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Bibliothèque interuniversitaire (Montpellier); Manuscrits de la reine Christine; Diverse scritture della regina sopra la religione; Alcuni fogli che demostrano il gran zelo della regina Christina di glor. mem. per la santa fede, qual fosse il suo desiderio à propagarla e con che generosita d'animo soccoreva chi l'abbraciava; Notice sur Hambourg, [s. l.], [s. d.] (digitisation page 7v-8r)
Christine (1626-1689 ; reine de Suède), Manuscrits de la reine Christine : Diverse scritture della regina sopra la religione, 1601-1700.
[En ligne sur https://ged.scdi-montpellier.fr/florabium45/jsp/nodoc.jsp?NODOC=2023_DOC_MONT_MBUM_82] (consulté le 24/10/2024 10:18).
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The accounts (in Andreas Galdenblad's handwriting):
Pervenuta in Hamburgo la nuoua dell'elevatione al Pontificato di Clemente IX. di S[an]ta Mem[oria]: S. M. fece preparar Magnifiche feste di fuochi, Jlluminationi et espositioni del ritratto et arme Pontificie con tale Splendidezza, che non haverebbe potuto fare più in mezzo a Roma di quello fece in d[ett]a Città tutta heretica. Durante il giorno, l'innumerabil popolo che accorse ad vn Spettacolo tanto in solito, Scrollò la testa; fremò di rabbia strillando con voce alta, «Che Pont Max che Pont Max?» Senza ardir di far o dir altro. Mà conspirati in tumulto generale ritornorono alle due hore di notte, portando armi, Sassi, fuoco risoluti a ferire, bruggiare, distruggere et operar alla peggio. ben presto Spenserono tutti i Lumi con li Sassi che p[er] le fenestre fioccauano in modo, che in niun Luogo Si staua Sicuro dentro le stanze. Essendo al primo rumore Serrato il Portone corsero a buttarlo giù, ò ad applicarui il fuoco, fra tanto che altri circondorono d'ogni lato il Palazzo gridando p[er] tutto fuoco e morte. Stavano dentro al Portone dui pezzi di Canone, che S. M. fece caricar di Cartocci, et al Segno che hauerebbe lei stessa dato, ordinava che Spalancato all'improviso il Portone Si Sparasse in Croce Sulla folla in Piazza, p[er] quell'effetto Scese lei in persona la prima con la Spada in mano, Seguitata da più Principi, quali benche heretici Spiravano tutta vendetta contro tanta insolenza, e con loro tutta la Servitù disposti e ben in ordine tutti a ben menar li mani. Mà nel mentre Si Scendevano le Scale, arrivò il Maggistrato con tutta la gverniggione a Cavallo et a piedi, quali benche a colpi Sicuri ferissero et amazzassero molto non pottero Sedar la furia della Canailla che maggiorm[en]te infieriva. Jl Maggistrato fattosi largo Sin al Portone, con uoce alta fece intendere che erano venuti p[er] Servire S. M. Secondo il lor dovere, e desiderando parlar furono ammessi; Onde giettatisi a Suoi piedi, la Supplicorono instantemente haver cura della Real Sua Persona, e stante l'incertezza dell'essito, volersi ritirare p[er] la porta Segreta in vna Casa dirimpetto oue haueua ordinato due Compagnie di Soldati ad occupar la Strada e rendere Sicuro il passo. Fù difficile il persuaderglilo, mà continuando Sempre la buglia, e loro a Supplicare, finalm[en]te S'indusse a farlo, lasciando a loro et alli Soldati la cura di procurar la quiete, che con grand[issi]mo stento Si ottenne. Alcuni delli tumultuanti furono presi et il giorno Seguente impiccati, mà perche il far l'istesso con tutti li complici haverebbe sterminata mezza la Città, ritornò tutto il Maggistrato à Supplicarne vivam[en]te il perdono, e S. M. ringrattiandoli della loro fatighe et attentioni, che havevano hauute per Servirla, gli l'accordò. Mà perche ne volle cauare beneficio p[er] li Cattolici, in riparo di tall'eccesso, ne essigè p[er] Sempre in d[ett]o Palazzo anche in Sua assenza il libero essercitio della Relig[io]ne Cattolica, in modo, che con atto publico da reggistrasi tra li atti della Città, Si palesasse p[er] le Piazza, Strade e Sulle cantonate a tutti, che chionque osasse mai in qualonque modo insultare ò interrompere le devotioni e funtioni Cattoliche che ui Si facessero, Sarebbe Senza remiss[io]ne punito con la morte, e fosse libero à tutti Cattolici d'interveniarvi Senza impedimento veruno Sotto la med[esim]a pena; Jl che havendo il Senato consentito, e con la publicatione esseguito, comprò S. M. p[er] tal effetto il d[ett]o Palazzo, e vi stabilì vna Cappella Reggia ben ornata e fornita d'ogni bisognevole, constituendovi dui Cappellani, che ben provisti ui manteneva Sin all'anno 1678, allora che p[er] le grand'urgenza ne quali Si trovò S. M. a causa delle guerre, che havevano occupato e ruinato li Suoi Dominij, fù il Palazzo venduto, e dismesso in esso il d[ett]o Essercitio con infinito dolore de Cattolici chi l'havevano per l'adietro pratticato con altretanta lor consolatione. E restò la Corte di Suetia Sopra modo mortificata in ueder che la Regina d'un tanto male Seppe cauarne tanto bene, e che in una Città potentiss[i]ma non Sua, haveva ottenuto d[ett]o essercitio anche p[er] altri et in Sua assenza, che in Suetia era stato negato a lei med[esim]a et al di lei poco Seguito.
