Sources:
Bibliothèque interuniversitaire (Montpellier); Manuscrits de la reine Christine; Negoziati della regina per salire al trono di Polonia; Lettere e instruzzioni per el marchese del Monte; Lettre 136 Christine de Suède au marquis del Monte, [s. l.], [s. d.] (digitisation pages 177v-178r to 179v-180r)
Christine (1626-1689 ; reine de Suède), Manuscrits de la reine Christine: Negoziati della regina per salire al trono di Polonia, : , 1601-1700.
[En ligne sur https://ged.scdi-montpellier.fr/florabium45/jsp/nodoc.jsp?NODOC=2023_DOC_MONT_MBUM_94] (consulté le 15/04/2025 23:02).
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Mémoires concernant Christine, reine de Suède, volume 3, pages 426 to 428, compiled and edited by Johan Arckenholtz, 1759
"Le Marquis del Monte, pourvu de toutes ces Instructions de Christine, se mit en chemin pour la Suède; & la Reine, supposant qu'il seroit arrivé sain & sauf à Hambourg, lui envoya encore une Instruction sur l'affaire de Baviére, laquelle il devoit traiter comme une affaire déjà arrêtée.
Voici l'information que la Reine lui en donna traduite de l'Italien. ...
Nous verrons ci-après à quel terme cette Négociation fut portée.. En attendant, la Reine marqua dans sa Réponse au Marquis: qu'elle étoit bien-aise d'apprendre son heureuse arrivée à Hambourg, mais qu'elle s'impatientoit de savoir quelles mesures il avoit prises avec Texeira pour la sûreté de ses Joyaux, que ledit Résident avoit fait venir de Hollande, à cause de l'invasion du Roi de France dans les Païs-Bas, jusqu'à ce qu'ils pussent être transportés à Rome....
La Reine lui recommanda au-reste, dès qu'il seroit arrivé à Stockholm, de représenter à la Cour, combien elle souffroit par rapport à la Douane de Norkoping. La Reine ajouta de sa propre main dans l'Apostille: «Considérez, Marquis, dans quelle agonie je suis dans les conjonctures présentes de Hollande. Ce qu'on fait dans ce pauvre Païs, sont des choses plus qu'humaines. Il suffit que la valeur du Prince de Condé puisse opérer tous ces miracles. J'en suis quasi au désespoir, & je sais que vous m'entendez.»"
"The Marquis del Monte, provided with all these instructions from Kristina, set out for Sweden; and the Queen, supposing that he would have arrived safe and sound at Hamburg, sent him another instruction on the Bavarian affair, which he was to treat as a matter already settled.
Here is the information that the Queen gave him, translated from the Italian. ...
We shall see hereafter to what end this negotiation was carried. In the meantime, the Queen marked in her reply to the Marquis that she was glad to learn of his happy arrival at Hamburg, but that she was impatient to know what measures he had taken with Texeira for the security of her jewels, which the said resident had brought from Holland on account of the invasion of the King of France in the Netherlands, until they could be transported to Rome....
The Queen recommended him, moreover, as soon as he arrived at Stockholm, to represent to the court how much she suffered in relation to the customs of Norrköping. The Queen added in her own hand in the postscript: 'Consider, Marquis, in what agony I am in the present circumstances of Holland. What is done in this poor country are things more than human. It is enough that the valour of the Prince de Condé can work all these miracles. I am almost in despair, and I know that you understand me.'"
The memorandum (with Kristina's handwriting in italics):
Nell'Abdicazione, che la Maestà della Regina fece del Regno à fauore del Rè Carlo, e de' Suoi discendenti Maschi[le] conuenne di ritener per Sè i crediti, che la Corona haueua Sopra i Prencipi d'Alemagna et altri fuori di Suezia, e ne fù Stipulato Solennemente il Contratto col consenso del med[esim]o Rè Carlo per Se, e Suoi Successori in modo che non può mancarsi à questa parte Senza che uenga à rompersi tutto il Contratto istesso correspettiuo alla Cessione Seguita del Regno.
Trà detti crediti è particolarm[en]te quelle che la Corona haueua Sopra il Duca Elettore di Bauiera per ragione della guerra passata, e della Pace di Munster: Onde la Regina hauendo aspettata l'opportunità di essigerlo, e Stimandola à proposito l'anno passato p[er] poter toglier al med[esim]o Duca ogni pretesto, ch'egli potesse allegare di non hauer notizia, che tal credito appartenesse à S. M[aes]tá fece instanza alla Regenza in Suezia che con Lett[er]e Regie dichiarasse al med[esim]o Duca douersi tal debito pagar da lui alla Regina, perche à lei Spettaua p[er] ragione part[icola]re di riseruatione —
Conoscendosi in Suezia la giustizia della domanda fù Subito adempita, mà nella lettera Scritta al Duca si diceua esser quélla Somma Stata dal Rè donata alla Regina, la quale Stimando Suo pregiudizio il ualersi della lettera concepita in tal forma, fece di nuouo instanza p[er]che si correggesse, e se n'hebbe conforma alla Ragione, che è Sì chiara, ottima intentione; mà essendosene differita l'essecut[io]ne per l'assenza de‘ SS[igno]ri della Regenza dalla Corte, e finalm[en]te intimatasi la Dieta S'intende douersi il negozio rimettere alla Maggiorità del Rè, e ui è qualche rincontro che i trattati vltimi della Suezia con la francia habbiano portata qualche difficoltà à q[ua]le punto[.]
