Saturday, June 1, 2024

Account of the state of the Swedish court in early 1654, by either Raimondo Montecuccoli or Alberto Vimina Bellunese

Sources:

Historia delle guerre ciuili di Polonia diuisa in cinque libri progressi dell'armi moscouite contro Polacchi; relatione della Moscouia, e Suetia, e loro gouerni, pages 351 to 360, published by Michel Morosini, 1671
Mémoires concernant Christine, volume 2, pages 87 to 91 (appendix), Johan Arckenholtz, 1751

Above: Kristina.

The account:

Non si sà per tanto, che la Corte di Suetia sia per l'addietro stata giamai di quel splendore, in che si troua al giorno d'hoggi, auuengache le Case, e Famiglie patiscono diminutione, ò riceuono vantaggio di stima, dalla regolatione del genio de Prencipi, che sono più, ò meno inclinati alle scienze, e virtù morali; più, ò meno liberali; più, ò meno dediti à sostenere il sussiego della Maestà Reale.

Quindi è stato, che viuendosi anticamente sotto i Rè elettiui, non vedendo essi à continuare nella sua linea per natura l'insegne, e rendite Reali, soleuano ben trattarsi, come Capi di Republica, mà distinguersi con picciola differenza, quanto alla coltura della Casa, dalla conditione de Primati maggiori, attendendo più tosto ad à cumulare per la posterità, che à profondere per render maestosa la sua Regia condittione.

Mà l'anno 1554. poiche nell'vnione, che chiamano hereditaria Arosiense, fù decretato, che passasse à gl'heredi di Gustauo Primo la successione del Regno à suoi Figliuoli, cominciò la Corte à prendere qualche forma, tutto che però non sia stata mai ridotta à regolatione, che potesse dirsi decorosa alla conditione d'vna gran Maestà. Mà la moderna Regina ammaestrata dalla grandezza del suo genio si è fatta studiosa non solo di moderare gli abusi della Corte antica, mà d'introduire riforme così aggiustate al buon stile, che doue prima non si vedeuano, che picciole apparenze di Maestà, al presente si conosca la Casa Reale constituita in quello splendore, che basti à far spiccare debitamente il Real decoro. Atteso che sin due anni fà solamente si è questa Prencipessa gouernata colle regole de suoi Maggiori à segno, che'l suo ritiro non haueua, che la Regia Camera del Letto, ò i Gabinetti doue si portaua à gl'essercitij studiosi. Niun' Anticamera si distinguea. Capitaua ogni sorte di persone sino alla porta delle sue stanze, di maniera, che si vedea taluolta assediata dalla frequenza de pretensori, dai quali non si poteua sottrarre, che col continuo sequestro dentro la propria Camera Reale. Per questo fece ella primieramente formare vna porta per doue non entrasse tanta mescolanza di persone à turbargli la quiete. E posciache le mutationi sogliono ben spesso riuscire odiose, lasciando trascorrere qualche tempo, sono state nei giorni, che colà mi son trattenuto, introdotte due altre riforme, con che s'in[t]erclude, e limita il passo alle genti; riducendo quasi la forma dell'Anticamere alla guisa dell'Imperiale, benche non affatto con quella osseruata distintione, che si costuma à Viena. Si è poi fatta per la Real Camera elettione della più scelta Nobiltà nel seruitio de Paggi, ai quali si procura educatione, & essercitij conforme la conditione dei loro natali. Sono stati creati, oltre il Camerier maggiore, che chiamano gran Ciamberlano, [s]ei primi Gentil'huomini di Camera, tutti titolati, e sotto ciascun di questi due Gentil'huomini di Camera, ch'assistono le settimane, che loro [a]spettano di giro, hauendo cresciuto il numero de Soggetti, tanto de maggiori, quanto de più bassi seruitij della Camera, della tauola, della stalla.

In oltre s'è costituita guardia di cento Gentil'huomini vestiti all'liurea con Casache di ricamo d'oro, che diuidendosi in quattro Squadre assistono vicendeuolmente alla custodia del Palazzo, oltre l'ordinaria guardia, fuori della prima Anticamera, accompagnando la Regina per la Città, se vuole vscire, e per viaggio ancora, se si porta alla visita, ò ricreationi per lo Regno. Nè solamente si è mostrata curiosa d'accrescere questi seruitij, mà di farsi ancora numerosa di Soggetti di Lettere, chiamatone dà Francia, d'Olanda, d'Alemagna, e d'altri luoghi, che poi cerca di largamente rimunerare, tutto che la rigidezza del Clima, e molto spesso la scarsezza de danari, persuada loro di non trattenersi quanto tempo di longo la Maestà Sua ne sarebbe volonterosa. Mà non è che si veda il decoro della Corte in maggior splendore, che quando si frequenta l'Anticamera da Senatori, che suole accader tante volte, quante si raduna il Consiglio, essendo costume, che s'interuiene il Rè, precedano i Senatori à seruirlo di corteggio alle sue stanze, e se viene la Maestà Sua diuertita da qualche affare, si portino, ò per interesse, ò per trattenimento all'Anticamera Reale. E quì si vede all'hora concorsa tutta la massa dello Stato Politico, e militare; corpo, che si sostenta, come l'humano colla proportione di contrarij. Imperoche nella riduttione di tante persone di maneggio sourabonda, colla diuersità delle pretensioni anche la diuisione de gl'affetti, che come nell'opinioni sono discordi, così nell'emulationi si rendono eguali, onde poi nasca da questa radice l'inuidia, dall'inuidia l'odio, che si fà maestro con varietà de mezi a sourasalir l'emulo, à rendersi pari, cercando ciascuno di collibrare coll'adherenze de partiali l'auttorità del suo concorrente. E se ben molti si trouano nella diuersità delle Cariche i pretensori, ad ogni modo pare, che come in tutte le Republiche si riduca la somma delle emulationi à due teste principali, mentre auuiene, che stimandosi alcuno manco valido à contrastare l'opinioni, ò à mantenersi nel suo posto, adherisca al fomento di maggiore. E quì pure s'osseruò, che trahendo il gran Cancelliere Oxestem la maggior parte de voti alla sua sentenza in Senato, fosse à contrastarlo il Conte Magnus delle Gardie, il quale, se ben inferior di credito, s'auuanzaua però nel maneggio de gl'affari per l'inclinationi della Regina, per l'auttorità, in che si vedea costituito appresso Sua Maestà, e per la parentella colla Casa Reale, sposata la sorella del Rè eletto, e del Prencipe Adolfo, sorella Cugina della Regina. L'origine delle quali fationi all'hora parue, che prendessero visibil forma, quando per le continuate collationi delle gratie Reali cominciò il Conte Magnus ad essere osseruato con qualche liuore, opponendosi, benche infruttuosamente, il gran Cancelliere, perche alla Carica di Marescial di Corte non fosse aggiunta dalla Regina la dignità di Senatore, parlando con aperti sentimenti nel Consiglio coll'assistenza di S. M. alla quale volse accennare, che fosse non solo incompatibile alla Carica di Maresciale di Corte la Senatoria dignità, mà che perdesse questa molto del suo decoro, restando conferita al Conte Magnus di così giouanile età, di cui frà le memorie di molti Secoli non hauerebbe potuto trouarsi essempio, e di così poca isperienza, che potea dirsi nouello in ogni affare. Tuttauolta compiacendo la Regina alla sua inclinatione, deliberò si dispensarne il Conte promouendolo al grado di Senatore, che tanto più si fece in auenire auuerso dai sentimenti del gran Cancelliere, quant'egli hauea prouata infesta l'oppositione di lui nel contrasto, che fece alla Regina, perche non l'auuanzasse à quest'honore. E ben però vero, che se ben il Conte si vedea fastoso per l'inclinatione della Regina, e per lo fomento de partiali, mai è auuenuto, che possa, ò vantaggiare, ò bilanciare l'incontro de suoi voti con quelli dell'Oxestem, come si vide nell'aggiustamento di Brandemburgh, al quale si sà certo, che la Regina piegò l'animo obligato dal consenso del maggior numero de Senatori, e nella dispositione c'hauea di muouer vltimamente l'armi contro la Danimarca, dal che pure s'intese essersi astenuta perche fosse in Conseglio preualuta la sentenza del Gran Cancelliere; Poiche oltre il concetto di molto prudente negl'affari, oltre il credito, in che l'isperienza de negotij ben pratticati l'hà potuto costituire, tiene il seguito in Senato di cinque adherenti della propria Casa, due figlioli, il Conte Giouanni, che fù ai trattati di Mu[n]ster, & il Conte Errico minor d'età, mà nelle cognitioni de gl'affari, e nell'habilità di pratticarli di maggior concetto, supposto, e predicato dalla Corte eguale al Padre, & il suo Fratello Cugino grand'Amiraglio, con due altri figlioli Senatori, ogn'vn de quali, ò per ragion di parentella, essendo tutti accasati con Famiglie principali, ò per adherenza d'interessi, ò per vniformità di genio, si tira dietro alcun partiale. E se ben pare, che si trouino ancora altri huomini di stima il Conte Pietro Brai Presidente dell Conseglio di Giustitia, quello, che nel tempo delle dimore del Rè Gustauo in Germania essercitò la Carica di Vice Rè della Suetia, e nella minorità della Regina si mantenne pure in questo posto, Soggetto', che conta nella serie de suoi Antenati, alcuni Rè elettiui, ad ogni modo, ò la freddezza dell'età, che declina, ò la sua eletiua retiratezza, fà, che si veda bisognoso di più tosto adherire, che auttoreuole à tirare alcun seco à farsi partito.

Et il Generale Gustauo Horn al presente Gran Contestabile del Regno, viuendo sempre fuori della Corte, benche si mantenga in opinione di grand'huomo, e ben intendente, riesce però nell'agitatione degl'affari, come disutile affatto, parendo, ch'egli ricusi ogn'ingerenza fuor di quella, che gli ingiunge la Carica d'assistere alle militie del Regno. Vi sono anche i Generali, mà questi preuagliono più nella stima dell'essecutioni militari, che del Conseglio degl'affari politici. Se ben alla Corte de quatro più famosi non si vede, ch'il Vertemberch puro soldato, d'ogn'altra cosa quasi ignorante, e'l Vurangel Senatori huomini ambedue d'età, ch'eccede di poco la virile, mà di viuida, e robusta salute; trattenendosi il Chimimarch di natione Alemano al suo gouerno nel Ducato di Brem, & il Duglas Generale della Caualleria di nascita Scosese allieuo del Rè Gustauo, al quale seruì di paggio, al presente gran Scudiere, hora dimorando à suoi beni, hora lasciandosi vedere alla Corte, par, che viu a disapplicato della cura d'ogni interesse, fuor di quelli che li spettano per occasione delle Cariche, Soggetto di maniere molto destre, e gentili, e per questo vniuersalmente amato.

E di questi Capi la Regina, ò sia per i beneficij, che li sono stati conferiti dalla sua Regia liberalità, ò per la cortese humanità, con che sempre li tratta, e riceue, si vede, ch'essa ne può molto francamente disporre. Tuttauolta la mutatione, onde vengono tante alterationi nella Corte originate può hauer fatto, ch'inconformità de gl'interessi si vadano gl'animi disponendo, conciliando, ò diuidendo. Se ben certo il moderno Rè possede talenti naturali, che lo rendono molto riguardeuole, & accommodato alla direttione delle publiche cose, maturo nel Conseglio, scarso di parole, mà proferite con seno, doue sia mestiero di spiegare i suoi sentimenti, cortese nel tratto, e liberale, con che si guadagna l'affetto volgare, e tanto più, quant'egli s'accommoda al viuere alla Suedese, frequente, e prolisso nei conuitti, nei quali pare, che all'hora la Maestà resti dispensata à farsi famigliare, dà che vengono gl'animi a conciliarsi maggiormente nell'amore. Non hà però questo Prencipe gran cognitione di Lettere, e non pare, che molto se ne diletti, benche posseda quattro idiomi, Suedese, Alemano, e Francese in perfettione, e Latino à sufficienza. Corrisponde poi con gratitudine molto ossequiosa verso la Regina, à contemplatione della quale è cosa certa, ch'inclinassero gl'ordeni à nominarlo eletto per la successione alla Corona di Suetia.

Alla quale deliberatione si dispose cõ fermezza d'animo singolare, ò perch'ella abhorrise, come pur hora ne continua gl'argomenti dalla soggettione al giogo maritale, ò perche di tutte le sue cose posthume si prendese giuoco, come l'hò tal volta sentita, senza eccettuare la successione. Nè forse questi sentimenti altroue proueniuano, che dalle male, e peruerse opinioni, che nell'età più tenera gli sono state impresse dall'empietà di persone irreligiosamente litterate, (l'anima, ch'informa l'huomo non destinguersi dalla materiale dei Bruti, corruttibile, e mortale). Dalle soffistiche ragione de quali imbeuuto il suo Real ingegno pareua, che non si potesse per all'hora dare altrimente ad intendere.

Per questo vna volta à buon proposito volse dire, che doppo la morte non andarebbe, doue s'erano portati i suoi Maggiori; quasi che inferisse, nè all'Inferno, nè in Paradiso, accennando à vn certo modo col suono di queste parole vn terzo luogo frà questi, mà in effetto motiuando la sua credulità della ressolutione dell'anima col corpo mortale. Se ben certamente quanto ai sentimenti esteriori circa la Religione, freno insensibile, con che vengono le volontà licentiose dei Popoli moderate, professa la Lettera Euangelica di Luthero, non perche porti maggior inclinatione a questi errori, ch'all'altre Sette, mà perche vede così tornargli conto col mostrare adherenza di consenso nella fede con i Popoli soggetti.

