Monday, January 13, 2025

Guglielmo Bilancioni on Kristina's virilism, part 4

Sources:

Una viragine regina: il virilismo di Cristina di Svezia, article written by Guglielmo Bilancioni for Rassegni di studi sessuali e di eugenica: anno IV, pages 318 to 324, published by Aldo Mieli, 1924


A plaine and easie introduction to practicall musicke, page 1, by Thomas Morley, 1597


Aldo Mieli at WikiPink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana


Rassegni di studi sessuali at WikiPink - L'Enciclopedia LGBT+ italiana


The article:

Partita dalla sua patria, dopo avere spedito a Roma le sue collezioni di quadri, di libri, di monete, di pietre preziose, di manoscritti, di libri rari, or con veste di donna, or con veste di uomo, or con un misto dell'una e dell'altra — mutava talora assise nella stessa carrozza da viaggio — mise a rumore molte città italiane, ove ebbe entusiastiche accoglienze.

L'8 aprile 1655 diveniva papa — Alessandro VII — il senese Fabio Chigi, fautore dell'arte e della scienza. Con quale avvenimento più fausto della regale conversione poteva iniziare il suo regno? Si preparò ad accogliere Cristina figlia del re che a Lützen, al momento dell'attacco, aveva tatto intuonare dal suo esercito il salmo di Lutero «Dio ci è asilo, rifugio, forza...», con lo splendore degno di un neofita che abbandonava patria, trono, religione avita. Ma neppure durante le prime feste la svedese seppe nascondere l'indole sua. Spesso le piaceva lanciare qualche esclamazione audace in momenti solenni, o una facezia piccante, o scoppiava a ridere al cospetto di un alto personaggio.

Un contemporanio osservava:

«Elle a des gouts fort dissipés, et passe son temps dans la société des hommes. Elle n'a aucun souci de la bienséance ni des moeurs. Les tableaux, les spectacles, les bouffonneriers sont ses uniques plaisirs; tout ce qui touche à la religion, elle le fuit et l'evite avec soin».

Cristina stessa confermava, certo amando di esagerare: «Mes occupations sont de bien manger et de bien dormir, étudier un peu, causer, rire et voir les comédies... et passer le temps agréablement».

La repubblica veneta, allegando le condizioni sanitarie pessime, la fece deviare e le rese omaggio a Dolo. La riceverà Bologna con tale magnificenza, da ricordare l'incontro, in quella città, di Clemente VII con Carlo V imperatore. Nell'Archivio petroniano si conservano delle miniature che illustrano i cortei di quei giorni: spari di artiglierie, fuochi d'artificio, funzioni a San Petronio, una visita al Santuario della Madonna di San Luca e al museo di storia naturale di Ulisse Aldovrandi, un pranzo con dame in maschera, una giostra. Al ballo Cristina portava la parrucca blonda, spalmata di manteca e cosparsa di cipria, un fazzoletto al collo di punto genovese con nastro aranciato, come il giubbetto guernito d'oro e d'argento. Uguale richezza di guarnizione copriva la sottana grigia.

Poi il viaggio in Romagna e nelle Marche: Rimini, Cattolica, Fano, Ancona; appena scorge il santuario di Loreto discende dalla carrozza e s'inginocchia. Lo stesso pontefice presiedeva ai preparativi in Roma: la berlina era adorna di pitture e di statue dorate.

L'avvenimento era oggetto della facondia di tutta la poesia seicentesca: il padre Giuseppe Silos ha un epigramma Christina Alexandra Suetiae Regina Romanam Religionem complectitur, et Romam petit e una iscrizione Pro Adventu Romam Sueciae Reginae. Il Filicaja canterà poi l'
«Alta Reina, i cui gran fatti egregi
Tacer fia colpa, e raccontar periglio.»

Cristina entrò la sera del 20 dicembre, seguita da una fiaccolata. La porta interna di Piazza del Popolo, le cui decorazioni furono condotte da Lorenzo Bernini per ordine di Alessandro VII (1655) ha sull'attico, come ricordo dell'avvenimento, la scritta Felici faustoque ingressui, A. D. MDCLVII.

Si presentò al papa, al quale, dopo tre inchini, baciò il piede e le mani. Egli la sollevò con garbo e la fece sedere. Tuttavia il suo contegno non fu troppo devoto, per lei specialmente che aveva scritto «La vita dedicata a Dio». Durante la messa chiacchierava con i cardinali i rideva rumorosamente, mentre poi sali ginocchioni la Scala Santa.