Non pare che dalla giustizia, e rettitudine del Rè possa incontrarsi alla Regina Sì giusta Sodisfazione, poiche Sarebbe non solo corrisponder male alla generosità Senza essempio con la quale la Regina hà conceduta la Corona al Rè già morto, et al presente con tanto amoré, e Senza ricompensa veruna mà un mancare alla fede publica, alla Real parola, et al più Solenne contratto, che Sia mai Stato fatto in Suezia, anzi un riversarlo affatto in modo che non potrebbe esser che di molto pregiudizio alla gloria, et alle conveniénze dell'istesso Rè.
Nondimeno per facilitare il tutto con un ripiego indifferente ad ambe le parti Si era consentito almeno à prender una Lettera, nella q[ua]le Si dicesse che tal credito apparteneua alla Regina Senza esprimer la causa, e che però pagandòlo il Duca à S. M[aes]tà hauerebbe Sodisfatta la Corona: Jl che toglie ogni riguardo imaginabile, e non può lasciarsi di abbracciare Se non quando Si uoglia negare alla M[aes]tà Sua la pura, e mera giustizia.
Dourà dunq il Marchese premere con ogni vfficio e calore possibile per ottener la lettera con espressione che il credito appartenga à S. M[aes]tà per ragioné part[icola]re di riseruatione, e ciò non riuscendo procurar che almeno Si Scriua con dire che il credito appartiene à S. M[aes]tà e che però il Duca Si conténti di pagarlo à lei che sarà Sodisfare pienam[en]te la Corona, come più particolarm[en]te Si vedrà nelle copie, che si mandano, e che Sono in mano del Gov[ernato]re Gen[eral]e di S. M[aes]tá tanto della p:ma lett[er]a più conceduta dalla Regenza, quanto della 2.a che si Sarebbe potuta accettare.
Non par poi credibile che alcun trattato con la francia ò con altri possa hauer pregiudicato punto alla Regina, perche il Rè di Suezia non può dar alla francia ò ad altri quelle che non è Suo; mà della Regina, e facendolo è tutto non Solam[en]te ingiusto, mà inualido[.]
Oltre che quando alla Regina fosse bastata la Lettera del Rè di Suezia, ch'ella hà in Sua mano, e nella quale Si dice hauer donati à S. M[aes]tá detti danari non Sà uedersi come dopo hauer data vna tal dichiarat[io]ne diretta al Duca in mano della Regina Si uoglia, disporre à fauor d'altri del denaro, che Si dice hauer ceduta à lei. Onde Sarà molto facil il mostrare à ciascuno la conuenienza Si chiara di questa parte.
Jl credito poi Sud[ett]o col Duca di Bauiera è di dve nature. Vno è che essendosi nella Pace di Munster convenuto di pagarsi à S. M[aes]tá dall'Jmperio la Somma di cinque millioni per la sodisfazione delle Militie, fù questa Somma distribuita trà i Circoli, e P[re]n[ci]pi del med[esim]o Jmperio, e la rata che al Duca di Bauiera ne toccò non è Stata mai pagata, che ascende à circa Seicento mila tallari.
L'altro è che il med[esim]o Duca di Bauiera per non esser molestato dall'Armi di Suezia negl'vltimi anni della guerra conuenne di pagar ogn'anno 200./m tallari, e di questi non pagò l'vltime due annate, e forse più che Sarebbono altri 400./m tallari.
Non è bene che il Marchese faccia mentione di queste gran Somme nel procurar la lett[er]a del Rè perche il Sentir la quantità Si considerabile del denaro non rendesse il negozio più difficilé.
Mà hauuto che haurà il Suo dispaccio procurerà con la magg[io]r Segretezza possibile per mezzo dè Segretarij, ò del Gov[ernato]re Gen[eral]e ò de Tesorieri, ò d'altri che Siano informati delle cose di quel tempo, e possano vederne i Registri delle lett[er]e e dè Conti, Sapere, e far metter in chiaro distintam[en]te la Somma del denaro douuto dal Duca di Bauiera tanto per la rata compresa nell'instrumento della Pace di Munster quanto per quella della Néutralità, e prenderne conto giustificato à parte con la fede et attestatione del Segretario, ò Tesoriere che potrà farla.
Jl dispaccio poi della Lett[er]a Regia, e tutti i Sudetti conti, et attestationi dourà mandarle à S. M[aes]tá in Roma p[er] via Sicura auuertendo di procurar tanto della lett[er]a come di ogn'altra Scrittura in tal materia più d'vn Duplicato, et inuiarlo p[er] diuersi Corrieri.
Nella lett[er]a Regia è bene procurar che Si calchi la mano nella premura parlando in maniere efficaci per indurre il Duca al pagamento facendosi dir Se è possibile che l'essersi lasciato à S. A. in mano il denaro p[er] tanto tempo con Suo utile deue farle conoscer la conueniénza, che hà di Sodisfare hora un dovere Si preciso, per la sodisfazione del quale Si compiaccia di considerare quanto il Rè di Suezia è obligato à premere per ogni ragione, nel che i Segretarij, e l Gran Canc[ellie]re possono far molto &c.
di Qvesto negotio Jl Marchese Si riCordera di quanto io li ho detto di bocca et sappia che quando in suetia si volesse negare il fatto Si produranno a tempo e loco le originali del tutto bisognando
La Regina.