With modernised spelling:
Pervenuta in Amburgo la nuova dell'elevazione al pontificato di Clemente IX (di santa memoria), Sua Maestà fece preparar magnifiche feste di fuochi, illuminazioni ed esposizioni del ritratto ed arme pontificie con tale splendidezza che non avrebbe potuto fare più in mezzo a Roma di quello fece in detta città tutta eretica.
Durante il giorno, l'innumerabil popolo che accorse ad un spettacolo tanto insolito scrollò la testa, fremò di rabbia strillando con voce alta: «Che Pontifex Maximus?! Che Pontifex Maximus?!», senza ardir di far o dir altro.
Ma, conspirati in tumulto generale ritornorono alle due ore di notte, portando armi, sassi, fuoco, risoluti a ferire, bruggiare, distruggere et operar alla peggio. Ben presto spenserono tutti i lumi con li sassi che per le fenestre fioccavano in modo che in niun luogo si stava sicuro dentro le stanze. Essendo al primo rumore serrato il portone corsero a buttarlo giù o ad applicarvi il fuoco, fra tanto che altri circondorono d'ogni lato il palazzo, gridando per tutto fuoco e morte.
Stavano dentro al portone dui pezzi di canone che Sua Maestà fece caricar di cartocci ed al segno che avrebbe lei stessa dato, ordinava che spalancato all'improviso il portone si sparasse in croce sulla folla in piazza, per quell'effetto scese lei in persona la prima con la spada in mano, seguitata da più principi quali, benché eretici, spiravano tutta vendetta contro tanta insolenza, e con loro tutta la servitù disposti e ben in ordine tutti a ben menar li mani.
Ma, nel mentre si scendevano le scale, arrivò il magistrato con tutta la guarnigione a cavallo ed a piedi, quali benché a colpi sicuri ferissero et ammazzassero molto non poterò sedar la furia della canaglia che maggiormente infieriva. Il magistrato, fattosi largo sin al portone, con voce alta fece intendere che erano venuti per servire Sua Maestà secondo il lor dovere, e, desiderando parlar, furono ammessi.
Onde, giettatisi a suoi piedi, la supplicorono instantemente aver cura della real sua persona, e stante l'incertezza dell'esito, volersi ritirare per la porta segreta in una casa dirimpetto ove aveva ordinato due compagnie di soldati ad occupar la strada e rendere sicuro il passo. Fu difficile il persuaderglilo, ma, continuando sempre la buglia e loro a supplicare, finalmente s'indusse a farlo, lasciando a loro ed alli soldati la cura di procurar la quiete, che con grandissimo stento si ottenne.
Alcuni delli tumultuanti furono presi, ed il giorno seguente impiccati, ma perché il far l'istesso con tutti li complici avrebbe sterminata mezza la città, ritornò tutto il magistrato a supplicarne vivamente il perdono; e Sua Maestà ringraziandoli della loro fatighe ed attenzioni che avevano avute per servirla, gli l'accordò.
Ma, perché ne volle cavare benefizio per li cattolici in riparo di tall'eccesso, ne esige per sempre in detto palazzo anche in sua assenza il libero esercizio della religione cattolica in modo che con atto pubblico da registrasi tra li atti della città, si palesasse per le piazza, strade e sulle cantonate a tutti che chiunque osasse mai in qualunque modo insultare o interrompere le devozioni e funzioni cattoliche che vi si facessero sarebbe senza remissione punito con la morte, e fosse libero a tutti cattolici d'interveniarvi senza impedimento veruno sotto la medesima pena.