L'ingresso trionfale avvenne il 26. Secondo Claretta «portava una sottana e un giustacuore di colore bigio ricamato d'oro. Un mantelletto nero le copriva gli omeri, forse per celare il difetto di una spalla. Aveva in testa un cappello a larghe falde attorniato da un cordone d'oro». Per Arckenholtz era vestita da amazzone, con piume diffuse al cappello e montava un cavallo bianco al modo degli uomini. Ciò confermano molti cronisti e Lilliecorna [sic] in un rapporto a Carlo Gustavo, aggiunge che le dame romane «étoient surprises de voir la reine assise à cheval comme un cavalier, portant des culottes chamarées».

In molte cose metteva tratti virili; avendo avuto qualche disputa con il cardinale De Medici, se ne vendicò facendo appostare un cannone detto lo spinosa contro il suo palazzo e lanciò ella stessa qualche proiettile contro il portone, senza neppure ammiccare; e al tempo stesso era capace di ascoltare, piena di sereno contegno, un discorso d'omaggio al Collegio Romano.

Alberto Bally, che la vide a Parigi, scrive: «Elle est fort petite, un peu boiteuse, mal faite de corps, et de visage fort brun... Elle marche à grands pas, s'arrête peu et a la voix fort grosse».

Aveva infatti tutti i segni esteriori e psicologici di un virilismo morboso: la carnagione bruna e fosca, coperta da une fitta lanugine, il profilo risoluto e aspro, le sopracciglia arcuate, il naso lungo, la bocca larga e il mento sottile, la voce grave baritonale e certe angolosità e durezze di gesto. Quando le dame francesi le furono intorno per baciarla, esclamò freddamente e con mal celata ripugnanza: «Quelle fureur ont ces dames à me baiser? Est-ce à cause que je ressemble à un homme?».

E correva l'epigramma:

«À sa jupe courte et legère,
À son pourpoint, à son collet,
Au chapeau chargè [sic] d'un plumet,
Au ruban ponceau, qui pendoit
Et par devant et par derrière
À sa maine galante et fière
D'Amazone et aventurière:
À ce nez de Consul Romain,
A cette fierté d'héroine,
A ce grand oeil tendre et hautain;
Sudain je reconnus Christine.»

Il papa aveva fatto provvedere a che nulla mancasse nel suo palazzo e che le dispense fossero ben fornite. Ma con lei entrò il disordine; i servi rubarono persino le gronde di rame del letto, oltre mobili e arazzi!

Sebbene volesse darsi un contegno, la sua natura fantastica prevaleva e poneva in serio imbarazzo il protocollo della corte pontificia con il partecipare in modo sguaiato — fu detto il carnevale della regina per antonomasia — ai divertimenti e ai balli carnevaleschi.

Era un misto di degenerazione e di una certa genialità.

Così volle istituire una Accademia Reale, che divenne poi l'Arcadia, nel palazzo de' Riari (Corsini). Riunirsi ogni tanto a declamare e a improvvisare versi e prose e sdilinquire sulla cadenza di una strofa trillata da due labbra più rosse del necessario, tra personaggi austeri in volto e pettegoli nello sguardo, in mezzo a una collana di scollature rinomate e aristocratiche! Parrucche, guardinfanti, ciprie, frusciar di gonne rigonfie e brillar di sorrisi dietro i ventagli, graziosi ripari alla malizia: dolci versi e amori idilliaci, gorgogliar di ruscelli e piogge di petali, belati d'agnellette timorose e innamorate tra i cespugli fioriti e baciamani pieni di sussiego, di rispetto e di salace riservatezza. Canti, musiche, ritornelli carezzevoli!

Il gusto artistico era in Cristina dote ereditaria, essendo stato il padre buon poeta e oratore. Scrisse persino dei versi in italiano e nell'Endemione di Alessandro Guidi ve ne sono dei suoi, oltre la traccia del poema. Ella attrasse alla sua corte Descartes, H. Grotius, Salmasius, Bochart, Huet, Naudaeus, Vossius, Meibom, G. A. Borelli, Schoeffer, Freinsheim, Isaac, Loccenius, e tenne corrispondenza con un gran numero di scienziati e di artisti, mostrando — come cantò il Filicaia — che sapeva comprendere
«... tutte l'arti, e tutti
Gli studi e l'opre di natura, e quanto
Il ciel', la terra e i flutti
Chiudono in sè...»