/ M Santinj
With modernised spelling:
Nell'abdicazione che la Maestà della Regina fece del regno a favore del Re Carlo e de' suoi discendenti maschi[le] convenne di ritener per se i crediti che la Corona aveva sopra i principi d'Alemagna ed altri fuori di Suezia, e ne fu stipulato solennemente il contratto col consenso del medesimo Re Carlo per se e suoi successori in modo che non può mancarsi a questa parte senza che venga a rompersi tutto il contratto istesso correspettivo alla cessione seguita del regno.
Tra detti crediti è particolarmente quelle che la Corona aveva sopra il Duca-Elettore di Baviera per ragione della guerra passata e della Pace di Münster, onde la Regina, avendo aspettata l'opportunità di esigerlo e stimandola a proposito l'anno passato per poter toglier al medesimo Duca ogni pretesto ch'egli potesse allegare di non aver notizia che tal credito appartenesse a Sua Maestà, fece instanza alla Regenza in Svezia che con lettere regie dichiarasse al medesimo Duca doversi tal debito pagar da lui alla Regina, perché a lei spettava per ragione particolare di riservazione.
Conoscendosi in Svezia la giustizia della domanda fu subito adempita, ma nella lettera scritta al Duca si diceva esser quella somma stata dal Re donata alla Regina, la quale, stimando suo pregiudizio il valersi della lettera concepita in tal forma, fece di nuovo instanza perché si correggesse e se n'ebbe conforma alla ragione che è sì chiara, ottima intenzione; ma, essendosene differita l'esecuzione per l'assenza de' signori della Regenza dalla Corte, e finalmente intimatasi la Dieta s'intende doversi il negozio rimettere alla maggiorità del Re, e vi è qualche rincontro che i trattati ultimi della Svezia con la Francia abbiano portata qualche difficoltà a quale punto.
Non pare che dalla giustizia e rettitudine del Re possa incontrarsi alla Regina sì giusta soddisfazione, poiché sarebbe non solo corrisponder male alla generosità senza esempio con la quale la Regina ha conceduta la Corona al Re (già morto) ed al presente con tanto amore e senza ricompensa veruna, ma un mancare alla fede pubblica, alla real parola, ed al più solenne contratto che sia mai stato fatto in Svezia — anzi un riversarlo affatto in modo che non potrebbe esser che di molto pregiudizio alla gloria ed alle convenienze dell'istesso Re.
Nondimeno per facilitare il tutto con un ripiego indifferente ad ambe le parti si era consentito almeno a prender una lettera nella quale si dicesse che tal credito apparteneva alla Regina senza esprimer la causa, e che però, pagandolo il Duca a Sua Maestà avrebbe soddisfatta la Corona, il che toglie ogni riguardo immaginabile e non può lasciarsi di abbracciare se non quando si voglia negare alla Maestà Sua la pura e mera giustizia.
Dovrà dunque il Marchese premere con ogni uffizio e calore possibile per ottener la lettera con espressione che il credito appartenga a Sua Maestà per ragione particolare di riservazione e, ciò non riuscendo, procurar che almeno si scriva con dire che il credito appartiene a Sua Maestà e che però il Duca si contenti di pagarlo a lei che sarà soddisfare pienamente la Corona, come più particolarmente si vedrà nelle copie che si mandano e che sono in mano del Governatore Generale di Sua Maestà tanto della piacevolissima lettera più conceduta dalla Regenza, quanto della seconda che si sarebbe potuta accettare.
Non par poi credibile che alcun trattato con la Francia o con altri possa aver pregiudicato punto alla Regina, perché il Re di Svezia non può dar alla Francia o ad altri quelle che non è suo, ma della Regina; e, facendolo, è tutto non solamente ingiusto, ma invalido.
Oltre che quando alla Regina fosse bastata la lettera del Re di Svezia, ch'ella ha in sua mano, e nella quale si dice aver donati a Sua Maestà detti danari, non sa vedersi come dopo aver data una tal dichiarazione diretta al Duca in mano della Regina si voglia disporre a favor d'altri del denaro che si dice aver ceduta a lei; onde sarà molto facil il mostrare a ciascuno la convenienza sì chiara di questa parte.
Il credito poi suddetto col Duca di Baviera è di due nature. Uno è che, essendosi nella Pace di Münster convenuto di pagarsi a Sua Maestà dall'Imperio la somma di cinque millioni per la soddisfazione delle militie, fu questa somma distribuita tra i Circoli e Principi del medesimo Imperio, e la rata che al Duca di Baviera ne toccò non è stata mai pagata, che ascende a circa seicento mila talleri.
L'altro è che il medesimo Duca di Baviera, per non esser molestato dall'armi di Svezia negl'ultimi anni della guerra, convenne di pagar ogn'anno 200,000 talleri, e di questi non pagò l'ultime due annate, e forse più che sarebbono altri 400,000 talleri.
Non è bene che il Marchese faccia menzione di queste gran somme nel procurar la lettera del Re, perché il sentir la quantità sì considerabile del denaro non rendesse il negozio più difficile.