Tuttauolta fuori di quelle dimostranze, che sono necessarie per confermarsi credito di Religiosa non ostenta alcun esterior culto, come sarebbe, ò la benedittione della tauola sua priuata, che si costuma indifferentemente da tutti i Lutherani, ò la frequenza della sacrilega communione, la quale non si vede à prendere, che quasi obligata per ouiare lo scandalo, ò l'assistenza alle Prediché, alle quali non interuiene, che i giorni festiui per non toglier il commodo ai Corteggiani della Casa, che la deuono vdire. Perche questo è il costume del Rè, ò di portarsi la Festa col seguito della Corte solennemente in Capella, ò di farsi venire il Predicatore in Gran Fircano, che pur anche cede à commodo della Corte Ciuile. Mà credo, che mostri ancora quest'auuersione dalle Prediche, perche si prenda tedio di sentire la roza istruttione di quei Predicanti nell'eruditioni molto volgari, e nei concetti poco politi, mentre l'ingegno peregrino di questa gran Prencipessa facilmente non si sodisfa delle cose triuiali. E certo, che nell'intelligenza del buono non hà mestiero di soggetto, che lo distingua alla sua capacità; di che spesso hò potuto auuedermene in molte letture della lingua Italiana, nelle quali assai ben parea, che sapesse commendare, non la forza dei concetti solamente, mà la politia della frase, hauendo sentito à collationare in leggendo il Tasso, molti passi di Virgilio col confronto della recita dei versi latini di questo Poeta dal Tasso traslati nell'epico suo Poema. Peroche nelle lingue, che possiede è così franca quant'huomo essercitato, e pure sono molte, oltre la Suedese, Latina, Greca, Italiana, Francese, che parla coll'accento perfetto, Spagnuola, Alemana, Fiamenga, & Olandese, che possono dirsi vn'idioma medesimo, essendo distinte solo da quelche dialetto. Nè minori della memoria si conoscono le prerogatiue dell'ingegno, di capacità veloce, discorso pronto, accorta, e saggia, nel deliberare. E come nella dispositione, e nella prattica del negotio si fà conoscere molto prudente, così nella diuersione del maneggio delle cose publiche, occorrendo deponere il sossiego della Maestà nelle reduttione de suoi domestici, s'essercita nei trattenimenti con maniere molto gentili, arguta, faceta, erudita, secondo l'essibitione delle materie, che si prendono per oggetto dei discorsi. Nè le doti del corpo rispettiuamente corrispondono male ai talenti dell'animo, notandosi dispositione molto aggiustata a gl'essercitij, nel danzare, nel caualcare, nel giocare al volante, nel tirare di pistolla, ò in altro, che sia mestiero mostrare con gentilezza la desterità delle membra; solamente tiene un non sò che di curuo verso la spalla drita, che però non pare, che punto le tolga della buona apparenza, essercitandosi l'arte à coprire con bizeria quella picciola trascuratezza della natura, facendo sopra spicare vn largo nodo d'vna legaccia, che serue d'ornamento accõmodato alla qualità del suo Real vestito. Mà il resto delle parti del corpo si diuisa con proportione di membra, e lineamente ben proportionati di bellezza, quasi virile più tosto, che molle, di colore oliuastro, mà chiaro, cò gl'occhi grandi, e naso anch'esso più tosto grande, che mezano, mà che non scema vaghezza, nè maestà alla faccia, di statura, che può dirsi frà le Donne mediocre, di voce quasi virile.

E la moda del suo vestire si vede anch'esso partecipare di maschile, e donnesco insieme, portando per ordinario vn'Innocente col collaro, e capello da maschio, è sotto l'Innocente la Sottana talare senza ornamento alcuno, poco vaga di gioie, fiori, ò bindelli, che costumano le Donne, mentre, nè all'orecchia, ne al dito, s'è mai veduta à portar gemma. E come si osserua, ch'abhorrisse da queste superstitiose industrie feminili di render più vaga la persona, così par quasi, che si mostri aliena affatto dal proprio sesso, non admettendo mai alcuna Dama ai suoi priuati seruitij, ò di Camera, ò di tauola, nè mai con esse addomesticandosi, fuorche nelle reduttioni di Caualieri per suo Reale trattenimento, quando sià mestiero d'essercitarsi, ò nell'amaestramento de balletti, ò nelle ricreationi di giochi, che fogliono farsi molto spesso. Due Olandesi seruenti di Camera gioueni di nascita plebea gl'assistono, quando solamente gli è bisogno vestirsi, ò spogliarsi, supplendo al resto i suoi Valletti di Camera, gioueni anch'essi di conditione volgare di diuerse nationi. Tutta l'inclinatione, che s'intende hauer portata alle femine, viene dà lei communicata ad'vna Dama di Casa Spaar famiglia illustre, maritata al Conte Giacomo delle Gardie gran Ciamberlano fratello del Conte Magnus, che dà S. M. vien chiamata «la bella Contessa», e da tutta la Corte.

Nulladimeno, se ben si vedono inditij di gran tenerezza, non s'è però mai saputo, ò che gli sia dalla Maestà sua stata impartita alcuna auttorità nell'ingerenza de gl'affari, ò che sia stata dall'ambitione di questa Dama pretesa, forse anche per tal causa molto grata alla Patrona. E questa dichiaratione di non hauer fauoriti, dai quali venga il suo Real genio predominato, si è più volte sentita ad'ostentare, benche la collatione di tante mercedi fatte al Conte Magnus, e la riforma di pochi, ch'vltimamente hà preso nelle domestiche conuersationi, habbia fatto dalla corte sussurrare diuersamente dalla Corte; Anzi che per questo specialmente si è creduto esser succeduto molte alterationi nella Corte medesima, ch'io per hauer registrato nei quì congiunti fogli sopra i motiui, c'hanno potuto muouere la Regina alla rinoncia della Corona, a bella posta mi faccio lecito di trascurare; terminando quì la relatione di tutto quello, c'hò potuto osseruare sin'al giorno della mia partenza dalla Corte di Suetia, che fù l'vltimo Gennaro 1654. della nostra redentione.

With modernised spelling:

Non si sa per tanto che la corte di Svezia sia per l'addietro stata giamai di quel splendore, in che si trova al giorno d'oggi, avvengaché le case e famiglie patiscono diminuzione o ricevono vantaggio di stima dalla regolazione del genio de principi che sono più o meno inclinati alle scienze e virtù morali, più o meno liberali, più ò meno dediti a sostenere il sussiego della Maestà Reale.

Quindi è stato che vivendosi anticamente sotto i re elettivi, non vedendo essi a continuare nella sua linea per natura l'insegne e rendite reali solevano ben trattarsi come capi di reppublica, ma distinguersi con picciola differenza quanto alla coltura della casa, dalla condizione de primati maggiori, attendendo più tosto ad accumulare per la posterità, che a profondere per render maestosa la sua regia condizione.

Ma l'anno 1554, poiché nell'unione che chiamano ereditaria arosiense fu decretato, che passasse a gli eredi di Gustavo Primo la successione del regno a suoi figliuoli, cominciò la corte a prendere qualche forma, tutto che però non sia stata mai ridotta a regolazione che potesse dirsi decorosa alla condizione d'una gran maestà.

Ma la moderna regina ammaestrata dalla grandezza del suo genio si è fatta studiosa non solo di moderare gli abusi della corte antica, ma d'introduire riforme così aggiustate al buon stile che dove prima non si vedevano che picciole apparenze di maestà, al presente si conosca la Casa Reale costituita in quello splendore che basti a far spiccare debitamente il real decoro. Atteso che sin due anni fa solamente si è questa principessa governata colle regole de suoi maggiori a segno, che il suo ritiro non aveva che la regia camera del letto ò i gabinetti dove si portava a gli esercizi studiosi.

Niun'anticamera si distinguea. Capitava ogni sorte di persone sino alla porta delle sue stanze di maniera che si vedea talvolta assediata dalla frequenza de pretensori dai quali non si poteva sottrarre che col continuo sequestro dentro la propria camera reale.

Per questo fece ella primieramente formare una porta per dove non entrasse tanta mescolanza di persone a turbargli la quiete. E posciache le mutazioni sogliono ben spesso riuscire odiose, lasciando trascorrere qualche tempo sono state nei giorni che colà mi son trattenuto introdotte due altre riforme con che s'interclude e limita il passo alle genti, riducendo quasi la forma dell'anticamere alla guisa dell'imperiale, benché non affatto con quella osservata distinzione che si costuma a Vienna. Si è poi fatta per la real camera elezione della più scelta nobiltà nel servigio de paggi, ai quali si procura educazione ed esercizi conforme la condizione dei loro natali. Sono stati creati oltre il camerier maggiore che chiamano gran ciambellano [s]ei primi gentiluomini di camera, tutti titolati, e sotto ciascun di questi due gentiluomini di camera, ch'assistono le settimane, che loro [a]spettano di giro, avendo cresciuto il numero de soggetti, tanto de maggiori, quanto de più bassi servigi della camera, della tavola, della stalla.

In oltre s'è costituita guardia di cento gentiluomini vestiti alla livrea con casache di ricamo d'oro, che dividendosi in quattro squadre assistono vicendevolmente alla custodia del palazzo, oltre l'ordinaria guardia, fuori della prima anticamera, accompagnando la regina per la città, se vuole uscire, e per viaggio ancora, se si porta alla visita o ricreazioni per lo regno. Nè solamente si è mostrata curiosa d'accrescere questi servigi, ma di farsi ancora numerosa di soggetti di lettere, chiamatone dà Francia, d'Olanda, d'Alemagna e d'altri luoghi, che poi cerca di largamente rimunerare, tutto che la rigidezza del clima e molto spesso la scarsezza de danari, persuada loro di non trattenersi quanto tempo di longo la Maestà Sua ne sarebbe volonterosa.

Ma non è che si veda il decoro della corte in maggior splendore, che quando si frequenta l'anticamera da senatori, che suole accader tante volte, quante si raduna il Consiglio, essendo costume che s'interviene il re, precedano i senatori a servirlo di corteggio alle sue stanze e se viene la Maestà Sua divertita da qualche affare si portino, o per interesse, o per trattenimento all'anticamera reale. E qui si vede all'ora concorsa tutta la massa dello stato politico e militare, corpo che si sostenta, come l'umano colla proporzione di contrari.

Imperocché nella riduzione di tante persone di maneggio sovrabbonda colla diversità delle pretensioni anche la divisione de gli affetti che come nell'opinioni sono discordi, così nell'emulazioni si rendono eguali, onde poi nasca da questa radice l'invidia dall'invidia l'odio che si fa maestro con varietà de mezzi a sovrassalir l'emulo, à rendersi pari, cercando ciascuno di collibrare coll'aderenze de parziali l'autorità del suo concorrente. E se ben molti si trovano nella diversità delle cariche i pretensori ad ogni modo pare che come in tutte le reppubliche si riduca la somma delle emulazioni a due teste principali, mentre avviene, che stimandosi alcuno manco valido a contrastare l'opinioni, ò a mantenersi nel suo posto, aderisca al fomento di maggiore.

E qui pure s'osservò che traendo il gran cancelliere Oxenstiern la maggior parte de voti alla sua sentenza in Senato, fosse à contrastarlo il conte Magnus de la Gardie, il quale, se ben inferior di credito, s'avvanzava però nel maneggio de gli affari per l'inclinazioni della regina, per l'autorità in che si vedea costituito appresso Sua Maestà, e per la parentella colla Casa Reale, sposata la sorella del re eletto e del principe Adolfo, sorella cugina della regina.

L'origine delle quali fazioni all'ora parve che prendessero visibil forma quando per le continuate collazioni delle grazie reali, cominciò il conte Magnus ad essere osservato con qualche livore, opponendosi, benché infruttuosamente, il gran cancelliere, perché alla carica di marescial di Corte non fosse aggiunta dalla regina la dignità di senatore, parlando con aperti sentimenti nel Consiglio coll'assistenza di Sua Maestà alla quale volse accennare che fosse non solo incompatibile alla carica di maresciale di Corte la senatoria dignità, ma che perdesse questa molto del suo decoro, restando conferita al conte Magnus di così giovanile età, di cui fra le memorie di molti secoli non avrebbe potuto trovarsi esempio e di così poca esperienza che potea dirsi novello in ogni affare.

Tuttavolta, compiacendo la regina alla sua inclinazione, deliberò si dispensarne il conte, promovendolo al grado di senatore, che tanto più si fece in avvenire avverso dai sentimenti del gran cancelliere, quanto egli avea provata infesta l'opposizione di lui nel contrasto che fece alla regina, perché non l'avvanzasse a quest'onore. E ben però vero che se ben il conte si vedea fastoso per l'inclinazione della regina e per lo fomento de parziali, mai è avvenuto che possa, o vantaggiare, o bilanciare l'incontro de suoi voti con quelli dell'Oxenstiern, come si vide nell'aggiustamento di Brandenburg[o], al quale si sa certo, che la regina piegò l'animo obligato dal consenso del maggior numero de senatori, e nella disposizione che avea di muover ultimamente l'armi contro la Danimarca, dal che pure s'intese essersi astenuta perché fosse in Consiglio prevaluta la sentenza del gran cancelliere.