S'era persino data a studiare il canto, come un baritono qualunque, con disappunto grande del pontefice; ma si deve riflettere che allora saper cantare a prima vista o sonar violino e liuto era condizione di perfetta coltura. Elisabetta d'Inghilterra, che leggeva più latino in un giorno che non un prelato in un mese, non si vantava di saper suonare il clavicembalo al punto che all'ambasciatore scozzese Melvil [sic], inviato da Maria Stuarda chiese, dopo essersi fatta sentire, se la rivale la superasse in quest'arte? E se dobbiamo credere a quanto il Morley narra, nell'introduzione alla «Musica», la corte e la nobiltà di Inghilterra erano, in quel tempo simile al nostro rinascimento, così smaniosi di musica, che «trovandosi un tale in casa di signori e sparecchiato e recati libri di musica secondo il costume, la padrona gli presentò una parte pregandolo di cantare». Avendo il malcapitato confessato candidamente la sua ignoranza, ognuno fece le più alte meraviglie, come mai «un tale zotico» si fosse insinuato in loro compagnia. Aneddoto che ricorda come Temistocle, invitato fra la gioia di un convito a suonare la lira, avendo opposto un rifiuto, fu tacciato da uomo rozzo e incolto.

A Cristina l'amore dell'arte del canto e della commedia fece commettere delle sconvenienze. Il pubblico, una sera, al teatro Barberini, dopo averla attesa a lungo, perchè la rappresentazione potesse cominciare, l'accolse poi con urla e fischi. Essa s'inchinò ringraziando con atto di sprezzante confidenza. Altra volta, a un simile dispetto del pubblico, per un nuovo indugio, rispose fischiando. La plebe cessò di rispettarla; al Corso le rivolse motti salaci, a cui ella rispose con risa scurrili.

E occorre pensare che, dato il divieto misogino e la presenza dei musici evirati sulla scena, il teatro non riusciva certo una scuola di moralità; il Gorani narra molti fatti, che mostrano quanta corrutela allignasse sulla scena e fra il pubblico. I lazzi sconci dovevano essere di comune reportorio; quando si pensi che i cantori castrati avevano raggiunta una tal perfezione nella imitazione delle donne — come nota l'Archenholtz — «che uno spettatore inesperto, trovandosi a una certa distanza, non può indovinare il loro sesso, e, poichè con la voce è vinta la maggiore difficoltà, essi si sforzano nel portamento, nei gesti, nelle movenze e nel tratto d'imitare le donne.....»

Cristina aveva scelto come confessore il cardinale Decio Azzolini di Fermo, ingegno vivace, parlatore brillante, bell'uomo favorito da molte dame. Egli presso il pontefice fu spesso il patrocinatore dalle benevoli attentuanti delle mancanze di tatto della sovrana.

«Mais Azolin dans Rome
Sceut charmer ses ennemis;
Elle eût sans ce grand homme
Passé des tristes nuits»
scriveva il Coulanges con sottile malizia.

Questo fu uno della lunga serie degli amici della regina. Godevano poi di sue relazioni intime tal Francesco Maria Santinelli, suo cameriere maggiore, ed il marchese Rinaldo Monaldeschi, grande scudiero; quest'ultimo fu da lei fatto uccidere durante il soggiorno al castello di Fontaineble[a]u, come già Caterina Sforza Riario aveva segnato la sentenza di morte di Jacopo Feo.

English translation (my own):

Having left her homeland, after having sent her collections of paintings, books, coins, precious stones, manuscripts, rare books to Rome, now in a woman's dress, now in a man's dress, now in a mixture of both — she sometimes changed seats in the same traveling carriage — caused a stir in many Italian cities, where she received enthusiastic welcomes.

On 8 April 1655, Fabio Chigi of Siena, a supporter of art and science, became Pope — Alexander VII. With what more auspicious event than the royal conversion could his reign begin? He prepared to welcome Kristina, daughter of the king who in Lützen, at the moment of the attack, had heard Luther's psalm "God is our shelter, refuge, strength..." from his army, with the splendour worthy of a neophyte who had abandoned her homeland, her throne and her ancestral religion. But not even during the first parties did the Swede manage to hide her nature. She often liked to utter some bold exclamation during solemn moments, or a piquant joke, or she burst out laughing in the presence of a high personage.

A contemporary observed:

"She has very dissipated tastes and spends her time in the society of men. She has no concern for decorum or morals. Paintings, spectacles and buffoonery are her only pleasures; everything that touches religion, she shuns and takes pains to avoid."

Kristina herself confirmed, certainly loving to exaggerate: "My occupations are to eat well and sleep well, study a little, chat, laugh and see comedies... and pass the time agreeably."