Ma avuto che avrà il suo dispaccio procurerà con la maggior segretezza possibile per mezzo de' segretari, o del Governatore Generale, o de' tesorieri, o d'altri che siano informati delle cose di quel tempo e possano vederne i registri delle lettere e de' conti sapere e far metter in chiaro distintamente la somma del denaro dovuto dal Duca di Baviera tanto per la rata compresa nell'instrumento della Pace di Münster quanto per quella della neutralità e prenderne conto giustificato a parte con la fede et attestazione del segretario o tesoriere che potrà farla.
Il dispaccio poi della lettera regia e tutti i Sudetti conti ed attestazioni dovrà mandarle a Sua Maestà in Roma per via sicura, avvertendo di procurar tanto della lettera come di ogn'altra scrittura in tal materia più d'un duplicato ed inviarlo per diversi corrieri.
Nella lettera regia è bene procurar che si calchi la mano nella premura parlando in maniere efficaci per indurre il Duca al pagamento, facendosi dir (se è possibile) che l'essersi lasciato a Sua Altezza in mano il denaro per tanto tempo con suo utile deve farle conoscer la convenienza che ha di soddisfare ora un dovere sì preciso, per la soddisfazione del quale si compiaccia di considerare quanto il Re di Svezia è obbligato a premere per ogni ragione, nel che i segretari e 'l Gran Cancelliere possono far molto, ecc.
Di questo negozio il marchese si ricorderà di quanto io li ho detto di bocca; ed sappia che quando in Svezia si volesse negare il fatto, si produranno a tempo e loco le originali del tutto, bisognando.
La Regina.
M. Santini.
Arckenholtz's transcript of the memorandum (in his French translation from Italian):
A l'Abdication que la Reine fit de la Couronne en faveur du Roi Charles & de ses Descendans mâles, on convint qu'elle retiendroit pour elle les prétentions que la Couronne avoit chez les Princes d'Allemagne, & autres hors de Suède, & le Contract en fut solemnellement dressé avec le consentement dudit Roi Charles, pour loi & ses Successeurs, ensorte qu'on n'y peut manquer à moins que tout le Contract même ne se rompe, comme étant relatif à la cession qu'elle fit de la Couronne.
Parmi ces prétentions, se trouve particuliérement celle que la Suède avoit sur le Duc-Electeur de Baviére, ensuite de la guerre passée & de la Paix de Munster. La Reine s'étant attendue à un tems convenable pour l'exiger, & estimant l'année passée propre à cela, pour ôter au Duc tout prétexte qu'il pourroit alléguer, comme de n'avoir eu aucune connoissance qu'une pareille prétention appartenoit à la Reine; elle fit des instances à la Régence de Suède, afin que par des Lettres expédiées au nom du Roi, elle déclarât audit Duc, qu'il devoit payer cette dette à la Reine, comme lui étant dûe par une réservation particuliére.
Comme on reconnut en Suède la justice de cette demande, on ne tarda pas de l'accorder; mais comme dans la Lettre écrite au Duc, il étoit dit que cette Somme avoit été donnée en présent à la Reine, qui estimoit se faire tort de se prévaloir d'une Lettre dressée en cette forme, elle fit de nouvelles instances pour qu'on la rectifiât, n'ayant en cela que la meilleure intention, si conforme à la raison, & qui faute aux yeux de tout le monde. Cependant l'exécution en ayant été différée avec l'agrément des Seigneurs de la Régence, & la Diette étant présentement annoncée, on juge que cette affaire doit être remise à la Majorité du Roi, & l'on dit même que les derniers Traités de Suède avec la France ont apporté quelque difficulté à cet article.
On ne doit pas s'attendre de la droiture & de la justice du Roi, que le moindre obstacle puisse se rencontrer qui retarde une si juste satisfaction de la Reine; parce que non seulement ce seroit mal répondre à la générosité sans exemple avec laquelle la Reine a cédé la Couronne au défunt Roi, & à celui d'à-présent, si aimablement & sans aucun retour; mais on manqueroit aussi à la Foi publique, à la Parole Royale, & au plus solemnel-Contract qui ait jamais été fait en Suède; outre les Réversales dressées de maniére qu'il ne sauroit préjudicier à la gloire du Roi, & à ce qui lui convient.
Cependant, pour donner un tour indifférent à l'un & à l'autre parti, on pourroit consentir à l'expédition d'une Lettre, dans laquelle on diroit qu'une telle prétention appartient à la Reine sans en dire la cause, & néanmoins le Duc en le payant à la Reine sera réputé avoir satisfait la Couronne: comme par un tel biais tous les égards seroient levés, on ne sauroit s'empêcher de l'approuver, à-moins qu'on ne voulût dénier la pure justice à S. M.
Le Marquis doit donc s'empresser à obtenir une Lettre, où sera exprimé que la prétention appartient à la Reine par une Réservation particuliére; & si cela ne réussit pas, il doit faire au moins qu'on écrive que cette prétention appartient à la Reine, & que quand il plaîra au Duc de la lui payer, la Couronne s'en trouvera pleinement satisfaite. Tout ceci se voit plus particuliérement dans les Copies ci-jointes, pareilles à celles que le Gouverneur-Général a entre ses mains.