Poiché oltre il concetto di molto prudente negli affari, oltre il credito, in che l'esperienza de negozi ben pratticati l'ha potuto costituire, tiene il seguito in Senato di cinque aderenti della propria casa due figliuoli: il conte Giovanni, che fu ai trattati di Münster, ed il conte Erico, minor d'età, ma nelle cognizioni degli affari e nell'abilità di pratticarli di maggior concetto supposto e predicato dalla Corte eguale al padre; ed il suo fratello-cugino gran amiraglio, con due altri figliuoli senatori, ogn'un de quali, o per ragion di parentella, essendo tutti accasati con famiglie principali, o per aderenza d'interessi, o per uniformità di genio, si tira dietro alcun parziale.

E se ben pare che si trovino ancora altri uomini di stima il conte Pietro Brahe, presidente dell Consiglio di Giustitia, quello, che nel tempo delle dimore del re Gustavo in Germania esercitò la carica di viceré della Svezia e nella minorità della regina si mantenne pure in questo posto, soggetto' che conta nella serie de suoi antenati alcuni re elettivi ad ogni modo o la freddezza dell'età, che declina, o la sua elettiva retiratezza, fa, che si veda bisognoso di più tosto aderire che autorevole a tirare alcun seco a farsi partito.

Ed il generale Gustavo Horn, al presente gran contestabile del Regno, vivendo sempre fuori della Corte, benché si mantenga in opinione di grand'uomo e ben intendente, riesce però nell'agitazione degl'affari, come disutile affatto, parendo, ch'egli ricusi ogn'ingerenza fuor di quella, che gli ingiunge la carica d'assistere alle milizie del regno.

Vi sono anche i generali, ma questi prevagliono più nella stima dell'esecuzioni militari che del Consiglio degli affari politici. Se ben alla Corte de quattro più famosi non si vede, ch'il Wittenberg puro soldato, d'ogn'altra cosa quasi ignorante, e 'l Wrangel, senatori uomini ambedue d'età, ch'eccede di poco la virile ma di vivida e robusta salute, trattenendosi il Königsmarck, di nazione alemano, al suo governo nel ducato di Brem[a], ed il Douglas, generale della cavalleria, di nascita scosese, allievo del re Gustavo, al quale servì di paggio, al presente gran scudiere, ora dimorando a suoi beni, ora lasciandosi vedere alla Corte, par, che viva disapplicato della cura d'ogni interesse, fuor di quelli che li spettano per occasione delle cariche, soggetto di maniere molto destre e gentili, e per questo universalmente amato.

E di questi capi la regina, o sia per i benefizi, che li sono stati conferiti dalla sua regia liberalità, o per la cortese umanità, con che sempre li tratta e riceve si vede ch'essa ne può molto francamente disporre. Tuttavolta la mutazione, onde vengono tante alterazioni nella Corte originate può aver fatto, ch'inconformità de gl'interessi si vadano gli animi disponendo, conciliando ò dividendo.

Se ben certo il moderno re possede talenti naturali, che lo rendono molto riguardevole ed accommodato alla direzione delle pubbliche cose, maturo nel Consiglio, scarso di parole, ma proferite con seno, doue sia mestiero di spiegare i suoi sentimenti, cortese nel tratto e liberale, con che si guadagna l'affetto volgare, e tanto più quant'egli s'accommoda al vivere alla svedese, frequente e prolisso nei convitti nei quali pare che all'ora la Maestà resti dispensata a farsi famigliare, da che vengono gl'animi a conciliarsi maggiormente nell'amore.

Non ha però questo principe gran cognizione di lettere e non pare che molto se ne diletti, benché posseda quattro idiomi: svedese, alemano e francese in perfezione, e latino a sufficienza.

Corrisponde poi con gratitudine molto ossequiosa verso la regina, a contemplazione della quale è cosa certa ch'inclinassero gli ordini a nominarlo eletto per la successione alla Corona di Svezia.
Alla quale deliberazione si dispose con fermezza d'animo singolare, o perch'ella aborrise, come pur ora ne continua gli argomenti dalla soggezione al giogo maritale o perché di tutte le sue cose postume si prendese giuoco, come l'ho tal volta sentita, senza eccettuare la successione. Nè forse questi sentimenti altrove provenivano che dalle male e perverse opinioni che nell'età più tenera gli sono state impresse dall'empietà di persone irreligiosamente litterate (l'anima, ch'informa l'uomo, non destinguersi dalla materiale dei bruti corruttibile e mortale). Dalle sofistiche ragione de quali imbevuto il suo real ingegno pareva, che non si potesse per all'ora dare altrimente ad intendere.

Per questo una volta a buon proposito volse dire, che dopo la morte non andarebbe, dove s'erano portati i suoi maggiori; quasi che inferisse nè all'inferno, nè in paradiso, accennando a un certo modo col suono di queste parole un terzo luogo fra questi, ma in effetto motivando la sua credulità della risoluzione dell'anima col corpo mortale. Se ben certamente quanto ai sentimenti esteriori circa la religione, freno insensibile, con che vengono le volontà licenziose dei popoli moderate, professa la lettera evangelica di Lutero, non perché porti maggior inclinazione a questi errori ch'all'altre sette, ma perche vede così tornargli conto col mostrare aderenza di consenso nella fede con i popoli soggetti.

Tuttavolta fuori di quelle dimostranze che sono necessarie per confermarsi credito di religiosa non ostenta alcun esterior culto, come sarebbe, o la benedizione della tavola sua privata, che si costuma indifferentemente da tutti i luterani, o la frequenza della sacrilega communione, la quale non si vede a prendere che quasi obbligata per ovviare lo scandalo, o l'assistenza alle prediche alle quali non interviene che i giorni festivi per non toglier il commodo ai corteggiani della casa, che la devono udire. Perché questo è il costume del re, o di portarsi la festa col seguito della Corte solennemente in capella, o di farsi venire il predicatore in gran [Fyrkant], che pur anche cede à commodo della corte civile.

Ma credo che mostri ancora quest'avversione dalle prediche, perché si prenda tedio di sentire la rozza istruzione di quei predicanti nell'erudizioni molto volgari e nei concetti poco politi, mentre l'ingegno peregrino di questa gran principessa facilmente non si soddisfa delle cose triviali. È certo che nell'intelligenza del buono non ha mestiero di soggetto, che lo distingua alla sua capacità, di che spesso ho potuto avvedermene in molte letture della lingua italiana, nelle quali assai ben parea che sapesse commendare non la forza dei concetti solamente, ma la politia della frase, avendo sentito a collazionare in leggendo il Tasso, molti passi di Virgilio col confronto della recita dei versi latini di questo poeta dal Tasso traslati nell'epico suo poema.

Perroché nelle lingue che possiede è così franca quant'uomo esercitato e pure sono molte oltre la svedese, latina, greca, italiana, francese, che parla coll'accento perfetto, spagnuola, alemana, fiamenga ed olandese, che possono dirsi un'idioma medesimo, essendo distinte solo da quelche dialetto. Nè minori della memoria si conoscono le prerogative dell'ingegno, di capacità veloce, discorso pronto, accorta, e saggia, nel deliberare. E come nella disposizione e nella prattica del negozio si fà conoscere molto prudente, così nella diversione del maneggio delle cose pubbliche, occorrendo deponere il sussiego della Maestà nelle reduzione de suoi domestici, s'esercita nei trattenimenti con maniere molto gentili, arguta, faceta, erudita, secondo l'esibizione delle materie che si prendono per oggetto dei discorsi.

Nè le doti del corpo rispettivamente corrispondono male ai talenti dell'animo, notandosi disposizione molto aggiustata a gli esercizi, nel danzare, nel cavalcare, nel giocare al volante, nel tirare di pistola, o in altro che sia mestiero mostrare con gentilezza la desterità delle membra.

Solamente tiene un non so che di curvo verso la spalla drita, che però non pare che punto le tolga della buona apparenza, esercitandosi l'arte a coprire con bizarria quella picciola trascuratezza della natura, facendo sopra spicare un largo nodo d'una legaccia che serve d'ornamento accommodato alla qualità del suo real vestito. Ma il resto delle parti del corpo si divisa con proporzione di membra e lineamente ben proporzionati di bellezza, quasi virile più tosto che molle, di colore olivastro, ma chiaro, con gl'occhi grandi e naso anch'esso più tosto grande, che mezzano, ma che non scema vaghezza, nè maestà alla faccia, di statura, che può dirsi fra le donne mediocre, di voce quasi virile.

E la moda del suo vestire si vede anch'esso partecipare di maschile, e donnesco insieme, portando per ordinario un'innocente col collaro, e capello da maschio; è sotto l'innocente la sottana talare senza ornamento alcuno, poco vaga di gioie, fiori, o bindelli, che costumano le donne, mentre nè all'orecchia, nè al dito s'è mai veduta a portar gemma. E come si osserva ch'aborrisse da queste superstiziose industrie feminili di render più vaga la persona, così par quasi, che si mostri aliena affatto dal proprio sesso, non ammettendo mai alcuna dama ai suoi privati servigi o di camera, o di tavola, nè mai con esse addomesticandosi, fuorché nelle riduzioni di cavalieri per suo reale trattenimento quando sià mestiero d'esercitarsi o nell'ammaestramento de balletti o nelle ricreazioni di giocchi, che fogliono farsi molto spesso.

Due olandesi serventi di camera, gioveni di nascita plebea, gl'assistono quando solamente gli è bisogno vestirsi o spogliarsi, supplendo al resto i suoi valetti di Camera, gioveni anch'essi di condizione volgare di diverse nazioni. Tutta l'inclinazione che s'intende aver portata alle femine viene da lei communicata ad'una dama di casa Sparre, famiglia illustre, maritata al conte Giacomo de la Gardie, gran ciambellano, fratello del conte Magnus, che da Sua Maestà vien chiamata «la bella contessa» e da tutta la Corte.

Nulladimeno, se ben si vedono indizi di gran tenerezza, non s'è però mai saputo, o che gli sia dalla Maestà Sua stata impartita alcuna autorità nell'ingerenza de gl'affari o che sia stata dall'ambizione di questa dama pretesa, forse anche per tal causa molto grata alla padrona.

E questa dichiarazione di non aver favoriti, dai quali venga il suo real genio predominato, si è più volte sentita ad'ostentare, benché la collazione di tante mercedi fatte al conte Magnus e la riforma di pochi, ch'ultimamente ha preso nelle domestiche conversazioni, abbia fatto dalla corte sussurrare diversamente dalla Corte. Anzi che per questo specialmente si è creduto esser succeduto molte alterazioni nella Corte medesima ch'io per aver registrato nei qui congiunti fogli sopra i motivi c'hanno potuto muovere la regina alla rinoncia della Corona, a bella posta mi faccio lecito di trascurare, terminando qui la relazione di tutto quello c'hò potuto osservare sin'al giorno della mia partenza dalla Corte di Svezia, che fu l'ultimo gennaro 1654 della nostra redenzione.

Arckenholtz's transcript of the account:

Dello stato particolare della Regia Corte di Suezia 1654.
Non si sà, che la Corte di Suezia sia per l'adietro stata giamai di quello splendore, in che si troua al giorno d'hoggi, avengache le case e famiglie patiscano diminutione, ò ricevano vantaggio di stima dalla régolatione del genio de' Principi, che sono più ò meno dediti a sostentare il sossiego della Maestà Reale. Quindi è stato, che vivendosi anticamente sotto i Rè elettivi, non vedendo essi a continuare nella loro linea per natura l'insegne e rendite usuati, solevano ben' trattarli, come capi di Republica, ma distinguersi con picciola differenza, quanto alla coltura della casa, della conditione de' Primati Maggiori, attendendo più tosto ad accumulare per la posterità, che a profundere per rendere Maestosa la sua regia conditione.

