Source:
Vita del cavaliere Gio. Lorenzo Bernini, scultore, architetto e pittore, by Filippo Baldinucci, 1682
Kristina's letter to Baldinucci of April 8/18 (New Style), 1682, praising his biography of Bernini, is here:
The dedication:
SACRA REALE MAESTÀ.
Io credetti sempre vero, Sacra Maestà, anzi verissimo, che di tutto ciò, che fra le felicità mondane agli occhi nostri potè mai comparire appetibile, nulla più desiderabile vi fusse, che l'onore. Conciossiacosachè per esso l'uomo quasi di se medesimo maggiore divenendo, e la stima, e la riverenza degli altri uomini procacciando, possa anche talora a misura della propria riputazione, non pure far più chiara la fama degli Antenati, più ragguardevoli le persone de' Congiunti, più nobile la Posterità; ma più gloriosa eziandio la Patria stessa, che gli die de i natali; ciò che delle ricchezze, e degli altri beni di fortuna non puote addivenire. Ciò supposto, come io dissi, per vero, egli è forza il confessare, che i gran Monarchi (fra i quali la Maestà Vostra sì gloriosamente campeggia) dal Cielo trascelti fra le migliaia, e destinati alle Corone, a i Regni, ed a' quali non solo egli donò la pienezza d'ogni onore, ma volle che questo a loro per legge inevitabile si cõtribuisse da ognuno, non posseggano, nè posseder possano maggior tesoro, onde potere altri arricchire, che l'onore stesso; e perciò debbasi per verità affermare, non essere il più nobile vanto di loro dignità, il più invidiabile, (se pure così è lecito il dire) poter fare altrui ricco, ma il poterlo far onorato. Ma se bene si considera, quali siano l'eccellenze, che fra gli altri rendon più carica la M. V. di questo dono del Cielo, certo si troveranno essere elleno le ammirabili doti della sua mente, e la vasta erudizione del suo lucidissimo intelletto, per cui si è ella tant'oltre avanzata nella venerazione d'ogni persona, che ormai pare, che resti in dubbio, a quale de i nobilissimi attributi di V. M. debbasi il pregio di maggioranza, o al singolarissimo della scienza, o al sublimissimo della Reale condizione. Tutto questo ho io ben considerato; ed all'incontro riflettendo attentamente all'atto di Regia liberalità fatto dalla M V. in approvare soggetto sì scarsi talenti, quale io sono per lo scrivere le azioni del Cav. Gio: Lorenzo Bernino, uomo che fu non solo nella Scultura, Architettura, e Pittura singolare, ma in altre belle facoltà eminente; il che è stato quanto dire, esser piaciuto alla M. V. che si cimenti la mia povera penna a tesser periodi, che servir debbano di materia degli alti pensieri di V. M. Non so bastantemente esplicare la confusione, che io ho provato, e provo in me stesso, mercè l'essermi veduto in possesso di onore il più apprezzabile, che possa mai venirmi dalla mano benigna della M. V. mentre non può negarsi, che quantunque l'opera ingiuntami, a confronto della grandezza del merito di V. M. sia picciola in se stessa, ella però tanto, o quanto non si confaccia, ed abbia cõnessione con la più sublime qualità, che adorni l'animo della M. V. che è l'incessante appetito di nuove, e belle notizie, accomodate ad arricchir sempre più il vastissimo erario del suo alto intelletto. In questo caso mi affliggerebbe non poco la cognizione, ch'io tengo dello scarso valore, che all'opera stessa ha potuto contribuire la mia abilità, se non eccedesse in me di gran lunga la consolazione, che io provo in volger l'occhio della mente all'onore fattomi dalla M. V. in riguardo però di se stessa, e del Regio animo suo, non di me. Siccome avrebbemi la medesima cognizione ritenuto affatto dal sottoporre i miei scritti all'occhio eruditissimo di V. M. se a ciò fare, oltre il di lei benignissimo comandamento, non mi avesse rincorato il sapere, niuna altra cosa per avventura potere io offerirle, che punto meritar potesse il generoso aggradimento della M. V. che il puro, e semplice racconto dell'opere di sì gran Virtuoso, quale fu il Cav. Bernino; la dignità delle quali, per mio avviso, non averà meno forza di tirare a se gli amorevoli sguardi della M. V. di quello sia per avere splendore per annichilare affatto l'oscurità della mia tessitura. Degnisi dunque la M. V. di ricevere questa mia fatica, qualunque ella si sia, in pegno della mia umiliss. e prontiss. ubbidienza; e se a sorte alcuna cosa troverà in essa, che tenga in se alcun merito di approvazione, attribuiscalo V. M. alla propria bontà sua, la quale col degnarsi di onorarmi, prima col farmi porgere per lettera di degnissimo Prelato per tale affare i suoi riveritissimi cenni, e poi col ratificarmi i medesimi colla viva voce, diede a' miei studi vita, fomento, spirito, e vigore alle mie debolezze. E quì prostrato a i piedi di V. M. mi dedico per sempre
Della Sacra Reale Maestà Vostra
Umiliss. Divotiss. e Obbligatiss.