Il ne semble pas croyable qu'aucun Traité avec la France, ou d'autres, puisse présentement préjudicier à la Reine, parce que le Roi de Suède ne peut pas donner à la France, ou à d'autres, ce qui n'est pas à lui, mais qui est à la Reine; & quand même on le feroit, le tout seroit aussi injuste qu'invalide.
Outre cela, quand la Lettre du Roi de Suède fut donnée à la Reine, qu'elle a entre ses mains, & dans laquelle il est dit que ces sommes ont été données en présent à la Reine; on ne voit pas, comment après une telle déclaration faite au Duc, & qui est entre les mains de la Reine, on voudroit disposer en faveur d'autres de l'argent qui lui avoit été cédé: d'où il sera fort facile de démontrer à chacun l'équite & la justice de ce côté-ci.
Il est aussi à remarquer, que les prétentions sur le Duc sont d'une double nature: l'une, qu'étant convenu à la Paix de Munster que l'Empire payeroit à la Suède la somme de cinq millions pour la satisfaction de la Milice, cette somme fut partagée entre les Cercles & les Princes de l'Empire: & la quote-part qui échut au Duc de Bavière, n'a jamais été payée, & monte environ à six cens mille écus.
L'autre dette est, que le même Duc de Bavière, pour ne pas être molesté par les Armées de Suède dans les derniéres années de la guerre, convint d'accorder deux cens mille écus par an, dont il ne paya pas les deux derniéres années, & peut-être plus, ce qui fera autres quatre cens mille écus.
Il ne faut pas, que le Marquis fasse mention de ces grandes sommes, en procurant la Lettre du Roi; car si on apprenoit que ces sommes sont si considérables, la négociation deviendroit peut-être d'autant plus difficile.
Mais quand il aura reçu sa dépêche, il se procurera dans le plus grand secret, moyennant l'aide des Secretaires du Gouverneur-Général, des Trésoriers ou d'autres, qui sont informés des affaires de ces tems-là, & qui peuvent examiner les Régîtres des Lettres & des Comptes, d'apprendre, & de mettre distinctement au net la somme de l'argent que doit le Duc de Bavière, tant pour sa quote-part comprise dans l'Instrument de la Paix de Munster, que pour celle de la neutralité, & d'en prendre un compte vérifié & attesté par le Secretaire ou le Trésorier qui pourra le livrer.
De-même le Marquis doit envoyer toutes ses dépêches par une voye sûre à S. M. à Rome, & prendre garde de tirer de tous ces Ecrits plusieurs Copies pour les envoyer par divers Couriers.
Il seroit encore bon qu'on parlât dans la Lettre du Roi avec empressement & en termes efficaces, pour porter le Duc à payer ses dettes, faisant dire, s'il est possible, que comme cet argent & les intérêts ont été laissés si long-tems entre les mains de Son Altesse, elle en reconnoîtra la convenance, & satisfera présentement à une dette si précise, pour la satisfaction de laquelle il lui plaîra de considérer combien le Roi de Suède est obligé d'en témoigner son empressement. Les Secretaires & le Grand-Chancelier y peuvent beaucoup contribuer.
French translation of the original (my own):
Dans l'abdication que fit Sa Majesté la Reine du royaume en faveur du Roi Charles et de ses descendants mâles, elle accepta de conserver pour elle les créances que la Couronne avait sur les princes d'Allemagne et autres hors de Suède, et le contrat fut solennellement stipulé avec le consentement du même Roi Charles pour lui-même et ses successeurs de telle manière que cette partie ne puisse être manquée sans que le contrat entier lui-même correspondant à la cession ultérieure du royaume ne soit rompu.
Parmi lesdites créances se trouvent particulièrement celles que la Couronne avait sur le Duc-Électeur de Bavière à raison de la guerre passée et de la Paix de Münster, par lesquelles la Reine, ayant attendu l'occasion de la réclamer et estimant à propos l'année dernière de pouvoir ôter au même duc tout prétexte qu'il pourrait alléguer de n'avoir pas connaissance que telle créance appartenait à Sa Majesté, a prié la Régence en Suède de déclarer par lettres royales au même duc que telle dette devait être payée par lui à la Reine, parce qu'elle lui était due par une raison particulière de réservation.
Sachant en Suède la justice de la demande, elle fut immédiatement exécutée; mais dans la lettre écrite au Duc, il était dit que la somme avait été donnée par le Roi à la Reine, laquelle, estimant qu'il était de son intérêt de se prévaloir de la lettre conçue sous cette forme, demanda de nouveau qu'elle fût corrigée, et elle fut obtenue conformément à la raison qui est si claire, une excellente intention; mais, l'exécution ayant été différée à cause de l'absence des seigneurs de la Régence de la Cour, et finalement la Diète ayant été convoqué, il est entendu que l'affaire doit être soumise à la majorité du roi, et il y a quelques preuves que les derniers traités de la Suède avec la France ont apporté quelque difficulté à ce point.
Il ne semble pas que la justice et la rectitude du Roi puissent donner à la Reine une si juste satisfaction, car ce serait non seulement une mauvaise correspondance à la générosité sans exemple avec laquelle la Reine a accordé la Couronne au Roi (déjà mort) et à présent avec tant d'amour et sans aucune récompense, mais ce serait aussi une rupture de la foi publique, de la parole royale et du contrat le plus solennel qui ait jamais été fait en Suède, — en effet, un renversement complet de celui-ci d'une manière qui ne pourrait être que préjudiciable à la gloire et aux commodités du même Roi.