Mà l'anno 1554, per che nell'unione, che chiamano heredita ria Arosiena, fù decretato che passasse a gli heredi di Gustavo primo la successione del Regno a suoi figlivoli, comminciò la Corte a prendere qualche forma, tuttò però, che non sia mai stata ridotta a tal régolatione, che potesse dirsi decorosa alla conditione d'una gran' Maestà. Mà la moderna Regina ammaestrata dalla grandezza del suo genio, s'è fatta studiosa, non solo di moderare gli abusi della Corte antica, mà d'introdurre riforme cosi aggiustate al buon' stile, che dove prima non si vedeano, che picciole apparenze di Maestà, al presente si conosce la casa reale constituita a quello splendore, che basta a far spicare debitamente il reale decoro. Peroche, sin da due anni in qua solamente, si è questa Prencipessa governata colle regole de suoi maggiori, a segno, che' l suo ritiro non havea, che la Regia Camara del letto, ò i gabinetti, dove si portava a gli essercitii studiosi, che però potevane dirsi apperti a tutt' i suoi famigliari. Ne una anticamera non si distinguera. Perveniva ogni sorte di persone sino alla porta delle sue stanze di maniera, che si vedea tal volta assediata dalla frequenza de Pretendenti, da i quali non si potea sottrarre, che con continuo sequestro dentro la propria camera reale. Per questo fece ella primieramente formare una porta, per dove non entrasse tanta mescolanza di persone a turbagli la quiete, e posciache le mutationi sogliono ben spesso riuscire odiose, lasciando trascorrer qualche tempo, sono state, ne i giorni, che colà mi sono tratenuto, introdotte due altre riforme, con che s'interclude, e limita il passo alle genti, riducendo quasi la forma dell'anticamere alla guisa dell'imperiale, benche non affatto con quell'osservata distintione, che si costuma in Viena. S'è poi fatta per la real Camera, elettione della più scelta nobiltà nel servitio de' paggi, a i quali si procura educatione, ed essercitii, conforme la conditione de' loro natali, sono stati creati, oltre il Camerier Maggiore, che chiamano gran Camberlano, sei primi Gentilhuomini di Camera, tutti titolati, e sotto ciaschun' di questi, due Gentilhuomini di Camera, che assistono le settimane, che loro aspettano di giro, havendo accresciuto il numero de soggetti tanto de maggiori, quanto de più bassi servitii della camera, della tavola, e della stalla. Fin oltre s'è constituita guardia di cento Gentilhuomini vestiti all'eroica, con Casache di ricamo d'oro, che dividendosi in quatro Squadre, assistono vicendevolmente alla custodia in palazzo, oltre l'ordinaria guardia fuori della prima anticamera, accompagnando la Regina per città, se vuole uscire, e per viaggio ancora, se si porta alla visita, ò recreazione pel Regno. Ne sòlamente si è mostrata curiosa d'accrescere questi servitii, mà di farsi ancora la Corte numerosa di soggetti letterati, chiamativi da Francia, da Olandia, da Germania, e d'altri luoghi, che poi cerca di largamente rimunerare, tutto che la rigidezza del clima, e molto spesso la Scarsezza de' denari persuada loro di non tratenersi lungo tempo, quanto là Maestà sua ne sarebbe volonterosa. Mà non é, che si veda il decoro della Corte in maggior splendore, che quando si frequenta l'anticamera da senatori, che suole accadére tante volte, quanto si raduna il Conseglio, essendo costume, che v'interviene il Rè, precedono i Senatori e servirlo di corteggio alle sue stanze, e se viene la Maestà sua divertita da qualche affare, si portano, ò per interesse, ò per tratenimento, all'anticamera reale. E qui si vede allora concorsa tutta la massa dello stato politico, e militare Corpo, che si sostenta come l'humano colla proportione di contrarii. Peroche nella riduttione di tante persone di maneggio suprabonda, colla diversità delle pretensioni anche là divisione degli effetti, che come nell'opinioni sono discordi, cosi nelle emulationi si rendono uguali, onde poi nasce da questa radice l'invidia, dall'invidia l'odio, che si fà maestro con varietá di mezzi a sovrassalir l'emolo, ò á rendersi pari, cercando ciascheduno di collibrare coll'adherenza de partiali l'autorità del suo concorrenze. E se ben molti si trovano nella diversità delle cariche, i pretensori ad ogni modo pare, che, come in tutte le Republiche, si riduca la somma dell'emulationi à due Teste principali; mentre aviene, che stimandosi alcuno manco valido a contrastare l'opinioni, ò à mantenersi nell suo posto, adherisca al fomento di maggiore; e qui pure s'osserva che trahendo il Gran Cancelario, la maggior parte de voti nella sua sentenza, fosse à contrapporlo, il Conte Magnus de la Gardie, il quale, se ben inferior di credito, s'avanzava però nel maneggio de gli affari per l'inclinazioni della Regina, per l'autorità in che si vedea constituito appresso sua Maestà, e per la parentela colla casa Reale, sposata la sorella del Rè allora eletto, e del Prencipe Adolpho, sorella Cugina della Regina.

L'origine delle quali fattioni all'or parve, che prendessero visibil' forma, quando per le continuate collationi delle gratie reali comminciò il Conte Magnus ad essere osservato con qualche livore, opponendosi, ben che infruttuosamente, il Gran Cancellario, per che alla carica di Marescial di Corte non fosse aggiunta della Regina la dignità di Senatore, parlando con apperti sentimenti nel conseglio coll'assistenza di Sua Maestà, alla quale volle attenare, che fosse non solo incompatibile alla Carica di Marescial di Corte la Senatoria dignità, ma che perdesse questa molto del suo decoro, restando conferita al Conte Magnus di cosi giovane età, de cui frà le memorii di molti secoli non hauerebbe potuto trovarsi essempio, e di cosi poca esperienza, che potea dirsi nuovo in ogni affare. Con tutto ciò compiaciendo la Regina alla sua inclinatione, deliberò si dispensarne il Conte, promovendolo al grado di Senatore, che tanto più si fece in avenire auverso da i sentimenti del Gran Cancellario, quant'egli havea provata infesta l'oppositione di lui nel contrasto che fece alla Regina, perche non l'avanzasse a quest'honore. E ben vero però, che se ben il Conte si vedeva fastoso per l'inclinatione della Regina, e pel fomento de' suoi partiali, che mai avenne, che potesse ò avantaggiare, ò bilanciare l'incontro dei suoi voti con quelli dell'Oxenstiern, come si vidde nell'aggiustamento di Brandenburg, al quale si sà certo, che la Regina piegasse l'animo, obligata dal consenso del maggior numero de Senatori, e nella dispositione, c'havea di movere ultimamente l'armi contro il Rè presente di Dannemarca; dal che pur s'intese essergli avenuta, perche fosse in conseglio prevaluta la sentenza del Gran Cancellario; Peroche, oltre il concetto di molto prudente ne gli affari, oltre il credito, in che l'esperienza de i negotii ben pratticati l'ha potuto costituire, tiene il segvito in Senato di cinque adherenti della propria casa, due figli, il Conte Giovanni, che fu à trattati di Munster, e il Conte Erico, minor d'età, ma nelle cognitioni degli affari, e nelle habilità di pratticarle di maggior concetto, suposto e predicato dalle Corte di talento eguale al Padre, e'l suo fratello cugino Gran-Amiralio, con due altri figlioli Senatori, ogn'un de quali, ô per raggion di parentela, essendo tutti accasati colli principali famiglie, ô per aderenza d'interessi, ò per uniformità di genio, si tira dietro qualche partiale. E se ben pare, che si trovino ancora altri huomini di stima, il Conte Piètro Brahe Presidente dell Conseglio di Justitia, quello, che nel tempo delle dimore del Rè Gustavo in Germania, essercitò la carica di Vice-Rè della Suezia, e nella minorità della Regina si mantenne pure in questo posto soggetto, che conta nella serie de suoi Antennati alcuni Rè ellettivi, ad ogni modo, ò la freddezza dell'età, che declina, ò la sua elettiva ritiratezza fà, che si veda bisognoso di piu tosto aderire, che autorevole atirare alcun seco à farsi partito. Ed il General Gustavo Horn al Presente General Contestabile del Regno, vivendo sempre fuori della Corte, benche si mantenga in opinione di grand huomo, e ben intendente, riesce però nell'agitatione degli affari, come inutile affatto, parendo, ch'egli ricusi ogn'ingerenza, fuor di quella, che gl'ingiunge la carica d'assistere alle militie del Regno. Vi sono anche i Generali, mà questi prevagliono nella stima dell'essecutione militari, che del conseglio de gli affari politici, se ben alla Corte de quatro più famosi, non si crede, che il Wittembergh puro soldato d'ogn'altra cosa quasi ignorante, e l' Wrangel senatori, huomini ambidue d'età, ch'eccede di poco la virile, mà di virida e robusta salute, tratenendosi il Chónismarck, di Natione Alemanno, al suo governo nell' Ducato di Brehmen, ed il Duglas Generali della Cavaleria, di nascita Scosese, allievo del Rè Gustavo, al quale servi di paggio, al presente grand Scudiero, hora dimorando a suoi beni, hora lasciandosi vedere alla Corte, par, che viva disapplicato della cura d'ogni interesse, fuor di quelli, che gli spettano per occasione delle cariche, soggetto di maniere molto destre e gentili, e per questo universalmente amato. E di questi capila Regina, ò sia per i beneficii, che gli sono stati conferiti dalla sua Regia liberalità, ò per la cortese humanità, con che sempre gli tratta e riceve, si vede, ch'essa né può molto francamente disporre, ogni volta nella mutatione del Conseglio, onde vengono tante alterationi nella corte originali, puo haver fatto, ch'in conformità de gli interessi si vedono gli animi disponendo, conciliando ò dividendo. Si ben é certo ch'il *moderno* Ré possiede talenti naturali, che lo rendono molto riguardevole, ed accommodato alla direttione delle publiche cose, meno nel Conseglio scarso di parole, ma proferite con senno, dove sia mestiero di spiegare i suoi sentimenti, certo se ben nel tratto è liberale, con che si guadagna l'affetto volgare, e tanto più quanto egli meglio s'accommoda alla regione del vivere alla Suedese, frequente, e prolisso ne i concetti, ne i quali parch'allora la Maestà stia dispensata a farsi famigliare, onde vengano gli animi a conciliarsi maggiormente nell'amore; Non hà però questo Principe gran cognitione di lettere, e non par, che molto se ne diletti, benche posseda quatro idiomi, Suedese, Tedesco, e Francese a perfettione, & il Latino a sufficienza.

Corrisponde poi con gratitudine molto ossequiose verso la Regina, a contemplatione della quale è cosa certa, ch'inclinassero gli Ordini a nominarlo eletto per la successione alla Corona di Suezia, alla quale deliberatione si dispose con franchezza d'animo singolare, ò per ch'ella abhorrisce, come pur hora ne continua gli argomenti dalla soggezzione al giogo maritale, ò per che distrutte le sue cose posthume si prenda per giuoco come l'hà talvolta sentita, senza ricercare la successione. Né forse questi sentimenti altronde provengono, che dalle male opinioni, che nella erà più tenera gli sono state impresse dall'empietà di persone irreligiosamente letterare. L'anima ch'informa l'huomo non distinguesi dalla materiale de' bruti corruttibile e mortale, e come che l'apparenza della ragione nella prova di questo riesce fisica, e la forza delle suppositioni, che sia immortale, ò s'appoggi alla fede, ò si mendichi dalla convenienza, o si sostenti con qualche argomento, che risolve l'animo più tosto alla presuntione, ch'alla cognitione, non si può dare altrimenti ad intendere da quello, che con sacrileghe eruditioni, fù al suo Real ingegno da principio ammaestrato. Per questo una volta a buon proposito volle dire, che doppo la morte non andarebbe, dove s'erano portati i suoi maggiori, quasi, ch'inferisce, ne all'inferno, ne in Paradiso, accennando, ad un certo modo, col suono di queste parole un terzo luogo, frà questi, mà in effetto motivando la sua credulità della risolutione dell'anima col corpo mortale. Se ben certamente, quanto à i sentimenti esterni circa la Religione fu insensibile, con che vengano le volontà licentiose de i popoli moderate, professa la lettera Evangelica di Luthero, non perche porti maggior inclinatione a questi errori, ch'all'altre settarie, mà per che vede cosi tornargli conto col mostrare adherenza di consenso nella fede cò i popoli soggetti. Ogni volta fuori di quelle dimostranze, che sono necessarie per confirmarsi creditò di Religiòne, non ostenta alcun esterior' culto, come sarebbe, ò la benedittione della tavola sua privata, che si costuma indifferentemente da tutti i Lutherani, ò la frequenza della sacrilega communione, la quale nòn si vede a prendere, che quasi obligata per obviare lo scandalo, ò l'assistenza alle prediche, alle quali non interviene ch'i giorni festivi, per non togliere il comodo a i cortegiani della casa, che la devono udire, perche questo è il costume de i Rè; ò di portarsi la festa col seguito della corte solennemente, in capella, ò di farsi venire il Predicatore in gran Tircano, che pur anche cede a comodo della corte civile. Mà credo, che mostri ancor' quest'aversione delle Prediche, perche si prenda tedio di sentire la rozza instruttioni di quel prédicatori nelle eruditioni molto vulgari, e ne i concetti poco politi, mentre l'ingegno peregrino di questà Prencipessa facilmente non si sodisfà delle cose triviali, e certo che nella intelligenza del buono, non ha mestiero di soggetto, che lo distingua alla sua capacità, di che spesso ho potuto accorgermi in molte lettere anche in lingua Italiana, nella quale assai ben parla, che sapesse commendare: non la forza del concetto solamente, mà la politia ancora della frase, havendo sentito a collationare in legendo il Tasso molti Passi di Virgillo col confronto della recita de i versi Latini di questo Poéta di Tasso traslatati, nell'epico suo poéma; Peroche nelle lingue, che possiede, é cosi franca, quant'huomo essercitato, e pure sono molte oltre la Suedese, Latina, Greca, Italiana, Francese che parla coll'accento perfetto, Spagnuola, Alemana, Fiaminga & Olandese, che possono dirsi un idioma medesimo, essendo solo distinte da quelche dialetto. Ne minori della memoria si conoscono le prerogative dell'ingegno, di capacità veloce, discorso pronto, accorta e saggia nel deliberare, e come nella dispositione, e nella prattica del negotio si fa conoscere, sopra l'età, e la conditione del sesso, molto prudente; cosi nella diversione del maneggio delle cose publiche, occorrendo deporre il sossiego della Maestà, nelle induttioni de suoi domestici, s'essercita ne i tratenimenti con maniere molto gentili, arguta, faceta, erudita, secondo l'essibittione delle materie, che si prendono per oggetto de i discorsi. Né la doti del Corpo respettivamenti, corrispondono male a i talenti dell'animo, notandosi dispositione molto aggiustata a gli essercizii, nel danzare, nel cavalcare, nel gioccare al volante, nel tirare di postola, ò in altro, che sia mestiero mostrare con gentilezza la desterità delle membra.
Solamente tiene un non so' che di curvo verso la spalla dritta, che però non pare, che punto gli tolga della buona apparenza, essercitandosi l'arte a coprir con bizarria quella piccola trascurratezza della natura, facendo sopra spicare un largo nodo d'una legavia, del suo Real Vestito. Ma il resto delle parti del corpo si divisa con proportione di membra, e lineamente ben proportionati di bellezza quasi virile, più tosto che molle, di colore olivastro, ma chiaro co' gli occhi gandi, e naso acuto, più tost o grande che mezano. Ma che non scema vaghezza, ne Maestà alla faccia, di statura frà le donne, che può dirsi mediocre, di voce quasi virile. E 'l modo del suo vestire si vede anch'esso participare di maschile, e donnesco insieme, portando per ordinario una Innocente col Collaro, e Capello da Maschio, e sotto la Innocente la sottana talara senza ornamento alcuno, poco vaga di gioce, fiori, e bindelli, che costumano le donne, mentre ne all'orrecchio, ne al collo, ne tampoco al dito s'é mai veduta à portar gemma. E come si osserva, ch'abhorrisce da queste superstitiose industrie feminili di render più vaga la persona, cosi par quasi, che si mostri aliena affatto dal proprio sesso, non admettendo mai alcuna dama à i suoi privati essercizii, ò di Camera, ò di tavola, ne mai con esse addomesticandosi, fuor che nelle riduttioni de Cavalieri per suo real tratenimento, quando sià mestiero l'essercitarsi, ò nell'amaestramento di balletti, ò nelle ricreationi di giuochi, che fogliono farsi molto spesso. Due Olandesi serventi di Camera Giouani di nascità plebea gli assistono, quando solamente gli è bisogno vestirsi, ò spogliarsi, supplendo al resto i suoi Valetti di Camera, Giouani anch'essi di conditione volgare di diverse nationi. Tutta l'inclinatione, che s'intende haver portato alle femine viene da lei comunicata ad una Dama di Casa, e di famiglia illustre, chiamata Ebba Sparre, adesto maritata al Conte Giacomo de la Gardie gran Ciamberlano, fratello del Conte Magnus, che da sua Maestà vien chiamata «la bella Contessa», e da tutta la Corte. Nulladimeno, se ben si vedono indicii di gran tenerezza, non si é però mai saputo, ò che le sia dalla Maestà sua stata compartita alcuna autorità nell'ingerenza degli affari, ò che sia stata dell'ambitione di questa Dama pretesa, foss'anche per tal causa molto caro alla Padrona. E questa dechiaratione di non haver favoriti, da i quali venga il suo Real genio predominato, si è più volte sentita ad ostentare, benche la collatione di tante mercedi fatte al Conte Magnus, e la riforma di pochi, ch'ultimamente hà preso nelle sue domestiche conversationi, habbia fatto dalla corte susurrare diversamente, anzi che per questo specialmente si é creduto esser succedute molte alterationi nella Corte, ch'io per haver registrato ne i qui congiunti fogli sopra i motivi, c'hanno potuto muovere la Regina alla rinoncia della Corona, a bella posta mi faccio lecito di trascurare; terminando qui la relatione di tutto quello, c'ho potuto osservare sin al giorno della mia partenza dalla Corte di Suezia, che fù l'ultimo Genaro 1654. della nostra Redentione.