Servidore
Filippo Baldinucci.
Firenze 5.
Nov. 1681.
With modernised spelling:
Sacra Reale Maestà,
Io credetti sempre vero, Sacra Maestà, anzi verissimo che di tutto ciò che fra le felicità mondane agli occhi nostri pote mai comparire appetibile, nulla più desiderabile vi fosse che l'onore. Con ciò sia cosa che, per esso l'uomo quasi di se medesimo maggiore divenendo, e la stima e la riverenza degli altri uomini procacciando, possa anche talora a misura della propria riputazione, non pure far più chiara la fama degli antenati, più ragguardevoli le persone de' congiunti, più nobile la posterità; ma più gloriosa eziandio la Patria stessa, che gli die de i natali, ciò che delle ricchezze e degli altri beni di fortuna non puote addivenire.
Ciò supposto, come io dissi, per vero, egli è forza il confessare che i gran monarchi (fra i quali la Maestà Vostra sì gloriosamente campeggia) dal cielo trascelti fra le migliaia e destinati alle corone, ai regni ed a' quali non solo egli donò la pienezza d'ogni onore, ma volle che questo a loro per legge inevitabile si contribuisse da ognuno, non posseggano, nè posseder possano maggior tesoro, onde potere altri arricchire, che l'onore stesso; e perciò debbasi per verità affermare non essere il più nobile vanto di loro dignità, il più invidiabile (seppure così è lecito il dire) poter fare altrui ricco, ma il poterlo far onorato.
Ma sebbene si considera quali siano l'eccellenze che fra gli altri rendon più carica la Maestà Vostra di questo dono del cielo, certo si troveranno essere elleno le ammirabili doti della sua mente e la vasta erudizione del suo lucidissimo intelletto, per cui si è ella tant'oltre avanzata nella venerazione d'ogni persona che ormai pare, che resti in dubbio, a quale de i nobilissimi attributi di Vostra Maestà debbasi il pregio di maggioranza o al singolarissimo della scienza, o al sublimissimo della reale condizione.
Tutto questo ho io ben considerato; ed all'incontro, riflettendo attentamente all'atto di regia liberalità fatto dalla Maestà Vostra in approvare soggetto sì scarsi talenti, quale io sono per lo scrivere le azioni del cavaliere Giovanni Lorenzo Bernino, uomo che fu non solo nella scultura, architettura e pittura singolare, ma in altre belle facoltà eminente; il che è stato quanto dire, esser piaciuto alla Maestà Vostra che si cimenti la mia povera penna a tesser periodi che servir debbano di materia degli alti pensieri di Vostra Maestà.
Non so bastantemente esplicare la confusione che io ho provato, e provo in me stesso, merce l'essermi veduto in possesso di onore il più apprezzabile, che possa mai venirmi dalla mano benigna della Maestà Vostra mentre non può negarsi che quantunque l'opera ingiuntami, a confronto della grandezza del merito di Vostra Maestà, sia picciola in se stessa, ella però tanto, o quanto non si confaccia, ed abbia connessione con la più sublime qualità che adorni l'animo della Maestà Vostra, che è l'incessante appetito di nuove e belle notizie, accomodate ad arricchir sempre più il vastissimo erario del suo alto intelletto.