The Venetian Republic, alleging the terrible health conditions, diverted her and paid homage to her in Dolo. Bologna received her with such magnificence, to remember the meeting in that city of Clement VII with the Emperor Charles V. In the Petronian Archives there are miniatures that illustrate the processions of those days: artillery shots, fireworks, functions at San Petronio, a visit to the Sanctuary of the Madonna di San Luca and to the natural history museum of Ulisse Aldovrandi, a lunch with ladies in masks, a carousel. At the ball Kristina wore a blond wig, smeared with rouge and dusted with powder, a handkerchief around her neck in Genoese stitch with an orange ribbon, like the jacket trimmed with gold and silver. The same richness of trimmings covered her grey skirt.

Then the journey to Romagna and Marche: Rimini, Cattolica, Fano, Ancona; as soon as she sees the sanctuary of Loreto, she gets out of the carriage and kneels. The Pontiff himself presided over the preparations in Rome: the berlin was adorned with paintings and gilded statues.

The event was the subject of the eloquence of all seventeenth century poetry: Father Giuseppe Silos has an epigram, Christina Alexandra, Sueciæ regina romanam religionem complectitur, et Romam petit and an inscription, Pro adventu Romam Sueciæ reginæ. Filicaia will then sing of the
"High Queen, whose great deeds are egregious
Keeping silent will be a sin, and telling will be dangerous."

Kristina entered on the evening of December 20, followed by a torchlight procession. The internal gate of Piazza del Popolo, whose decorations were carried out by Lorenzo Bernini by order of Alexander VII (1655), has on the attic, as a reminder of the event, the inscription Felici faustoque ingressui, A. D. MDCLVII.

She presented herself to the Pope, whose foot and hands she kissed after bowing three times. He lifted her up gently and made her sit down. However, her behaviour was not very devout, especially for her who had written "A life dedicated to God". During the Mass, she chatted with the cardinals and laughed loudly, while then she climbed the Holy Stairs on her knees.

The triumphal entry took place on the 26th. According to Claretta, "she wore a skirt and a grey doublet embroidered with gold. A black cloak covered her shoulders, perhaps to hide the defect of one shoulder. She had on her head a wide-brimmed hat surrounded by a gold cord". According to Arckenholtz, she was dressed as an Amazon, with feathers scattered around her hat, and was riding a white horse in the manner of men. This is confirmed by many chroniclers, and Lilliecrona, in a report to Karl Gustav, adds that the Roman ladies "were surprised to see the Queen sitting on horseback like a cavalier, wearing colourful breeches."

In many things she displayed virile traits; having had some dispute with Cardinal de' Medici, she took revenge by placing a cannon called the spinosa against his palazzo, and she herself launched some projectiles against the door, without even blinking; and at the same time she was capable of listening, full of serene demeanour, to a speech of homage to the Roman College.

Albert Bally, who saw her in Paris, writes: "She is very small, a little lame, badly formed in her body, and has a very brown face... She walks with great strides, stops rarely and has a very deep voice".

She had, in fact, all the external and psychological signs of a morbid virilism: the dark and swarthy complexion, covered with a thick down, the resolute and harsh profile, the arched eyebrows, the long nose, the wide mouth and the thin chin, the deep baritone voice and certain angularities and hardnesses of gesture. When the French ladies gathered around her to kiss her, she exclaimed coldly and with ill-concealed repugnance: "What a fury these ladies have to kiss me! Is it because I look like a man?".

And the epigram ran:

"By her short and light skirt,
By her justaucorps, by her collar,
By her hat loaded with a plume,
By her ponceau ribbon, which hung
Both in front and behind
By her gallant and proud hand
Of an Amazon and adventuress:
By this nose of a Roman Consul,
By this pride of a heroine,
By this big tender and haughty eye;
Suddenly I recognised Kristina."

The Pope had made sure that nothing was missing in her palazzo and that the pantries were well-stocked. But with her came disorder. The servants even stole the copper eaves of the bed, as well as furniture and tapestries!

Although she wanted to put on a show, her fantastic nature prevailed, and she seriously embarrassed the protocol of the papal court by participating in a vulgar way — it was called the Queen's Carnevale par excellence — in the Carnevale amusements and balls.

It was a mixture of degeneration and a certain geniality.