Néanmoins, pour faciliter toute l'affaire par une solution indifférente aux deux parties, il fut au moins permis de prendre une lettre dans laquelle il était dit que ce crédit appartenait à la Reine sans en dire la cause, et que cependant, en le payant à Sa Majesté, le Duc satisferait la Couronne, ce qui ôte toute considération imaginable et ne peut être admis que lorsqu'on veut nier à Sa Majesté une justice pure et simple.
Le Marquis devra donc insister avec toute la force et la chaleur possibles pour obtenir la lettre avec l'expression que le crédit appartient à Sa Majesté pour une cause particulière de réserve et, si cela ne réussit pas, faire en sorte qu'au moins il soit écrit que le crédit appartient à Sa Majesté et que le Duc est donc content de le lui payer, ce qui satisfera pleinement la Couronne, comme on le verra plus particulièrement dans les copies qui sont envoyées et qui sont entre les mains du Gouverneur Général de Sa Majesté, tant de la lettre la plus agréable concédée par la Régence que de la seconde, qui aurait pu être acceptée.
Il ne paraît pas crédible qu'un traité quelconque avec la France ou avec d'autres ait pu porter préjudice à la Reine en aucune manière, car le Roi de Suède ne peut donner à la France ou à d'autres ce qui n'est pas à lui, mais à la Reine; et, ce faisant, tout cela est non seulement injuste, mais invalide.
D'ailleurs, si la Reine était satisfaite de la lettre du Roi de Suède, qu'elle a en main, et dans laquelle il est dit qu'il a donné ledit argent à Sa Majesté, elle ne voit pas comment, après avoir fait une telle déclaration adressée au Duc de la main de la Reine, on voudrait disposer de l'argent qu'on dit lui avoir été donné en faveur d'autres; il sera donc très facile de montrer à chacun l'évidente commodité de cette partie.
Le crédit accordé au Duc de Bavière est de deux natures. L'une est qu'ayant été convenu dans la Paix de Münster de payer à Sa Majesté la somme de cinq millions par l'Empire pour la satisfaction de la milice, cette somme a été répartie entre les Cercles et les Princes du même Empire, et la tranche échue au Duc de Bavière, qui s'élève à environ six cent mille talers, n'a jamais été payée.
L'autre est que le même Duc de Bavière, pour ne pas être molesté par les armes de la Suède dans les dernières années de la guerre, a accepté de payer 200 000 talers chaque année, et de ceux-ci il n'a pas payé les deux dernières années, et peut-être plus de 400 000 autres talers.
Il n'est pas bien que le Marquis mentionne ces sommes considérables pour se procurer la lettre du Roi, de peur que la connaissance d'une somme d'argent aussi considérable ne rende l'affaire plus difficile.
Mais lorsqu'il aura reçu sa dépêche, il tâchera avec le plus grand secret possible par l'intermédiaire des secrétaires, ou du Gouverneur Général, ou des trésoriers, ou autres qui sont instruits des affaires de ce temps-là et peuvent voir les registres des lettres et des comptes, de connaître et de faire exposer clairement la somme d'argent due par le Duc de Bavière tant pour le versement compris dans l'acte de la Paix de Münster que pour celui de la neutralité et d'en tenir un compte séparé et justifié avec la foi et l'attestation du secrétaire ou du trésorier qui pourra le faire.
L'envoi de la lettre royale et de tous les comptes et attestations précités devra ensuite être envoyé à Sa Majesté à Rome par une voie sûre, en ayant soin de se procurer plus d'un double de la lettre et de toute autre écriture sur le sujet et de l'envoyer par des courriers différents.
Dans la lettre royale, il est bon de souligner l'urgence en parlant de manières efficaces pour inciter le duc à payer, en veillant à dire (si possible) que le fait que l'argent ait été laissé si longtemps entre les mains de Son Altesse, à son avantage, doit lui faire comprendre l'utilité qu'il a à remplir maintenant un devoir si précis, pour la satisfaction duquel il lui plairait de considérer combien le Roi de Suède est obligé d'insister pour toutes les raisons, dans lesquelles les secrétaires et le Grand Chancelier peuvent faire beaucoup, etc.
Le marquis se souviendra de ce que je lui ai dit de bouche à ce sujet; et qu'il sache que si en Suède on veut nier le fait, les originaux seront produits en temps et lieu si nécessaire.
La Reine.
M. Santini.
Swedish translation of the original (my own):
I den abdikation som Hennes Majestät Drottningen gjorde av riket till förmån för Konung Karl och hans manliga ättlingar, gick hon med på att för sig själv behålla de krediter som Kronan hade över furstarna av Tyskland och andra utanför Sverige, och kontraktet stadgades högtidligt med samme Konung Karls samtycke för sig och sina efterträdare på så sätt, att denna del ej kan misslyckas, utan att hela kontraktet själva svarande mot rikets efterföljande avträdande bryts.
Bland de nämnda krediterna finns i synnerhet de som Kronan hade på Hertigkurfyrsten av Bayern på grund av det förflutna kriget och Freden i Münster, varvid Drottningen, efter att ha avvaktat tillfället att kräva det och ansåg det lämpligt förra året att från samme Hertig kunna borttaga varje förevändning som han kunde påstå att han inte hade kännedom om att sådan kredit tillhörde Hennes Majestät, anmodade Förmyndarregeringen i Sverige att genom kungliga brev till samme Hertig förklara att sådan skuld skulle betalas av honom till Drottningen, emedan den tillkom henne på ett särskilt reservationsskäl.