In questo caso mi affliggerebbe non poco la cognizione ch'io tengo dello scarso valore che all'opera stessa ha potuto contribuire la mia abilità, se non eccedesse in me di gran lunga la consolazione che io provo in volger l'occhio della mente all'onore fattomi dalla Maestà Vostra in riguardo però di se stessa e del regio animo suo, non di me.
Siccome avrebbemi la medesima cognizione ritenuto affatto dal sottoporre i miei scritti all'occhio eruditissimo di Vostra Maestà se a ciò fare oltre il di lei benignissimo comandamento, non mi avesse rincorato il sapere, niuna altra cosa per avventura potere io offerirle che punto meritar potesse il generoso aggradimento della Maestà Vostra che il puro e semplice racconto dell'opere di sì gran virtuoso quale fu il cavaliere Bernino; la dignità delle quali, per mio avviso, non avrà meno forza di tirare a se gli amorevoli sguardi della Maestà Vostra di quello sia per avere splendore per annichilare affatto l'oscurità della mia tessitura.
Degnisi dunque la Maestà Vostra di ricevere questa mia fatica, qualunque ella si sia, in pegno della mia umilissima e prontissima ubbidienza; e se a sorte alcuna cosa troverà in essa che tenga in se alcun merito di approvazione, attribuiscalo Vostra Maestà alla propria bontà sua, la quale col degnarsi di onorarmi, prima col farmi porgere per lettera di degnissimo prelato per tale affare i suoi riveritissimi cenni, e poi col ratificarmi i medesimi colla viva voce, diede a' miei studi vita, fomento, spirito e vigore alle mie debolezze. E qui, prostrato ai piedi di Vostra Maestà, mi dedico per sempre
della Sacra Reale Maestà Vostra
umilissimo, divotissimo e obbligatissimo servitore
Filippo Baldinucci.
Firenze, 5 novembre 1681.
French translation (my own):
Majesté Royale Sacrée,
J'ai toujours cru vrai, Majesté Sacrée, et même très vrai, que de toutes les félicités mondaines qui puissent jamais paraître désirables à nos yeux, il n'y en a aucune plus désirable que l'honneur. Car par lui un homme, devenant presque plus grand que lui-même et se procurant l'estime et la révérence des autres hommes, peut aussi quelquefois, à proportion de sa propre réputation, rendre non seulement la renommée de ses ancêtres plus illustre, la personne de ses parents plus remarquable, sa postérité plus noble, mais encore la patrie elle-même, qui l'a donné naissance, plus glorieuse, ce qui ne peut être obtenu par les richesses et autres biens de la fortune.
Cela dit, comme je l'ai dit, il faut avouer que les grands monarques (parmi lesquels Votre Majesté se distingue si glorieusement) choisis par le ciel entre mille et destinés aux couronnes et aux royaumes, et à qui il a non seulement donné la plénitude de tous les honneurs, mais a voulu que cela leur soit apporté par une loi inévitable de tous, qu'ils ne possèdent pas, et ne peuvent posséder, un plus grand trésor par lequel ils puissent enrichir les autres que l'honneur lui-même; et par conséquent il faut affirmer en vérité que ce n'est pas la plus noble fierté de leur dignité, la plus enviable (s'il est même permis de le dire) de pouvoir rendre un autre homme riche, mais de pouvoir le rendre honoré.
Mais si l'on considère quelles sont les excellences qui, entre autres, rendent Votre Majesté la plus chargée de ce don du ciel, on trouvera certainement que ce sont les dons admirables de son esprit et la vaste érudition de son intellect le plus lucide, par lesquels elle a tellement avancé dans la vénération de chaque personne, qu'il semble maintenant qu'il reste un doute sur lequel des plus nobles attributs de Votre Majesté la plus grande valeur est due, ou aux attributs les plus singuliers de sa science, ou aux attributs les plus sublimes de sa condition royale.