French translation (my own):

On ne sait pas que la cour de Suède ait jamais eu cette splendeur où elle se trouve aujourd'hui, quoique les maisons et les familles souffrent d'un déclin ou reçoivent un avantage en estime de la régulation du génie des princes plus ou moins enclins aux sciences morales et vertus, plus ou moins libérales, plus ou moins vouées à soutenir l'autorité de la Majesté Royale.

C'est ainsi que, vivant autrefois sous les rois électifs, ne les voyant pas continuer dans leur lignée par nature, les insignes et les revenus royaux se traitaient comme des chefs de la république, mais ils se distinguaient avec peu de différence quant à la culture de la maison, de la condition des primates plus grande, se concentrant plutôt à accumuler pour la postérité qu'à prodiguer pour rendre majestueuse la condition royale.

Mais en 1554, lorsque dans l'union, appelée Union Héréditaire de Västerås, il fut décrété que la succession du royaume aux fils devait passer aux héritiers de Gustave Ier, la cour commença à prendre une certaine forme, même si elle fut jamais réduite à une réglementation que l'on pourrait dire convenable à la condition d'une grande majesté.

Mais la reine moderne, formée par la grandeur de son génie, s'est appliquée non seulement à modérer les abus de l'ancienne cour, mais à introduire des réformes si adaptées au bon style que là où auparavant on ne voyait que de petites apparences de majesté, aujourd'hui on ne voit plus que de petites apparences de majesté. Je peux voir que la Maison Royale est suffisamment établie dans cette splendeur pour mettre dûment en valeur le décorum royal. Étant donné que depuis seulement deux ans, cette princesse est gouvernée selon les règles de ses aînés en signe d'elle, à tel point que sa retraite n'avait que la chambre royale ou les cabinets où elle se prenait pour ses exercices studieux.

Dans une antichambre, elle ne se distingue pas. Toutes sortes de gens arrivaient à la porte de ses appartements, si bien qu'elle se trouvait parfois assiégée par la fréquence des prétendants auxquels elle ne pouvait échapper qu'en étant continuellement séquestrée dans sa propre chambre royale.

C'est pour cette raison qu'elle fit d'abord construire une porte afin qu'un tel mélange de personnes n'entre pas et ne perturbe pas la paix. Et comme les changements s'avèrent souvent odieux, laissant passer un certain temps, pendant les jours que j'y séjournai, deux autres réformes furent introduites qui bloquèrent et limitèrent le passage du peuple, réduisant presque la forme de l'antichambre à l'apparence impériale, mais pas du tout avec cette distinction observée qui est habituelle à Vienne. On élit alors pour la chambre royale la noblesse la plus choisie au service des pages, auxquelles l'éducation et les exercices sont pourvus conformément à leur condition de naissance. Outre le majeur chambellan, qu'on appelle le grand chambellan, ont été créés six premiers messieurs de la chambre, tous titrés, et sous chacun de ces deux messieurs de la chambre, qui assistent aux semaines qu'ils attendent, ayant augmenté le  nombre de sujets, de sorte que plusieurs des services les plus grands comme les plus bas de la chambre, de la table et de l'écurie.

En outre, une garde de cent gentilhommes, vêtus d'une livrée à soutanes brodées d'or, a été constituée, qui, se répartissant en quatre escouades, s'entraident pour la garde du palais, en plus de la garde ordinaire à l'extérieur de la première antichambre, accompagnant la reine à travers la ville si elle veut sortir, et pour de nouveaux voyages si elle se rend à des visites ou à des récréations pour le royaume. Non seulement elle s'est montrée curieuse d'augmenter ces services, mais de se rendre encore plus nombreuse dans des sujets littéraires appelés de France, de Hollande, d'Allemagne et d'ailleurs, qu'elle s'efforce alors de rémunérer largement, malgré la rigidité du climat et bien souvent la rareté de l'argent les persuade de ne pas rester aussi longtemps que Sa Majesté le souhaiterait.

Mais le décorum de la cour n'est pas vu avec plus de splendeur que lorsque l'antichambre est fréquentée par les sénateurs, ce qui arrive habituellement autant de fois que le Conseil se réunit. Comme il est d'usage que le roi intervienne, les sénateurs précèdent pour servir de cortège à ses appartements, et si Sa Majesté vient distraite par quelque affaire, ils se rendent, soit pour s'intéresser, soit pour se divertir, à l'antichambre royale. Et ici on voit alors la masse entière de l'État politique et militaire, un corps qui s'appuie, comme l'humain, sur la proportion des contraires.

Parce que dans la réduction de tant de gens de pouvoir, avec la diversité des prétentions, abonde aussi la division des affections qui, de même que dans les opinions elles sont discordantes, de sorte que dans les émulations elles deviennent égales, de sorte que de cette racine l'envie naît de l'envie, haine qui devient maître avec une variété de moyens pour surpasser le rival pour se rendre égal, chacun essayant de collaborer avec les adhésions des parties à l'autorité de son concurrent. Et s'il y a beaucoup de prétendants dans la diversité des charges, en tout cas il semble que comme dans toutes les républiques la somme des émulations se réduit à deux chefs principaux, alors qu'il arrive que certains soient considérés comme incapables de s'opposer aux opinions, ou de se maintenir à sa place, il adhère au foment du plus grand.

Et ici aussi, on a observé qu'en attirant au grand chancelier Oxenstierna la majorité des voix pour sa décision au Sénat, c'était le comte Magnus de la Gardie qui s'opposait à lui, qui, bien que très inférieur en crédit, avançait néanmoins dans la gestion du  affaires en raison des inclinations de la reine, en raison de l'autorité dans laquelle il se voyait constitué par Sa Majesté, et en raison des relations avec la Maison Royale, marié à la sœur du roi élu et du prince Adolphe, la cousine-sœur de la reine.

L'origine de ces factions semblait maintenant prendre forme visible lorsque, en raison des collations continues des grâces royales, le comte Magnus commença à être observé avec un certain ressentiment, s'opposant, bien que sans succès, au grand chancelier, parce que la reine n'a pas ajouté la dignité de sénateur à la charge de maréchal de la Cour, s'exprimant ouvertement au Conseil avec l'assistance de Sa Majesté à qui elle voulait mentionner que la dignité sénatoriale était non seulement incompatible avec la charge de maréchal de la cour, mais qu'elle  perdrait une grande partie de son décorum, restant conféré au comte Magnus à un si jeune âge, dont aucun exemple n'aurait pu être trouvé parmi les souvenirs de plusieurs siècles, et de si peu d'expérience qu'on pourrait dire qu'il était nouveau dans toutes les affaires.

Cependant, pour plaire à la reine, il décida de se passer du comte et de le promouvoir au rang de sénateur, qui devint par la suite d'autant plus hostile aux sentiments du grand chancelier qu'il avait senti son opposition infestée dans  le contraste qu'il faisait à la reine, pour ne pas l'avancer à cet honneur. Et pourtant, il est vrai que, bien que le comte paraisse pompeux en raison de l'inclination de la reine et de la promotion de partisans, il n'est jamais arrivé qu'il ait pu soit avantager, soit équilibrer la réunion de ses voix avec celles de l'Oxenstierna, comme c'est le cas qu'il a vu dans l'ajustement du Brandebourg, auquel on sait avec certitude que la reine s'est penchée sur son esprit, obligée par le consentement du plus grand nombre de sénateurs, et dans la disposition qu'elle a eue pour finalement déplacer les armes contre le Danemark, d'où il était  Il comprit aussi que cela s'était produit parce qu'il était au Conseil pour annuler la sentence du grand chancelier.

Car outre la notion d'être très prudent dans les affaires, outre le crédit, dans lequel l'expérience des transactions bien pratiquées a pu l'établir, il a deux fils au Sénat, à la suite de cinq membres de sa maison: le comte Jean, qui était traité de Münster, et le comte Eric, plus jeune en âge, mais plus intelligent dans sa connaissance des affaires et dans sa capacité à les mettre en pratique, supposé et prêché par la cour comme étant l'égal de son père; et son frère-cousin le grand amiral, avec deux autres fils sénatoriaux, dont chacun était marié à des familles importantes, soit pour des raisons de parenté, soit par adhésion d'intérêts, soit par uniformité de génie, ne suivant aucun parti.

Et s'il semble qu'il y ait encore d'autres hommes d'estime, le comte Pierre Brahe, président du Conseil de Justice, qui, pendant la résidence du roi Gustave en Allemagne, exerça la charge de vice-roi de Suède, et pendant la minorité de la reine il  s'est aussi maintenu à cette place, un sujet qui compte quelques rois électifs dans la série de ses ancêtres, en tout cas soit la froideur de son âge, qui décline, soit sa réticence élective lui fait se voir comme un besoin d'adhésion plutôt que de tirer l'autorité avec lui pour faire un parti.

Et le général Gustave Horn, présentement grand connétable du Royaume, vivant toujours en dehors de la cour, bien qu'il se maintienne dans l'opinion d'un grand homme et d'un homme bien intentionné, se débrouille néanmoins dans l'agitation des affaires, comme complètement inutile, puisqu'il semble qu'il doive refuser toute ingérence autre que celle que lui impose sa charge d'assister les milices du royaume.

Il y a aussi des généraux, mais ceux-ci prévalent plus dans l'estime des exécutions militaires que dans le Conseil des affaires politiques. Bien qu'à la cour des quatre plus célèbres on ne voit pas que Wittenberg, un pur soldat, presque ignorant de tout le reste, et Wrangel, qui sont tous deux sénateurs, tous deux hommes d'âge, et qui dépassent légèrement la virilité mais sont de constitution vive et robuste santé, conservant Königsmarck, de nationalité allemande, dans son gouvernement dans le duché de Brême, et Douglas, général de cavalerie, de naissance écossaise, élève du roi Gustave, dont il servit comme page, actuellement grand écuyer, résidant maintenant aux ses biens, se laissant maintenant voir par la cour, il semble qu'il vive sans se soucier d'aucun intérêt sauf ceux qui lui sont dus à l'occasion des services, soumis à des manières très adroites et douces, et pour cette raison il est universellement aimé.

Et de ces chefs, la reine, soit pour les bienfaits que lui confère sa libéralité royale, soit pour l'humanité courtoise avec laquelle elle les traite et les reçoit toujours, ne peut disposer d'eux très franchement, comme on le voit. Cependant la mutation qui a donné lieu à tant de changements à la cour a pu amener les esprits à se disposer, à se concilier ou à se diviser selon les intérêts.

