna — e il sogno lo porta lontano. Pensare è un godimento per questi spiriti chiusi e nemici d'ogni gesto e d'ogni confidenza. Sembra che dividano l'intelligenza in due, l'una applicata alle cose pratiche, l'altra perduta nelle astrazioni. Ma talvolta è un diverso sentimento pericoloso; ed ecco un contadino gittarsi in un lago perchè ha compreso la miseria della vita; ecco due innamorati che cercano la bella morte perchè la realtà non contamini il loro sogno; ecco una sposa che abbandona la famiglia per svolger la sua vita secondo quel che le suggeriscono la coscienza e l'ideale».

English translation (my own):

On 6 November 1632, Gustav II Adolf Vasa, King of Sweden, came to battle in Lützen with Wallenstein; his men won, but he, at the age of 39, was shot to death.

"To the excellent King" — writes Beltrami — "to the devout Protestant, to the great captain, to the generous man, history has not decreed either the fame of a man of genius, nor the title of great, magnanimous, clement: yet he had genius, greatness and nobility of soul...". And he also had such an adoration for the sciences and arts that he was even believed to be a direct disciple of Galileo in Padua.

This man who lived amidst the roar of weapons, who established the new systems of methodical warfare and the tactics of firearms, had very white skin, large blue eyes, a light blond beard, hence the title of the giant of the snow. Even the last daughter he had in 1626, from Maria Eleonora of Brandenburg, was born and grew up with dark and hairy skin, a true hirsutism, with a gruff and rough voice, almost masculine. "She was extremely brown when she was born" — observes Moreau — "and was mistaken for a boy."

Thus Kristina ascended the throne at around six years of age, under the tutelage of a regency council presided over by Oxenstierna. She was bizarre, with a dryness of soul that reached the point of cruelty and ferocity. One day her mother, in reproaching her, told her that she would not have done certain things if her father had lived. At which her little girl promptly replied: "In that case, he was right to die!"

And Maria Eleonora certainly could not accuse her, as she herself closed the windows during the day, lighting her room decorated in mourning with lugubrious candles, she bent over a shrine in which was her husband's heart, forcing her daughter to witness her macabre follies macabre. Kristina's spirit was troubled, in that strange and mysterious period when the adolescent is about to become a young adult, in the impatience of the past, which nevertheless grieves moments of such nostalgia, in the anxiety of the future which is full of amazement and of dismay and which, in the exuberant flowering of hopes, has shades of tears and unconscious trepidations.

It is also useful to keep in mind that one of the traits that distinguish the Scandinavian female spirit has always been the love of struggle in the desire for the same rights as men. While the Southern woman seduces with her grace, the Northern woman dominates with her strength. For many centuries the daughters of noble families received a javelin as a wedding gift, a symbol of their warrior spirit, and since 1150 the bourgeois women had obtained the same right as their husband "over the bolts and locks of the house."

The family never bore the weight of paternal and marital power, as it exists in the Roman jurisprudence; the woman was never inferior to the man, but her companion in struggle and work. While the ladies of the South lived among the courts of love, their Swedish sisters went bear hunting and fought against the Danes. Even today they are jealous of their independence; in most schools the principle of co-education of both sexes is observed; from the age of ten the girls go out and travel alone. Mothers do not feel that exclusive and somewhat selfish love that prevents the free development of the personality, and so it happens that from an early age, boys and girls enjoy the greatest independence.

Although Kristina represents a product in and of itself, we must not forget some data from Scandinavian psychology, as Jane Michaux acutely outlined for us. "In this country, where the balance between lands and waters, between day and night still seems to be missing, the individual receives from the harsh and wild nature a profound imprint which we find in art and literature, in the pessimistic tendency, in the audacity of theories."

"The Scandinavian is sad, like his land. In the long winter months, in the very long nights, closed in his house, he dreams — and the dream takes him far away. Thinking is an enjoyment for these closed spirits and enemies of every gesture and every confidence. It seems that they divide intelligence into two, one applied to practical things, the other lost in abstractions. But sometimes it is a different dangerous feeling; and here is a farmer throwing himself into a lake because he has understood the misery of life; here are two lovers who seek beautiful death so that reality does not contaminate their dream; here is a wife who abandons her family to live her life according to what her conscience and ideal suggest to her."


Above: Kristina.


Above: Gustav Adolf and Maria Eleonora.

Notes: Gustav Adolf was 37 at the time of his death.

The addition of the study of the evil "science" of eugenics to the title of this magazine is suggested to be a result of the gradual and direct interference with it of the newly-arisen fascism in Italy at the time. From 1924 to 1926 "Rassegni di studi sessuali" (founded in 1921) actually gave many forward-thinking and modern contributions to the topic of homosexuality, but the aforementioned interference froze its founder Aldo Mieli's attempts to use the scientific method to address the topic of sexuality. From 1924 the magazine's contributions on homosexuality began to decrease and disappeared completely by 1928, the same year that Mieli, who was Jewish and himself gay, quit the magazine, left Italy and headed to France for his own safety.

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