J'ai soigneusement considéré tout cela; et d'autre part, réfléchissant attentivement à l'acte de générosité royale accompli par Votre Majesté en approuvant un sujet aussi peu doué que moi en écrivant les actions du cavalier Jean-Laurent Bernin, un homme qui était non seulement singulier en sculpture, en architecture et en peinture, mais éminent dans d'autres belles facultés; c'est-à-dire qu'il a plu à Votre Majesté que ma pauvre plume soit employée à tisser des périodes qui devraient servir de matière aux hautes pensées de Votre Majesté.
Je ne puis assez expliquer la confusion que j'ai éprouvée et que j'éprouve encore en moi-même, grâce à m'être vu en possession du plus appréciable honneur qui puisse jamais me venir de la main bienveillante de Votre Majesté; tandis qu'on ne peut nier que, quoique l'œuvre qui m'est prescrite, comparée à la grandeur du mérite de Votre Majesté, soit petite en elle-même, elle n'en est pas moins tout autant, ou plus, propre et en rapport avec la qualité la plus sublime qui orne l'âme de Votre Majesté, qui est l'appétit incessant de nouvelles et belles nouvelles, propres à enrichir toujours davantage le vaste trésor de sa haute intelligence.
Dans ce cas, je serais bien affligé de la connaissance que j'ai du peu de valeur que mon talent aurait pu apporter à l'œuvre elle-même, si la consolation que j'éprouve en tournant les yeux vers l'honneur que Votre Majesté m'a fait ne dépassait de beaucoup en moi, cependant, en considération de Votre Majesté et de votre âme royale, non de moi.
Car la même connaissance m'aurait empêché de soumettre mes écrits aux yeux les plus érudits de Votre Majesté, si, outre votre commandement le plus bienveillant, la science ne m'y avait pas encouragé, je ne pourrais peut-être rien vous offrir d'autre qui mérite en quelque manière la généreuse approbation de Votre Majesté, que le récit pur et simple des œuvres d'un homme aussi grand et vertueux que le fut le cavalier Bernin; la dignité de ces œuvres n'aura pas moins, à mon avis, de pouvoir d'attirer les regards amoureux de Votre Majesté, que sa splendeur n'aura d'anéantir complètement l'obscurité de mon récit.
Que Votre Majesté daigne donc recevoir cet ouvrage, quel qu'il soit, comme un gage de ma très humble et très prompte obéissance; et si par hasard elle y trouve quelque chose qui ait en soi quelque mérite d'approbation, qu'elle l'attribue à sa propre bonté, qui, en daignant m'honorer en me faisant d'abord présenter ses vœux les plus révérés à cet égard par lettre d'un très digne prélat, et en me les ratifiant ensuite de vive voix, a donné vie, encouragement, élan et vigeur à mes faiblesses. Et ici, prosterné aux pieds de Votre Majesté, je me consacre pour toujours
de Votre Sacrée Majesté Royale
le très humble, très dévoué et très obligé serviteur
Philippe Baldinucci.
Florence, le 5 novembre 1681.
Swedish translation (my own):
Heliga Kungliga Majestät,
Jag har alltid trott att det är sant, Heliga Majestät, förvisso det mest sanna, att av alla de världsliga glädjeämnen som någonsin kunde framstå som önskvärda för våra ögon, fanns det inget mer önskvärt än ära. Ty därigenom kan en man, som nästan blir större än sig själv och skaffar andra människors aktning och vördnad, också ibland, i proportion till sitt eget rykte, göra inte bara sina förfäders berömmelse mer berömmande, utan även hans släktingars personer mer anmärkningsvärda, hans efterkommande ädlare; men även själva Fäderneslandet, som födde honom, härligare, hvilket icke kan uppnås genom rikedom och andra lyckogodheter.