Si le roi actuel possède certes des talents naturels, qui le rendent très respectable et apte à la gestion des affaires publiques, mûr dans son Conseil, pauvre en paroles, mais parlé avec le cœur, où il faut expliquer ses sentiments, courtois et libérale dans sa manière, avec laquelle il gagne l'affection commune, et d'autant plus qu'il s'adapte à la vie à la suédoise, fréquente et verbeuse dans les concepts avec lesquels il semble que Sa Majesté reste parfois exemptée de se familiariser, dont  les esprits viennent se réconcilier davantage dans l'amour.

Cependant, ce prince n'a pas beaucoup de connaissances en lettres et ne semble pas y prendre beaucoup de plaisir, bien qu'il maîtrise quatre langues: le suédois, l'allemand et le français à la perfection, et le latin suffisamment.

Il correspond alors avec une gratitude très obséquieuse envers la reine, en contemplation de laquelle il est certain que les ordres inclinaient à le désigner comme l'élu pour la succession à la Couronne de Suède.

A quelle décision elle se préparait avec une singulière fermeté d'esprit, soit parce qu'elle abhorrait, comme cela continue encore aujourd'hui, les arguments de la soumission au joug conjugal, soit parce qu'elle se moquait de toutes ses choses posthumes, comme je l'ai parfois entendu, sans excepter la succession. Peut-être ces sentiments ne sont-ils venus nulle part ailleurs que dans les opinions mauvaises et perverses qui lui ont été imprimées dès son plus jeune âge par l'impiété de personnes irréligieuse (l'âme, qui informe l'homme, ne peut être distinguée du matériel corruptible et mortel des brutes). D'après le raisonnement sophistique dont était imprégné son génie royal, il semblait que pour le moment il n'était pas possible de comprendre autrement.

C'est pour cette raison qu'elle a voulu un jour délibérément dire qu'après sa mort, elle ne voulait pas aller là où étaient allés ses aînés; presque comme si elle n'en déduisait ni l'enfer ni le paradis, faisant allusion d'une certaine manière par le son de ces mots à une troisième place parmi ceux-ci, mais motivant en fait sa crédulité dans la résolution de l'âme avec le corps mortel. Bien que certainement en ce qui concerne les sentiments extérieurs à l'égard de la religion, frein insensible avec lequel viennent les volontés licencieuses des peuples modérés, la lettre évangélique de Luther professe, non pas parce qu'elle porte une plus grande inclination à ces erreurs qu'aux autres sectes, mais parce qu'on le voit lui demander des comptes en faisant preuve d'une adhésion consensuelle dans la foi aux peuples assujettis.

Cependant, hormis les manifestations nécessaires pour confirmer sa réputation de religieuse, elle ne manifeste aucun culte extérieur, comme la bénédiction de sa table privée, pratiquée indifféremment par tous les luthériens, ou la fréquence des communions sacrilèges, qu'on la voit seulement prendre, presque obligée pour éviter le scandale, ou son assistance aux sermons, auxquels elle n'assiste que les jours de fête, pour ne pas ôter le confort des courtisans de la maison qui doivent l'entendre. Parce que c'est l'habitude des rois, soit de conduire solennellement la célébration avec la suite de la cour à la chapelle, soit de faire entrer le prédicateur dans le grand Fyrkant, qui cède aussi à la convenance à la cour civile.

Mais je crois qu'elle montre encore cette aversion pour les sermons, parce qu'elle s'ennuie d'entendre l'enseignement grossier de ces prédicateurs en éruditions très vulgaires et en concepts grossiers, tandis que l'esprit vagabond de cette grande princesse ne se contente pas facilement de choses triviales. Il est certain que dans l'intelligence de l'homme bon il n'y a pas besoin d'un sujet qui le distingue par sa capacité, ce que j'ai souvent pu constater dans de nombreuses lectures de la langue italienne, dans lesquelles il semblait très bien qu'elle savait comment saluer non seulement la force des concepts, mais la politique de la phrase, après avoir entendu de nombreux passages de Virgile rassemblés en lisant le Tasse avec la comparaison de la récitation des vers latins de ce poète traduits par le Tasse dans son poème épique.

Parce que dans les langues qu'elle possède, elle est aussi franche que n'importe quel savant, et pourtant il y en a beaucoup, outre le suédois, le latin, le grec, l'italien, le français, qu'elle parle avec l'accent parfait, l'espagnol, l'allemand, le flamand et le hollandais, qui peut être appelé le même idiome, ne se distingue que par ce dialecte. On ne sait pas non plus que les prérogatives de l'ingéniosité, de la rapidité d'exécution, de la rapidité du discours et du fait d'être astucieux et sage dans la délibération sont inférieures à la mémoire. Et de même que dans la disposition et la pratique des affaires elle se montre très prudente, de même dans le détournement de la gestion des affaires publiques, comme il est nécessaire de déposer l'autorité de Sa Majesté dans la réduction de ses serviteurs, elle pratique le divertissement avec des manières très aimables, spirituelles, facétieuses, érudites, selon la présentation des sujets qui sont pris comme objet des discours.

Les qualités de son corps ne correspondent pas non plus mal aux talents de son âme, puisqu'on remarque qu'elle a une disposition très adaptée aux exercices, à la danse, à l'équitation, à jouer au volant, à tirer au pistolet, ou à tout ce qui est nécessaire pour montrer avec grâce la dextérité de ses membres.

Elle n'a qu'une certaine courbure vers l'épaule droite qui ne semble cependant en rien enlever à sa belle apparence, pratiquant l'art de dissimuler bizarrement ce petit oubli de la nature en y nouant un gros nœud de dentelle, ce qui sert d'ornement adapté à la qualité de ses vêtements royaux. Mais le reste des parties de son corps est divisé avec des proportions de membres et des lignes de beauté bien proportionnées, presque viriles plutôt que douces, d'une couleur olive mais claire, avec de grands yeux et un nez aussi plutôt grand que moyen, mais cela n'enlève rien au charme ni à la majesté de son visage. Elle est d'une stature que l'on peut qualifier de médiocre parmi les femmes, avec une voix presque virile.

Et son façon de s'habiller est aussi considéré comme à la fois masculin et féminin, portant généralement une robe de fille avec un col et une coiffure d'homme; sous la robe de la jeune fille est la soutane sans aucun ornement, peu brillante avec les bijoux, les fleurs ou les rubans auxquels les femmes sont accoutumées, tandis qu'on n'a jamais vu ni son oreille ni son doigt portant une pierre précieuse. Et de même qu'on observe qu'elle abhorre ces recherches superstitieuses féminines visant à rendre sa personne plus charmante, de même il semble presque qu'elle se montre complètement étrangère à son propre sexe, n'admettant jamais aucune dame à ses services privés, que ce soit à la chambre ou à table, ou ne s'y apprivoisant que dans les réductions de cavaliers pour son divertissement royal lorsqu'il faut s'exercer soit à l'enseignement des ballets, soit aux recréations de jeux, ce qui peut se faire très souvent.

Deux domestiques de chambre hollandais, jeunes hommes de naissance plébéienne, ne l'aident que lorsqu'elle a besoin de s'habiller ou de se déshabiller, prenant le reste de ses valets de chambre, également jeunes hommes de condition vulgaire venus de différentes nations. Tout le penchant qu'elle aurait porté aux femmes est communiqué par elle à une dame de la maison de Sparre, famille illustre, mariée au comte Jacques de la Gardie, grand chambellan et frère du comte Magnus, qui s'appelle «la belle comtesse» par Sa Majesté et par toute la Cour.

Néanmoins, bien qu'il y ait des signes de grande tendresse, on n'a jamais su si Sa Majesté lui avait donné une quelconque autorité pour s'immiscer dans les affaires ou si cela était exigé par l'ambition de cette dame, peut-être aussi pour cette raison très reconnaissante envers sa patronne.

Et cette déclaration de ne pas avoir de favoris, d'où prédomine son génie royal, a souvent été ressentie comme affichée, bien que le rassemblement de nombreuses miséricordes faites au comte Magnus et la réforme de quelques-unes, qu'elle a récemment prises dans ses conversations domestiques, a amené la Cour à chuchoter différemment. En effet, c'est notamment pour cette raison qu'on a cru que de nombreux changements s'étaient produits dans la cour elle-même et que, ayant consigné dans les pages ci-jointes ci-dessus les raisons qui ont pu pousser la reine à renoncer à la Couronne, je me permets délibérément de les ignorer, terminant ici le rapport de tout ce que j'ai pu observer jusqu'au jour de mon départ de la Cour de Suède, qui fut le dernier janvier 1654 de notre rédemption.

Swedish translation (my own):

Det är inte känt att Sveriges hov någonsin har haft den prakt som det finns idag, även om hus och släkter lida försämring eller få en fördel i aktning av regleringen av genialitet hos de furstar som är mer eller mindre benägna till  moralvetenskap och dygder, mer eller mindre liberala, mer eller mindre ägnade åt att stödja Kungliga Majestäts auktoritet.

Så var det så att, som levde i gamla tider under de utvalda konungarna, utan att se dem fortsätta i sin linje av naturen, de kungliga insignierna och inkomsterna som användes för att behandla sig själva som ledare för republiken, men de utmärker sig med liten skillnad när det gäller odlingen av huset, från tillståndet för primater större, koncentrerar sig snarare på att ackumulera för eftervärlden än på att slösa för att göra det kungliga tillståndet majestätiskt.

Men år 1554, då det i förbundet, kallat Arvföreningen av Västerås, förordnades att riket efter ens söner skulle övergå till Gustav I:s arvingar, började hovet få någon form, ehuru det var aldrig reducerat till en reglering som kan sägas vara prydlig för tillståndet av en stor majestät.

Men den nuvarande drottningen, tränad av sitt geni, har blivit flitig inte bara att moderera det antika hovets övergrepp, utan att införa reformer så anpassade till god stil att där man tidigare bara såg små majestätssken, för närvarande kan man se att Konungahuset är tillräckligt etablerat i den prakten för att vederbörligen framhäva den kungliga hövligheten. Med tanke på att denna prinsessa sedan bara två år tillbaka har styrts med sina äldres regler som ett tecken på henne, så mycket att hennes reträtt bara hade den kungliga sängkammaren eller skåpen dit hon tog sig själv för sina flitiga övningar.

I en förkammare utmärker hon sig inte. Alla möjliga människor anlände till dörren till hennes rum, så mycket att hon ibland fann sig belägrad av frekvensen av friare från vilka hon bara kunde fly genom att ständigt bli avskild i sin egen kungliga kammare.

Av den anledningen lät hon först bygga en dörr så att en sådan blandning av människor inte skulle komma in och störa lugnet. Och eftersom förändringar ofta visar sig vara avskyvärda och låter lite tid gå, under de dagar som jag stannade där, infördes två andra reformer som blockerade och begränsade folkets passage, och nästan reducerade formen av förkammaren till den kejserliga skepnaden, men inte alls med den observerade distinktionen som är bruklig i Wien. Val gjordes då till kungliga kammaren för den mest utvalda adeln i sidornas tjänst, för vilken utbildning och övningar tillhandahålls i enlighet med deras bördsvillkor. Förutom kammarherren, som man kallar överkammarherren, har sex första kammarherrar skapats, alla titulerade, och under var och en av dessa två herrar av kammaren, som deltar i de veckor som de väntar, efter att ha ökat antal ämnen, så att många av de större såväl som de lägre tjänsterna i kammaren, bordet och stallet.

Vidare har en vakt på hundra herrar, klädda i livré med guldbroderade kassocker, inrättats, som, indelade sig i fyra trupper, bistå varandra vid bevakningen av slottet, förutom den ordinarie vakten utanför första förkammaren, följer med drottningen genom staden om hon vill gå ut, och för vidare resor om hon tar sig till besök eller rekreationer för riket. Hon har inte bara visat sig nyfiken på att utöka dessa tjänster, utan även göra sig ännu fler i litterära ämnen som kallas från Frankrike, Holland, Tyskland och andra platser, som hon sedan försöker att få en bred ersättning, även om klimatets stelhet och mycket ofta bristen på pengar övertalar dem att inte stanna så länge som Hennes Majestät skulle vilja.

Men hovets dekorum ses inte i större prakt än när förkammaren besöks av rådsmän, vilket vanligtvis sker lika många gånger som rådet sammanträder. Eftersom det är brukligt att konungen ingriper, går rådsmännen före för att tjäna som en cortège till hennes rum, och om Hennes Majestät kommer avledas av någon affär, går de, antingen för intresse eller för underhållning, till den kungliga förkammaren. Och här ser man på den tiden hela den politiska och militära statens massa, en kropp som stöds, liksom den mänskliga, av andelen motsatser.

För i reduktionen av så många maktmänniskor, med mångfalden av pretentioner, florerar också uppdelningen av tillgivenheter som, precis som i åsikter, är disharmoniska, så att de i efterlikningar blir jämlika, så att avundsjuka härifrån uppstår av avund, hat som blir en mästare med en mängd olika sätt att överträffa rivalen för att göra sig själv jämlik, var och en försöker samarbeta med parternas anslutningar till sin konkurrents auktoritet. Och om det finns många anspråkare i mångfalden av ämbeten, verkar det i alla fall som i alla republiker summan av emuleringarna reduceras till två huvudhuvuden, medan det händer att vissa anses sakna förmåga att motsätta sig åsikter, eller att bibehålla sig själva på sin plats, den vidhäftar den störres drivkraft.