So she wanted to establish a Royal Academy, which later became the Arcadia, in the Palazzo Riario (Corsini). To gather every now and then to declaim and improvise verses and prose and to ramble on to the cadence of a stanza trilled by two lips redder than necessary, among characters with austere faces and gossipy eyes, in the midst of a necklace of renowned and aristocratic necklines! Wigs, farthingales, face powders, the rustling of billowing skirts and the shining of smiles behind fans, graceful shelters from malice: sweet verses and idyllic loves, the gurgling of streams and showers of petals, the bleating of fearful and enamoured lambs among the flowering bushes and hand-kisses full of haughtiness, respect and salacious reserve. Songs, music, caressing refrains!

Artistic taste was a hereditary gift in Kristina, her father having been a good poet and orator. She even wrote verses in Italian, and in Alessandro Guidi's Endymion there are some of her own, in addition to the outline of the poem. She attracted to her court Descartes, H. Grotius, Saumaise, Bochart, Huet, Naudé, Vossius, Meibomius, G. A. Borelli, Schoeffer, Freinsheim, Isaac, Loccenius, and corresponded with a large number of scientists and artists, showing — as Filicaia sang — that she knew how to understand
"... all the arts, and all
The studies and works of nature, and how
The sky, the earth and the waves
Enclose in themselves..."

She had even taken up the study of singing, like any baritone, to the great annoyance of the Pope; but one must consider that at that time, being able to sing at first sight or play the violin and lute was a condition of perfect culture. Elizabeth of England, who read more Latin in a day than a prelate in a month, did not boast of being able to play the harpsichord to the point that she asked the Scottish ambassador Melville, sent by Mary Stuart, after having made herself heard, if her rival surpassed her in this art?

And if we are to believe what Morley narrates in the introduction to his "Music", the court and the nobility of England were, in that time similar to our Renaissance, so eager for music that, "a certain man being in the house of some gentlemen and having cleared the table and brought in music books according to the custom, the mistress presented him with a part, earnestly requesting him to sing". The unfortunate man having candidly confessed his ignorance, everyone was amazed at how "such a boor" had insinuated himself into their company.

An anecdote recalls how Themistocles, invited amid the joy of a banquet to play the lyre, having refused, was branded a rude and uncultured man.

Kristina's love of the art of singing and comedy caused her to commit some indecencies. One evening, at the Barberini theater, the audience, after having waited a long time for the performance to begin, greeted her with shouts and whistles. She bowed in thanks with an act of contemptuous confidence. Another time, to a similar annoyance from the audience, for a new delay, she responded by whistling. The plebs ceased to respect her; on the Corso they addressed vulgar jokes to her, to which she responded with scurrilous laughter.

And one must consider that, given the misogynistic prohibition and the presence of evirated musicians on stage, the theater was certainly not a school of morality; Gorani narrates many facts, which show how much corruption was taking root on stage and among the audience. The obscene jokes must have been commonplace; when one considers that the castrati singers had reached such perfection in the imitation of women — as Arckenholtz notes — "that an inexperienced spectator, finding himself at a certain distance, cannot guess their sex, and, because the greatest difficulty is overcome with the voice, they strive in their bearing, gestures, movements and manner to imitate women....."

Kristina had chosen as her confessor Cardinal Decio Azzolino of Fermo, a lively genius, a brilliant talker, a handsome man favoured by many ladies. He was often the advocate to the Pope, with benevolent excuses for the sovereign's lack of tact.

«But Azzolino in Rome
Knew how to charm her enemies;
Without this great man she would have
Passed sad nights»,
wrote Coulanges with subtle malice.

This was one of the long series of the Queen's friends. Others who enjoyed her intimate relations were Francesco Maria Santinelli, her grand chamberlain, and the Marquis Rinaldo Monaldeschi, her grand equerry; the latter was killed by her during her stay at the castle of Fontainebleau, just like Caterina Sforza Riario had already signed the death sentence of Jacopo [Giacomo] Feo.


Above: Kristina.


Above: Cardinal Decio Azzolino.

Note: The addition of the study of the evil "science" of eugenics to the title of this magazine is suggested to be a result of the gradual and direct interference with it of the newly-arisen fascism in Italy at the time. From 1924 to 1926 "Rassegni di studi sessuali" (founded in 1921) actually gave many forward-thinking and modern contributions to the topic of homosexuality, but the aforementioned interference froze its founder Aldo Mieli's attempts to use the scientific method to address the topic of sexuality. From 1924 the magazine's contributions on homosexuality began to decrease and disappeared completely by 1928, the same year that Mieli, who was Jewish and himself gay, quit the magazine, left Italy and headed to France for his own safety.

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