Med kännedom i Sverige om kravets rättvisa, uppfylldes det omedelbart, men i det brev som skrevs till Hertigen, sades att summan av Konungen skänkts till Drottningen, som, anseende det henne skadligt att begagna sig av det i sådan form utformade brevet, åter begärde att det skulle rättas, och det erhölls i enlighet med det skäl som är så tydligt en utmärkt intention; men då verkställigheten på grund av förmyndarregeringens Herrars frånvaro från Hovet uppskjutits, och slutligen Riksdagen blivit sammankallad, förstår man att saken måste underställas Konungens myndighet, och det finns några bevis för att Sveriges senaste fördrag med Frankrike har medfört någon svårighet därtill.
Det tycks icke som om Konungens rättvisa och rättfärdighet kan ge Drottningen en sådan rättvis tillfredsställelse, eftersom det inte bara skulle vara en dålig motsvarighet till den generositet utan exempel med vilken Drottningen har skänkt Kronan till Konungen (redan död) och för närvarande med så mycket kärlek och utan någon ersättning, utan det vore också ett brott mot den allmänna tron, det kungliga ordet och det högtidligaste kontrakt som någonsin gjorts i Sverige — ja, en hel omkastning av det på ett sätt, som endast kunde vara till skada för samme Konungens ära och bekvämligheter.
Icke desto mindre, för att underlätta det hela med en för båda parter likgiltig lösning, var det åtminstone tillåtet att ta ett brev där det sades att denna kredit tillhörde Drottningen utan att ange orsaken, och att dock genom att betala den till Hennes Majestät, skulle hertigen tillfredsställa Kronan, vilket tar bort alla tänkbara hänsyn och inte kan tillåtas accepteras utom när man vill förneka Hennes Majestät ren och skär rättvisa.
Markisen måste därför med all tänkbar kraft och värme trycka på för att få brevet med uttrycket att krediten tillhör Hennes Majestät av en särskild reservationsskäl och, om detta inte lyckas, se till att åtminstone det skrivs för att säga att äran tillhör Hennes Majestät och att Hertigen därför nöjer sig med att betala den till henne, vilket fullt ut kommer att tillfredsställa Kronan, som kommer att ses mer speciellt i de kopior som skickas och som är i händerna på Hennes Majestäts Generalguvernör, både av det trevligaste brev som gavs av Förmyndarregeringen och av det andra, som kunde ha accepterats.
Det förefaller icke trovärdigt att något fördrag med Frankrike eller med andra kunde ha skadat Drottningen på något sätt, emedan Sveriges Konung icke kan ge till Frankrike eller till andra det, som icke är hans, utan Drottningens; och genom att göra det är allt inte bara orättvist, utan ogiltigt.
För övrigt, om Drottningen var nöjd med det brev från Sveriges Konung, som hon har i sin hand, och i vilket det sägs att han givit nämnda penningar till Hennes Majestät, kan hon inte se huru man, efter att ha givit en sådan till Hertigen i Drottningens hand riktad förklaring, skulle vilja förfoga över de penningar som sägs vara henne givna till förmån för andra; det blir därför mycket lätt att visa alla den tydliga bekvämligheten med denna del.
Den nämnda krediten hos Hertigen av Bayern är av två karaktärer. Den ena är att, efter att ha överenskommits i Freden i Münster att betala Hennes Majestät summan av fem miljoner av Imperiet för milisens tillfredsställelse, denna summa fördelades mellan Kretsarna och Furstarna i samma Imperium, och den delbetalning som tillföll Hertigen av Bayern har aldrig betalats, vilket uppgår till cirka sexhundratusen daler.
Den andra är att samme Hertig av Bayern, för att inte besväras av Sveriges vapen under de sista krigsåren, gick med på att betala 200,000 daler varje år, och av dessa betalade han inte de två senaste åren, och kanske mer än ytterligare 400,000 daler.
Det är icke gott för Markisen att nämna dessa stora summor vid anskaffandet av Konungens brev, för att kännedomen om en så ansenlig penningmängd inte skulle göra saken svårare.
Men när han har fått sitt utskick, skall han försöka med största möjliga hemlighet genom sekreterarna, eller generalguvernören, eller skattmästarna eller andra som är informerade om den tidens angelägenheter och kan se brev- och räkenskapsregistren, att känna till och tydligt ha angivit summan av de pengar som Hertigen av Bayern är skyldig både för den delbetalning som ingår i Münsters Fredsinstrument och för neutraliteten och att ta en separat berättigad redovisning av den med tro och intyg från sekreteraren eller skattmästaren som kommer att kunna göra det.
Avsändandet av det kungliga brevet och alla nämnda räkenskaper och attester måste sedan sändas till Hennes Majestät i Rom på säker väg, varvid man ser till att skaffa mer än ett duplikat av brevet och av varannan skrivelse på ämnet och att skicka det med olika bud.
Markisen skall minnas vad jag har berättat för honom muntligen om denna fråga; och må han veta att om man i Sverige vill förneka faktum, kommer originalen att framställas i tid och plats om det behövs.