Och även här observerades, att genom att locka Rikskanslern Oxenstierna majoriteten av rösterna för hans utslag i Rådet, var det greve Magnus de la Gardie som motsatte sig honom, som, ehuru mycket underlägsen i kredit, likväl avancerat i ledningen av angelägenheter på grund av drottningens böjelser, på grund av den auktoritet, i vilken han såg sig utgöra av Hennes Majestät, och på grund av förhållandet till Konungahuset, gift med syster till den utvalde konungen och till prins Adolf, drottningens syster-kusine.

Ursprunget till dessa fraktioner tycktes nu ta sig synligt form när greve Magnus på grund av de kungliga nådernas fortlöpande sammansmältningar började iakttas med viss förbittring, och motsatte sig, om än utan framgång, storkanslern, eftersom hovmarskalksämbetet inte gavs rådsmans värdighet av drottningen, talade med öppna känslor i rådet med hjälp av Hennes Majestät till vilken hon ville nämna att senatorns värdighet inte bara var oförenlig med ämbetet som hovmarskalk, utan att det skulle förlora mycket av sin dekorum, kvarstå tillskriven greve Magnus vid en så ung ålder, av vilken inget exempel kunde funnits bland många seklers minnen och av så ringa erfarenhet, att han kunde sägas vara ny i varje angelägenhet.

Men, för att tillfredsställa drottningen till hennes böjelse, beslöt han att avstå från greven och befordrade honom till riksmans rang, som i framtiden blev desto mer negativt inställd till Rikskanslerns känslor, ty han hade känt sitt motstånd infekterat i  kontrasten han gjorde till drottningen, så att hon inte skulle avancera honom till denna ära. Och likväl är det sant, att även om greven ansågs vara pompös på grund av drottningens benägenhet och framkallande av partier, så hände det aldrig att han vare sig kunde gynna eller balansera mötet mellan sina röster och Oxenstiernas röster såg han i Brandenburgs anpassning, till vilken man med säkerhet vet, att drottningen böjde sin ande, förpliktad genom det största antalet rådsmäns samtycke, och i läggningen måste hon slutligen flytta vapen mot Danmark, varifrån det var förstod också att det hade hänt eftersom han satt i Rådet och åsidosatte Rikskanslerns dom.

Eftersom han förutom konceptet att vara mycket försiktig i angelägenheter, förutom kredit, där erfarenheten av väl utövade transaktioner har kunnat etablera honom, har han två söner i Rådet, efter fem medlemmar av hans hus: greve Johan, som var fördrag i Münster, och greve Erik, yngre i åldern, men av större begrepp i sin kunskap om angelägenheter och i sin förmåga att utöva det, antogs och predikades av hovet att vara sin far lika; och hans bror-kusin Riksamiralen, med två andra söner i Riksrådet, som var och en var gifta med ledande familjer, antingen av släktskapsskäl, eller för att följa intressen, eller för att genialiteten var enhetlig, utan att följa något parti.

Och om det tycks finnas ytterligare andra ansedda män, greve Per Brahe, president i Justitierådet, som under tiden för konung Gustavs residens i Tyskland utövade ämbetet som vicekonung i Sverige, och under drottningens minoritet bibehöll sig också på denna plats, en undersåte som räknar några valbara konungar i serien av sina förfäder, i alla fall antingen sin tids kyla, som avtar, eller hans valbara återhållsamhet gör att han ser sig behöva snarare hålla sig än auktoritativ till att dra någon med honom för att göra ett parti.

Och general Gustaf Horn, för närvarande Riksmarsken, alltid levande utanför hovet, ehuru han vidhåller sig i en stor mans och en välmenande mans mening, klarar sig likväl i sakernas agitation, såsom fullkomligt värdelös, ty det verkar som om han måste vägra någon annan inblandning än den som hans ämbete att bistå Rikets milis ålägger honom.

Det finns också generaler, men dessa råder mer i aktning av militära avrättningar än i Rådet för politiska angelägenheter. Även om man vid hovet av de fyra mest kända inte ser att Wittenberg, en ren soldat, nästan okunnig om något annat, och Wrangel, som båda är rådsmän, båda män i åldern och som något överstiger manligheten men är livliga och robusta hälsa, behållande Königsmarck, av tysk nationalitet, i sin regering i hertigdömet Bremen, och Douglas, general för kavalleriet, av skotsk börd, elev till konung Gustav, som han tjänade som page, för närvarande överstallmästare, nu resident till hans tillgångar, som nu låter sig ses av hovet, verkar det som om han lever utan att ta hand om några intressen utom de som tillkommer honom i samband med gudstjänsterna, föremål för mycket fingerfärdiga och milda seder, och av denna anledning är han universellt älskad.

Och av dessa hövdingar kan drottningen, antingen för de förmåner som har tillerkänts honom genom hennes kungliga frikostighet eller för den hövliga mänsklighet med vilken hon alltid behandlar dem och tar emot dem, inte mycket uppriktigt disponera med dem, som man ser. Den förändring som har givit upphov till så många förändringar vid hovet kan dock ha gjort att sinnena disponerats, förlikats eller splittrats i enlighet med intressen.

Medan den nuvarande konungen säkerligen besitter naturliga begåvningar, som gör honom mycket respektabel och lämpad för att sköta offentliga angelägenheter, mogen i sitt råd, fattig i ord, men talad från hjärtat, där det är nödvändigt att förklara sina känslor, artig i sina sedvanor och frisinnigt, med vilket han förtjänar gemensam tillgivenhet, och så mycket mer som han anpassar sig till att leva på svenskt sätt, frekvent och mångsidig i de begrepp, med vilka det tycks som om Hans Majestät stundom förblir befriad från att göra sig bekant, varav andarna kommer att försonas mer i kärlek.

Denne furste har dock inte mycket kunskap om litteratur och tycks inte ha mycket nöje därav, ehuru han besitter fyra språk: svenska, tyska och franska till perfektion, och latin tillräckligt.

Han korresponderar då med mycket oberäknelig tacksamhet mot drottningen, i betraktelse därav är det säkert att orden benägna att utse honom som den utvalde för efterföljden till Sveriges Krona.

Till vilket beslut hon förberedde sig med enastående fasthet i sinnet, antingen därför att hon avskyr, som även nu fortsätter, argumenten från underkastelse under det äktenskapliga oket eller för att hon gjorde narr av alla sina postuma saker, som jag ibland har hört, utan att undanta succession. Dessa känslor kom kanske inte heller någon annanstans än från de onda och perversa åsikter som i tidig ålder imponerades på henne av irreligiöst utbildade människors ogudaktighet (själen, som informerar människan, kan inte särskiljas från det förgängliga och dödliga materialet av odjur). Av det sofistiska resonemang som hennes kungliga geni var genomsyrat av tycktes det tills vidare inte vara möjligt att förstå annat.

Av den anledningen ville hon en gång målmedvetet säga att hon efter hennes död inte ville gå dit hennes äldre hade gått; nästan som om hon inte drog slutsatsen att varken helvetet eller paradiset antydde på ett visst sätt med ljudet av dessa ord en tredje plats bland dessa, men i själva verket motiverade hennes godtrogenhet i själens upplösning med den dödliga kroppen. Även om visserligen angående de yttre känslorna angående religionen, en okänslig broms, med vilken moderata folks lösaktiga viljor kommer, bekänner Luthers evangeliska brev, inte för att det medför större böjelse för dessa villfarelser än för de andra sekterna, utan för att man ser det ställa henne till svars genom att visa samförstånd i tro med de underdåniga folken.

Men bortsett från de demonstrationer som är nödvändiga för att bekräfta hennes rykte som en religiös kvinna, visar hon ingen yttre tillbedjan, såsom välsignelsen av hennes privata taffel, som praktiseras likgiltigt av alla lutheraner, eller frekvensen av helgerliknande nattvard, som hon endast ses ta, nästan skyldig att undanröja skandal, eller hennes närvaro vid predikanerna, som hon bara deltar på helgdagar för att inte ta bort trösten för hushållets hovmän som måste höra det. Ty detta är konungars sed, antingen att föra firandet med hovets följe högtidligt till kapellet, eller att låta predikanten komma in i den stora Fyrkant, som även ger efter för civila hovets bekvämlighet.

Men jag tror att hon fortfarande visar denna motvilja mot predikningar, eftersom hon blir uttråkad av att höra dessa predikanters grova instruktion i mycket vulgära lärdomar och oartigt begrepp, samtidigt som denna stora prinsessas vandrande intellekt inte lätt nöjer sig med triviala saker. Det är visst, att det i den gode mannens intelligens inte behövs något ämne, som utmärker honom genom hans förmåga, vilket jag ofta har kunnat se i många läsningar av det italienska språket, där det mycket väl föreföll att hon kunde berömma inte bara styrkan i begreppen, utan också frasens politik, efter att ha hört många passager av Vergilius sammanställda under läsningen av Tasso med jämförelsen av recitationen av de latinska verserna av denna poet översatt av Tasso till hans episka dikt.

För i de språk hon besitter är hon lika uppriktig som vilken lärd man som helst, och ändå finns det många, förutom svenska, latin, grekiska, italienska, franska, som hon talar med perfekt accent, spanska, tyska, flamländska och holländska, som kan kallas samma idiom, kännetecknas endast av den dialekten. Inte heller är privilegierna för uppfinningsrikedom, snabb förmåga, redo diskurs och att vara klok och klok i övervägande kända för att vara mindre än minne. Och precis som hon i angelägenheternas disposition och utövande gör sig känd för att vara mycket försiktig, så vid avledning av förvaltningen av offentliga angelägenheter, eftersom det är nödvändigt att fastställa Hennes Majestäts auktoritet i minskningen av hennes tjänare, utövar underhållning med mycket snällt uppförande, kvick, fasansfull, lärd, enligt presentationen av de ämnen som tas som föremål för diskurserna.

Inte heller motsvarar hennes kroppsegenskaper dåligt hennes själs talanger, ty man märker att hon har en mycket anpassad läggning för övningar, dans, ridning, fjäderboll, pistolskjutning eller annat som är nödvändigt att med behag visa hennes lemmars skicklighet.

Hon har bara en viss kurva mot höger axel, som dock inte tycks förringa hennes snygga utseende det minsta, hon utövar konsten att på ett bisarrt sätt dölja den lilla översynen av naturen genom att spetsa en stor knut spets över den, som fungerar som en prydnad anpassad till kvaliteten på hennes kungliga kläder. Men resten av hennes kroppsdelar är uppdelade med proportioner av lemmar och välproportionerade skönhetslinjer, nästan virila snarare än mjuka, av oliv men ljus färg, med stora ögon och en näsa som också är ganska stor än medelstor, men som inte minskar charmen eller majestätet i hennes ansikte. Hon är av en storlek som kan sägas vara medelmåttig bland kvinnor, med en nästan manlig röst.

Och modet på hennes klänning ses också vara både manligt och kvinnligt, vanligtvis klädd i en flickklänning med krage och en herrfrisyr; under flickklänning finns tröjan utan någon prydnad, inte särskilt ljus med de juveler, blommor eller band som kvinnor är vana vid, medan varken hennes öra eller hennes finger någonsin har setts bära en pärla. Och precis som det observeras att hon avskyr dessa vidskepliga kvinnliga strävanden att göra sin person mer charmerande, så verkar det nästan som att hon visar sig vara helt främmande för sitt eget kön, och aldrig släpper in någon kvinna i sina privata tjänster, vare sig i kammaren eller vid bordet, eller aldrig tämja sig med dem utom i nedsättningar av kavaljerer för hennes kungliga underhållning när det är nödvändigt att öva antingen i balettundervisning eller i återskapandet av spel, vilket kan göras mycket ofta.

Två holländska kammartjänare, unga män av plebejisk börd, hjälper henne bara när hon behöver klä på sig eller klä av sig, och tar över resten från hennes kammartjänare, även unga män av vulgärt tillstånd från olika nationer. All den böjelse, som hon förstås ha fört med sig till kvinnor, meddelas av henne till en fru av huset Sparre, en illustra familj, gift med greve Jakob de la Gardie, överkammarherren och bror till greve Magnus, som kallas »den sköna grevinnan« av Hennes Majestät och av hela hovet.

Icke desto mindre, även om det finns tecken på stor ömhet, har det aldrig varit känt om Hennes Majestät har givit henne någon auktoritet att blanda sig i angelägenheter eller om det krävdes av denna dams ambition, kanske också av denna anledning mycket tacksam mot hennes beskyddarinna.

Och denna förklaring om att inte ha några favoriter, från vilken hennes kungliga geni kommer att överväga, har ofta känts som prålig, även om sammanställningen av många nåder som gjorts mot greve Magnus och reformen av några få, som hon nyligen har tagit in i sitt domestiska samtal, har fått hovet att viska annorlunda. I själva verket, särskilt av denna anledning, har det ansetts att många förändringar har ägt rum i själva hovet, som jag, efter att ha antecknat de skäl som kan ha fått drottningen att avsäga sig Kronan, på de bifogade sidorna ovan, medvetet tillåter mig att ignorera det, avslutande här berättelsen om allt vad jag kunnat iakttaga fram till dagen för min avfärd från Sveriges hov, som var den sista januari 1654 av vår inlösen.

English translation (my own):

It is not known that the court of Sweden has ever had that splendour in which it is found today, although houses and families suffer a decline or receive an advantage in esteem from the regulation of the genius of the princes who are more or less inclined towards moral sciences and virtues, more or less liberal, more or less dedicated to supporting the authority of the Royal Majesty.