Il che, avendo il Senato consentito, e con la pubblicazione eseguito, comprò Sua Maestà per tal effetto il detto palazzo e vi stabilì una cappella reggia ben ornata e fornita d'ogni bisognevole, constituendovi dui cappellani che ben provisti vi manteneva sin all'anno 1678, allora che per le grand'urgenza ne quali si trovò Sua Maestà, a causa delle guerre che avevano occupato e ruinato li suoi domini, fu il palazzo venduto e dismesso in esso il detto esercizio con infinito dolore de cattolici chi l'avevano per l'addietro pratticato con altretanta lor consolazione.
E restò la corte di Svezia sopra modo mortificata in veder che la regina d'un tanto male seppe cavarne tanto bene, e che in una città potentissima non sua, aveva ottenuto detto esercizio anche per altri ed in sua assenza, che in Svezia era stato negato a lei medesima ed al di lei poco seguito.
French translation (my own):
Lorsque la nouvelle de l'élévation au pontificat de Clément IX (de sainte mémoire) parvint à Hambourg, Sa Majesté fit préparer de magnifiques célébrations avec des feux d'artifice, des illuminations et des expositions du portrait et des armoiries pontificales avec une telle splendeur qu'elle n'aurait pu faire plus au cœur de Rome qu'elle n'a fait dans ladite ville toute hérétique.
Pendant la journée, les innombrables personnes qui affluaient pour assister à un spectacle aussi insolite secouaient la tête, tremblaient de rage et criaient à haute voix: «Quel Pontifex Maximus?! Quel Pontifex Maximus?!», sans oser faire ou dire quoi que ce soit d'autre.
Mais, conspirés dans un tumulte général, ils revinrent à deux heures du matin portant des armes, des pierres et du feu, résolus à blesser, brûler, détruire et faire le pire qu'ils pourraient. Bientôt, ils éteignirent toutes les lumières avec les pierres qui tombèrent par les fenêtres, de sorte que personne ne se trouva en sécurité à l'intérieur des pièces. Comme la porte se refermait au premier bruit, ils coururent l'enfoncer ou y mettre le feu, tandis que d'autres entouraient le bâtiment de tous côtés, criant partout au feu et à la mort.
Dans la porte se trouvaient deux pièces de canon que Sa Majesté avait chargées de poudre, et au signal qu'elle donnerait elle-même, elle ordonna que la porte s'ouvrît brusquement et qu'une croix fût tirée sur la foule qui se trouvait sur la place. Pour cet effet, elle descendit elle-même la première, l'épée à la main, suivie de plusieurs princes qui, bien qu'hérétiques, respiraient la vengeance contre une telle insolence, et avec eux étaient tous les serviteurs, tous bien rangés et prêts à se battre.
Mais, pendant qu'ils descendaient l'escalier, le magistrat arriva avec toute la garnison à cheval et à pied, qui, bien qu'ils en blessèrent et en tuèrent beaucoup à coups sûrs, ne purent apaiser la fureur de la canaille qui était la plus déchaînée. Le magistrat, s'étant dirigé vers la porte, fit savoir à haute voix qu'ils étaient venus pour servir Sa Majesté selon leur devoir, et, désirant parler, ils furent admis.
Sur quoi, se jetant à ses pieds, ils la supplièrent instamment d'avoir soin de sa royale personne, et, vu l'incertitude de l'issue, de se retirer par la porte secrète d'une maison située en face, où elle avait ordonné à deux compagnies de soldats d'occuper la route et de sécuriser le passage. Il fut difficile de la convaincre, mais, comme le chaos continuait et qu'ils le suppliaient, elle accepta finalement de le faire, les laissant, ainsi que les soldats, s'occuper d'assurer la paix, ce qui fut obtenu avec beaucoup de difficulté.
Quelques-uns des émeutiers furent capturés et pendus le lendemain; mais comme en faisant de même avec tous les complices, on aurait exterminé la moitié de la ville, tous les magistrats revinrent lui demander instamment pardon; et Sa Majesté, les remerciant des efforts et des attentions qu'ils avaient eues à la servir, le lui accorda.
Mais, parce qu'elle voulait en tirer profit pour les catholiques afin de réparer un tel excès, elle exige à jamais dans ledit palais, même en son absence, le libre exercice de la religion catholique de telle manière qu'avec un acte public qui soit enregistré parmi les actes de la ville. Il soit fait connaître à tous dans les places, les rues et aux coins que quiconque oserait de quelque manière insulter ou interrompre les dévotions et les fonctions catholiques qui s'y dérouleraient serait puni de mort sans rémission, et tous les catholiques seraient libres d'y participer sans aucun empêchement sous la même peine.
Lequel, le Sénat ayant consenti à cela, et la publication faite, Sa Majesté acheta à cet effet ledit palais et y établit une chapelle royale bien ornée et fournie de toutes nécessités, nommant deux chapelains qui la pourvoyèrent bien jusqu'à l'année 1678, lorsque, par suite de la grande urgence où se trouvait Sa Majesté à cause des guerres qui avaient occupé et ruiné ses états, le palais fut vendu, et ladite pratique y fut discontinuée, à la tristesse infinie des catholiques qui l'avaient auparavant pratiquée avec une égale consolation.