Drottningen.
M. Santini.
English translation of the original (my own):
In the abdication that the Queen's Majesty made of the kingdom in favour of King Karl and his male descendants, she agreed to retain for herself the credits that the Crown had over the princes of Germany and others outside of Sweden, and the contract was solemnly stipulated with the consent of the same King Karl for himself and his successors in such a way that this part cannot be failed without the entire contract itself corresponding to the subsequent cession of the kingdom being ruptured.
Among the said credits are in particular those that the Crown had on the Duke-Elector of Bavaria by reason of the past war and the Peace of Münster, whereby the Queen, having awaited the opportunity to demand it and esteeming it appropriate last year to be able to remove from the same Duke any pretext that he could allege of not having knowledge that such credit belonged to Her Majesty, requested the Regency in Sweden to declare by royal letters to the same Duke that such debt should be paid by him to the Queen, because it was due to her by particular reason of reservation.
Knowing in Sweden the justice of the demand, it was immediately fulfilled, but in the letter written to the Duke it was said that the sum had been donated by the King to the Queen, who, esteeming it her prejudice to avail herself of the letter conceived in such a form, again requested that it be corrected, and it was obtained in accordance with the reason which is so clear, an excellent intention; but, the execution having been postponed due to the absence of the lords of the Regency from the Court, and finally the Riksdag having been summoned, it is understood that the matter must be submitted to the majority of the King, and there is some evidence that the latest treaties of Sweden with France have brought some difficulty to that point.
It does not seem that the justice and rectitude of the King can afford the Queen such just satisfaction, as it would not only be a bad correspondence to the generosity without example with which the Queen has granted the Crown to the King (already dead) and at present with so much love and without any recompense, but it would also be a breach of public faith, of the royal word, and of the most solemn contract that has ever been made in Sweden — indeed, a complete reversal of it in a way that could only be prejudicial to the glory and the conveniences of the same King.
Nevertheless, in order to facilitate the whole affair with a solution indifferent to both parties, it was at least permitted to take a letter in which it was said that this credit belonged to the Queen without stating the cause, and that, however, by paying it to Her Majesty, the Duke would satisfy the Crown, which removes every imaginable consideration and cannot be allowed to be accepted except when one wishes to deny Her Majesty pure and simple justice.
The Marquis will therefore have to press with all possible force and warmth to obtain the letter with the expression that the credit belongs to Her Majesty for a particular reason of reservation and, if this does not succeed, ensure that at least it is written to say that the credit belongs to Her Majesty and that the Duke is therefore content to pay it to her which will fully satisfy the Crown, as will be seen more particularly in the copies that are sent and that are in the hands of Her Majesty's Governor General, both of the most pleasant letter conceded by the Regency and of the second, that could have been accepted.
It does not seem credible that any treaty with France or with others could have prejudiced the Queen in any way, because the King of Sweden cannot give to France or to others what is not his, but the Queen's; and, in doing so, all of it is not only unjust, but invalid.
Besides, if the Queen were satisfied with the letter from the King of Sweden, which she has in her hand, and in which it is said that he gave the said money to Her Majesty, she cannot see how, after having given such a declaration addressed to the Duke in the Queen's hand, one would want to dispose of the money which is said to have been given to her in favour of others; it will hence be very easy to show everyone the clear convenience of this part.
The said credit with the Duke of Bavaria is of two natures. One is that, it having been agreed in the Peace of Münster to pay Her Majesty the sum of five million by the Empire for the satisfaction of the militia, this sum was distributed among the Circles and Princes of the same Empire, and the installment that fell to the Duke of Bavaria has never been paid, which amounts to about six hundred thousand talers.
The other is that the same Duke of Bavaria, in order not to be bothered by the arms of Sweden in the last years of the war, agreed to pay 200,000 talers every year, and of these he did not pay the last two years, and perhaps more than another 400,000 talers.
It is not right for the Marquis to mention these large sums in procuring the King's letter, lest the knowledge of such a considerable quantity of money should make the matter more difficult.
But when he has received his dispatch, he will try with the greatest secrecy possible through the secretaries, or the Governor General, or the treasurers, or others who are informed of the affairs of that time and can see the registers of letters and accounts, to know and have clearly set out the sum of the money owed by the Duke of Bavaria both for the installment included in the instrument of the Peace of Münster and for that of neutrality and to take a separate justified account of it with the faith and attestation of the secretary or treasurer who will be able to do it.
The dispatch of the royal letter and all the said accounts and attestations must then be sent to Her Majesty in Rome by a secure route, taking care to procure more than one duplicate of the letter and of every other writing on the subject and to send it by different couriers.
In the royal letter it is a good idea to ensure that the urgency is stressed by speaking in effective ways to induce the Duke to pay, making sure that it is said (if possible) that the fact that the money has been left in His Highness's hands for so long, to his advantage, must make him understand the convenience he has in fulfilling now such a precise duty, for the satisfaction of which it would please him to consider how much the King of Sweden is obliged to press for every reason, in which the secretaries and the Grand Chancellor can do much, etc.
The Marquis will remember what I have told him by mouth of this matter; and may he know that if in Sweden one wants to deny the fact, the originals will be produced in time and place if necessary.
The Queen.
M. Santini.
Above: Kristina.

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