So it was that, living in ancient times under the elective kings, not seeing them continue in their line by nature, the royal insignia and revenues used to treat themselves as leaders of the republic, but they distinguish themselves with little difference as regards the cultivation of the house, from the condition of primates greater, concentrating rather on accumulating for posterity than on lavishing to make the royal condition majestic.

But in the year 1554, when in the union, called the Hereditary Union of Västerås, it was decreed that the succession of the kingdom to one's sons should pass to the heirs of Gustav I, the court began to take some form, although it was never reduced to regulation that could be said to be decorous to the condition of a great majesty.

But the current Queen, trained by the greatness of her genius, has become diligent not only in moderating the abuses of the ancient court, but in introducing reforms so adapted to good style that where previously only small appearances of majesty were seen, at present one can see the Royal House is sufficiently established in that splendour to duly highlight the royal decorum. Given that since only two years ago this princess has been governed with the rules of her elders as a sign of her, so much so that her retreat had only the royal bedchamber or the cabinets where she took herself for her studious exercises.

In an antechamber she does not distinguish herself. All sorts of people arrived at the door of her rooms, so much so that she sometimes found herself besieged by the frequency of suitors from whom she could only escape by continually being sequestered inside her own royal chamber.

For this reason she first had a door built so that such a mixture of people would not enter and disturb the peace. And as changes often turn out to be odious, allowing some time to pass, during the days that I stayed there, two other reforms were introduced which blocked and limited the passage of the people, almost reducing the form of the antechamber to the imperial guise, although not at all with that observed distinction that is customary in Vienna. An election was then made for the royal chamber of the most select nobility in the service of pages, for whom education and exercises are provided in accordance with the condition of their birth. In addition to the Major Chamberlain, whom they call the Grand Chamberlain, six first gentlemen of the chamber have been created, all titled, and under each of these two gentlemen of the chamber, who attend the weeks that they wait around, having increased the number of subjects, so that many of the greater as well as the lower services of the chamber, of the table, and of the stable.

Furthermore, a guard of one hundred gentlemen, dressed in livery with gold embroidered cassocks, has been set up, who, dividing themselves into four squads, assist each other in the guarding of the castle, in addition to the ordinary guard outside the first antechamber, accompanying the Queen through the city if she wants to go out, and for further travel if she takes herself to visits or recreations for the kingdom. Not only has she shown herself curious to increase these services, but to make herself even more numerous in literary subjects called from France, Holland, Germany and other places, which she then tries to widely remunerate, although the rigidity of the climate and very often the scarcity of money persuade them not to stay as long as Her Majesty would want.

But the decorum of the court is not seen in greater splendour than when the antechamber is frequented by senators, which usually happens as many times as the Council meets. As it is customary for the King to intervene, the senators precede to serve as a cortège to her rooms, and if Her Majesty comes diverted by some affair, they go, either for interest or for entertainment, to the royal antechamber. And here one sees at the time the whole mass of the political and military state, a body that is supported, like the human one, by the proportion of opposites.

Because in the reduction of so many people of power, with the diversity of pretensions, the division of affections also abounds which, just as in opinions they are discordant, so that in emulations they become equal, so that from this root envy arises from envy, hatred which becomes a master with a variety of means to surpass the rival to make itself equal, each trying to collaborate with the adhesions of the parties the authority of its competitor. And if there are many claimants in the diversity of offices, in any case it seems that as in all republics the sum of the emulations is reduced to two main heads, while it happens that some are considered lacking in ability to oppose opinions, or to maintain themselves in its place, it adheres to the greater's foment.

And here too it was observed that by attracting the Grand Chancellor Oxenstierna the majority of votes for his ruling in the Senate, it was Count Magnus de la Gardie who opposed him, who, although much inferior in credit, nevertheless advanced in the management of the affairs due to the inclinations of the Queen, due to the authority in which he saw himself constituted by Her Majesty, and due to the relationship with the Royal House, married to the sister of the elected King and of Prince Adolf, the Queen's cousin-sister.

The origin of these factions now seemed to take visible shape when, due to the continuous collations of the royal graces, Count Magnus began to be observed with some resentment, opposing, although unsuccessfully, the Grand Chancellor, because the dignity of senator was not added to the office of Marshal of the Court by the Queen, speaking with open feelings in the Council with the assistance of Her Majesty, to whom she wanted to mention that the senatorial dignity was not only incompatible with the office of Marshal of the Court, but that it would lose much of its decorum, remaining conferred on Count Magnus at such a young age, of whom no example could have been found among the memories of many centuries, and of such little experience that he could be said to be new in every affair.

However, pleasing the Queen to her inclination, he decided to dispense with the Count, promoting him to the rank of senator, who in the future became all the more adverse to the feelings of the Grand Chancellor, as he had felt his opposition infested in the contrast he made to the Queen, so that she would not advance him to this honour. And yet it is true that although the Count was seen to be pompous due to the Queen's inclination and the fomenting of partials, it never happened that he was able to either advantage or balance the meeting of his votes with those of the Oxenstierna, as is he saw in the adjustment of Brandenburg, to which it is known for certain that the Queen bent her spirit, obliged by the consent of the greatest number of senators, and in the disposition she had to finally move arms against Denmark, from which it was also understood that it had happened because he was in the Council overriding the Grand Chancellor's sentence.

Since in addition to the concept of being very prudent in affairs, in addition to credit, in which the experience of well-practiced transactions has been able to establish him, he has two sons in the Senate, following five members of his house: Count Johan, who was treaties of Münster, and Count Erik, younger in age, but of greater concept in his knowledge of affairs and in his ability to practice it, supposed and preached by the court to be equal to his father; and his brother-cousin the Grand Admiral, with two other senatorial sons, each of whom were all being married to leading families either for reasons of kinship, or for adherence of interests, or for uniformity of genius, following no party.

And if it seems that there are still other men of esteem, Count Per Brahe, president of the Council of Justice, who, during the time of King Gustav's residence in Germany, exercised the office of viceroy of Sweden, and during the Queen's minority he also maintained himself in this place, a subject who counts some elective kings in the series of his ancestors, in any case either the coldness of his age, which declines, or his elective reticence makes him see himself in need of rather adhering than authoritative to pull any with him to make a party.

And General Gustaf Horn, at present the Grand Constable of the Realm, always living outside the Court, although he maintains himself in the opinion of a great man and a well-intentioned man, nevertheless manages in the agitation of affairs, as completely useless, since it seems that he he must refuse any interference other than that which his office of assisting the militias of the kingdom enjoins upon him.

There are also generals, but these prevail more in the esteem of military executions than in the Council of political affairs. Although at the court of the four most famous one does not see that Wittenberg, a pure soldier, almost ignorant of anything else, and Wrangel, who are both senators, both men of age, and who slightly exceed manhood but are of vivid and robust health, retaining Königsmarck, of German nationality, in his government in the duchy of Bremen, and Douglas, general of the cavalry, of Scottish birth, the pupil of King Gustav, whom he served as page, at present Grand Equerry, now residing to his assets, now allowing himself to be seen by the court, it seems that he lives without caring for any interests except those that are due to him for the occasion of the services, subject of very dexterous and gentle manners, and for this reason he is universally loved.

And of these chiefs, the Queen, either for the benefits that have been conferred on him by her royal liberality or for the courteous humanity with which she always treats them and receives them, cannot very frankly dispose with them, as is seen. However, the mutation which has given rise to so many alterations at court may have caused the minds to be disposed of, conciliated or divided in accordance with interests.

While the current King certainly possesses natural talents, which make him very respectable and suited to the management of public affairs, mature in his Council, poor in words, but spoken from the heart, where it is necessary to explain one's feelings, courteous in his manner and liberal, with which he earns common affection, and all the more so as he adapts to living in the Swedish way, frequent and verbose in the concepts with which it seems that at times His Majesty remains exempt from making himself familiar, from which the spirits come to reconcile more in love.

However, this prince does not have much knowledge of literature and does not seem to take much pleasure in it, although he possesses four languages: Swedish, German and French to perfection, and Latin sufficiently.

He then corresponds with very obsequious gratitude towards the Queen, in contemplation of which it is certain that the orders inclined to nominate him as the chosen one for the succession to the Crown of Sweden.

To which decision she prepared herself with singular firmness of mind, either because she abhorred, as even now continues, the arguments from subjection to the marital yoke or because she made fun of all her posthumous things, as I have sometimes heard, without excepting succession. Nor perhaps did these feelings come anywhere else other than from the evil and perverse opinions that were impressed upon her at an early age by the impiety of irreligiously educated people (the soul, which informs man, cannot be distinguished from the corruptible and mortal material of brutes). From the sophistical reasoning with which her royal genius was imbued, it seemed that for the time being it was not possible to understand otherwise.

For this reason she once purposefully wanted to say that after her death she did not want to go where her elders had gone; almost as if she inferred neither Hell nor Paradise, hinting in a certain way with the sound of these words a third place among these, but in effect motivating her credulity in the resolution of the soul with the mortal body. Although certainly regarding the external feelings regarding religion, an insensitive brake, with which the licentious wills of moderate peoples come, the evangelical letter of Luther professes, not because it brings greater inclination to these errors than to the other sects, but because one sees it bring her to account by showing consensus adherence in faith with the subject peoples.

However, apart from those demonstrations that are necessary to confirm her reputation as a religious woman, she does not display any external worship, such as the blessing of her private table, which is practiced indifferently by all Lutherans, or the frequency of sacrilegious communion, which she is only seen taking, almost obligated to obviate scandal, or her attendance at the sermons, which she only attends on holidays so as not to take away the comfort of the courtiers of the household who have to hear it. Because this is the custom of kings, either to bring the celebration with the Court's retinue solemnly to the chapel, or to have the preacher come into the great Fyrkant, which also gives in to the convenience of the civil court.

But I believe that she still shows this aversion to sermons, because she gets bored of hearing the crude instruction of those preachers in very vulgar eruditions and impolite concepts, while the wandering intellect of this great princess is not easily satisfied with trivial things. It is certain that in the intelligence of the good man there is no need for a subject that distinguishes him by his ability, which I have often been able to see in many readings of the Italian language, in which it very well seemed that she knew how to commend not only the strength of the concepts, but the politics of the phrase, having heard many passages of Virgil collated while reading Tasso with the comparison of the recitation of the Latin verses of this poet translated by Tasso into his epic poem.

Because in the languages ​​she possesses she is as frank as any learned man, and yet there are many, in addition to Swedish, Latin, Greek, Italian, French, which she speaks with the perfect accent, Spanish, German, Flemish and Dutch, which can be called the same idiom, being distinguished only by that dialect. Nor are the prerogatives of ingenuity, of quick ability, ready discourse, and being shrewd and wise in deliberation, known to be less than memory. And just as in the disposition and practice of affairs she makes herself known to be very prudent, so in the diversion of the management of public affairs, as it is necessary to lay down the authority of Her Majesty in the reduction of her servants, she practices entertainment with very kind manners, witty, facetious, erudite, according to the presentation of the subjects that are taken as the object of the discourses.

Nor do the qualities of her body correspond badly to the talents of her soul, as one notices she has a very adapted disposition for exercises, in dancing, in riding, in playing badminton, in shooting a pistol, or in anything else that is necessary to show with grace the dexterity of her limbs.

She only has a certain curve towards her right shoulder which, however, does not seem to detract from her good appearance in the slightest, practicing the art of bizarrely covering up that little oversight of nature by spiking a large knot of lace over it, which serves as an ornament suited to the quality of her royal clothing. But the rest of the parts of her body are divided with proportions of limbs and well-proportioned lines of beauty, almost virile rather than soft, of an olive but light colour, with large eyes and a nose which is also rather large than medium, but which does not diminish the charm nor the majesty in her face. She is of a stature which can be said to be mediocre among women, with an almost virile voice.

And the fashion of her dress is also seen to be both masculine and feminine, usually wearing a girl's dress with a collar and a men's hairstyle; under the girl's dress is the cassock without any ornament, not very bright with the jewels, flowers, or ribbons which women are accustomed to, while neither her ear nor her finger has ever been seen wearing a gem. And just as it is observed that she abhors these superstitious feminine pursuits of making her person more charming, so it almost seems that she shows herself to be completely alien to her own sex, never admitting any lady to her private services, whether in the chamber or at table, or never taming herself with them except in the reductions of cavaliers for her royal entertainment when it is necessary to practice either in the teaching of ballets or in the recreations of games, which can be done very often.

Two Dutch chamber servants, young men of plebeian birth, assist her only when she needs to dress or undress, taking over the rest from her valets de chambre, also young men of vulgar condition from different nations. All the inclination that she is understood to have brought to women is communicated by her to a lady of the house of Sparre, an illustrious family, married to Count Jakob de la Gardie, the Grand Chamberlain and the brother of Count Magnus, who is called "the beautiful Countess" by Her Majesty and by the entire court.

Nonetheless, although there are signs of great tenderness, it has never been known whether Her Majesty has given her any authority in interfering in affairs or whether it was demanded by the ambition of this lady, perhaps also for this reason very grateful to her patroness.

And this declaration of having no favourites, from which her royal genius comes to predominate, has often been felt to be flaunted, although the collation of many mercies made to Count Magnus and the reform of a few, which she has recently taken into her domestic conversations, has caused the court to whisper differently. Indeed, for this reason in particular it has been believed that many alterations have taken place in the court itself which, having recorded in the attached pages above the reasons which may have moved the Queen to renounce the Crown, I deliberately allow myself to ignore it, finishing here the report of everything I have been able to observe up to the day of my departure from the court of Sweden, which was on the last January 1654 of our redemption.

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