Med detta sagt, som jag har sagt, måste det erkännas att de stora monarker (bland vilka Ers Majestät utmärker sig så härligt) utvalda av himlen bland tusentals och avsedda för kronor och riken, och till vilka det inte bara gav fullheten av varje ära, men ville att detta skulle tillföras dem genom en oundviklig lag från alla, som de inte äger eller kan äga en större skatt genom vilken de kan berika andra än att hedra sig själv; och därför måste det verkligen bekräftas att det inte är den ädlaste skryten av deras värdighet, den mest avundsvärda (om det ens är tillåtet att säga så) att kunna göra en annan man rik, utan att kunna göra honom ärad.
Men om man betänker vilka förträffligheter som bland andra gör Ers Majestät mest lastad med denna gåva från himlen, så kommer man säkerligen att finna att de är Ert sinnes beundransvärda gåvor och Ert mest klarsynta intellekts väldiga lärdom, genom vilken Ni har kommit så långt i vördnaden för varje person att det nu verkar som om det fortfarande råder tvivel om vilken av Ers Majestäts ädlaste egenskaper majoritetsvärdet beror på, eller till de mest sällsynta av Er kunskap, eller till de mest sublima av Ert kungliga tillstånd.
Allt detta har jag noga övervägt; och å andra sidan, uppmärksamt reflekterande över den kungliga generositetshandling som Ers Majestät gjorde när Ni godkände ett ämne med så ringa talanger som jag skriver om kavaljeren Giovanni Lorenzo Berninis handlingar, en man som inte bara var enastående i skulptur, arkitektur och måleri, men framstående inom andra fina fakulteter; vilket var att säga, det var behagligt för Ers Majestät att min fattiga penna skulle användas i att väva perioder som skulle tjäna som material för Ers Majestäts höga tankar.
Jag kan inte tillräckligt beskriva den förvirring som jag har känt och fortfarande känner i mig själv tack vare att jag har sett mig i besittning av den mest uppskattade ära som någonsin kan komma mig från Ers Majestäts godartade hand, medan det inte kan förnekas att även om verket som ålagts mig, jämfört med storheten i Ers Majestäts förtjänst, är liten i sig, den är likväl lika mycket, eller mer, lämpad för och har samband med den mest sublima egenskapen som pryder Ers Majestäts själ, som är den oupphörliga aptiten på nya och vackra nyheter, anpassade för att allt mer berika Ert höga intellekts väldiga skattkammare.
I detta fall skulle jag i hög grad drabbas av den kunskap jag har om det ringa värde som min förmåga kunde ha bidragit till själva arbetet om den tröst jag känner att vända mitt sinne mot den ära som Eders Majestät har gjort mig överträffa i mig dock med hänsyn till Ers Majestät och Er kungliga själ, inte på mig.
Eftersom samma kunskap skulle ha hindrat mig från att överlämna mina skrifter till Ers Majestäts mest kunniga öga om inte kunskapen utöver Ert godartade befallning hade uppmuntrat mig att göra det, kunde jag kanske inte erbjuda Er något annat som på något sätt skulle förtjäna Ers Majestäts generösa godkännande än den rena och rena berättelsen om verken av en så stor dygdig man som kavaljeren Bernini var; vars värdighet, enligt min mening, kommer att ha inte mindre kraft att locka Ers Majestäts kärleksfulla blickar än dess prakt kommer att behöva fullständigt utplåna min berättelses dunkel.
Må Ers Majestät därför värdigas ta emot detta mitt verk, vad det än må vara, som ett löfte om min ödmjukaste och snabbaste lydnad; och om Ni av en slump finner något däri som i sig har någon förtjänst av godkännande, må Ers Majestät tillskriva det Er egen vänlighet, som genom att förtjäna att hedra mig först genom att låta mig framföra Era högstvördade önskningar i denna fråga genom brev av en högstvärdig prelat, och sedan genom att ratificera densamma till mig muntligen, har Ni givit liv, uppmuntran, ande och styrka åt mina svagheter. Och här, nedböjande vid Ers Majestäts fötter, ägnar jag mig för evigt som
Ers Heliga Kungliga Majestäts
ödmjukaste, hängivnaste och mest förpliktade tjänare
Filippo Baldinucci.
Florens, den 5 november 1681.
English translation (my own):
Sacred Royal Majesty,
I have always believed it to be true, Sacred Majesty, indeed most true, that of all the worldly felicities that could ever appear desirable to our eyes, there was nothing more desirable than honour. For by it a man, becoming almost greater than himself, and procuring the esteem and reverence of other men, can also sometimes, in proportion to his own reputation, make not only the fame of his ancestors more illustrious, the persons of his relatives more notable, his posterity more noble; but also the Fatherland itself, which gave him birth, more glorious, which cannot be achieved by riches and other goods of fortune.
This being said, as I have said, it must be admitted that the great monarchs (among whom Your Majesty stands out so gloriously) chosen by Heaven from among thousands and destined for crowns and kingdoms, and to whom it not only gave the fullness of every honour, but wanted this to be contributed to them by an inevitable law from everyone, that they do not possess, nor can they possess, a greater treasure by which they can enrich others than honour itself; and therefore it must be truly affirmed that it is not the noblest boast of their dignity, the most enviable (if it is even permissible to say so) to be able to make another man rich, but to be able to make him honoured.
But if one considers what are the excellences that, among others, make Your Majesty most laden with this gift from Heaven, it will certainly be found that they are the admirable gifts of your mind and the vast erudition of your most lucid intellect, by which you have advanced so far in the veneration of every person that it now seems that it remains in doubt as to which of the most noble attributes of Your Majesty the majority value is due, or to the most singular attributes of your knowledge, or to the most sublime attributes of your royal condition.
All this I have carefully considered; and on the other hand, reflecting attentively on the act of royal generosity made by Your Majesty in approving a subject of such scant talents as I am in writing the actions of the cavalier Giovanni Lorenzo Bernini, a man who was not only singular in sculpture, architecture and painting, but eminent in other fine faculties; which was to say, it was pleasing to Your Majesty that my poor pen should be employed in weaving periods that should serve as material for Your Majesty's lofty thoughts.
I cannot sufficiently explain the confusion that I have felt, and still feel in myself, thanks to having seen myself in possession of the most appreciable honour that can ever come to me from Your Majesty's benign hand, while it cannot be denied that although the work enjoined upon me, compared to the greatness of Your Majesty's merit, is small in itself, it nevertheless is as much, or more, suited to and has connection with the most sublime quality that adorns Your Majesty's soul, which is the incessant appetite for new and beautiful news, adapted to enrich ever more the vast treasury of your high intellect.
In this case, I would be greatly afflicted by the knowledge I have of the scant value that my ability could have contributed to the work itself if the consolation I feel in turning my mind's eye to the honour done to me by Your Majesty did not far exceed in me, however, in consideration of Your Majesty and of your royal soul, not of me.
Because the same knowledge would have kept me from submitting my writings to Your Majesty's most erudite eye if, in addition to your most benign command, knowledge had not encouraged me to do so, I could perhaps offer you nothing else that would in any way merit Your Majesty's generous approval than the pure and simple narrative of the works of so great a virtuous man as was the cavalier Bernini; the dignity of which works, in my opinion, will have no less power to attract the loving glances of Your Majesty than its splendour will have to completely annihilate the obscurity of my narrative.
May Your Majesty therefore deign to receive this my work, whatever it may be, as a pledge of my most humble and most prompt obedience; and if by chance you find anything in it that holds in itself any merit of approval, may Your Majesty attribute it to your own kindness, which, by deigning to honour me first by having me present your most revered wishes for this matter by letter of a most worthy prelate, and then by ratifying the same to me by mouth, has given life, encouragement, spirit and strength to my weaknesses. And here, prostrate at the feet of Your Majesty, I dedicate myself forever as
Your Sacred Royal Majesty's
most humble, most devoted and most obliged servant
Filippo Baldinucci.
Florence, November 5, 1681.
Above: Kristina.
Above: Gian Lorenzo Bernini.
Above: Filippo Baldinucci.
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