Et la cour de Suède fut extrêmement mortifiée de voir que la reine avait pu tirer tant de bien d'un tel mal, et que dans une ville très puissante qui n'était pas la sienne, elle avait obtenu pour les autres et en son absence un tel exercice qui en Suède lui avait été refusé, à elle et à sa petite suite.
Swedish translation (my own):
När nyheten om upphöjningen av Clemens IX (helig i åminnelse) till pontifikatet nådde Hamburg, lät Hennes Majestät förbereda magnifika firanden med fyrverkerier, illuminationer och uppvisningar av det påvliga porträttet och vapensköldarna med sådan prakt att hon inte kunde ha gjort mer i hjärtat av Rom än hon gjorde i den nämnda helt och hållet kätterska staden.
Under dagen skakade på huvudet de otaliga människorna som strömmade till ett så ovanligt spektakel, darrade av raseri och ropade med hög röst: »Vilken Pontifex Maximus?! Vilken Pontifex Maximus?!«, utan att våga göra eller säga något annat som helst.
Men, konspirerade i ett allmänt tumult kom de tillbaka klockan två på morgonen med vapen, stenar och eld, beslutade att såra, bränna, förstöra och göra det värsta de kunde. Snart släckte de alla ljusen med stenarna som regnade ner genom fönstren så att ingen var säker inne i rummen. När dörren stängdes vid det första ljudet, sprang de för att bryta ner den eller sätta eld på den, medan andra omringade byggnaden på alla sidor och ropade för eld och död överallt.
Innanför porten låg två kanonstycken som Hennes Majestät hade laddat med krut, och på signal som hon själv skulle ge, beordrade hon att porten plötsligt skulle kastas upp och ett kors skjutas mot folkmassan på torget. För detta ändamål var hon själv den första som kom ned med svärd i hand, följd av flera furstar som, även om de var kättare, andades hämnd mot sådan oförskämdhet, och med dem var alla tjänare, alla välordnade och stridsberedda.
Men medan de gick nedför trappan, anlände magistraten med hela garnisonen till häst och till fots, som, fastän de sårade och dödade många med säkra skott, inte kunde stilla raseriet hos det patrasket som rasade mest. Magistraten, efter att ha tagit sig till porten, tillkännagav med hög röst att de hade kommit för att tjäna Hennes Majestät enligt sin plikt, och, eftersom de önskade tala, blev de insläppta.
Varpå de, kastande sig för hennes fötter, bad henne uppriktigt att ta hand om sin kungliga person och, med tanke på osäkerheten om utgången, att dra sig tillbaka genom den hemliga dörren till ett hus mitt emot, där hon hade beordrat två kompanier soldater att ockupera vägen och säkra passagen. Det var svårt att övertala henne, men när kaoset fortsatte och de bad gick hon till slut med på att göra det, och lämnade dem och soldaterna att ta hand om friden, vilket uppnåddes med stor svårighet.
Några av upprorsmakarna tillfångatogs och hängdes följande dag, men eftersom att göra detsamma med alla medbrottslingarna skulle ha utrotat halva staden, återvände alla domare för att uppriktigt be henne om ursäkt; och Hennes Majestät, tackande dem för deras ansträngningar och uppmärksamhet som de hade haft för att tjäna henne, beviljade den.
Men eftersom hon ville dra nytta av det för katolikerna för att reparera ett sådant överskott, kräver hon för alltid i nämnda palats, även i sin frånvaro, den fria utövandet av den katolska religionen på ett sådant sätt att med en offentlig handling att registreras bland stadens akter. Det borde göras känt för alla på torg, gator och i hörnen att den som på något sätt vågade förolämpa eller avbryta de katolska andakter och funktioner som hölls där skulle straffas med döden utan eftergift, och alla katoliker skulle vara fria att delta i dem utan hinder under samma påföljd.
Vilket, sedan Senaten samtyckte härtill, och med verkställd publicering, Hennes Majestät för detta ändamål köpte nämnda palats och där upprättade ett kungligt kapell väl utsmyckat och försett med alla förnödenheter och utnämnde två kapellaner som försörjde henne väl till året 1678, då på grund av den stora eftertrycklighet som Hennes Majestät befann sig i på grund av de krig, som hade ockuperat och förstört hennes herradömen, såldes palatset, och nämnda övningen upphörde i det, till oändlig sorg för de katoliker som hade tidigare utövat den med lika tröst.
Och det svenska hovet blev ytterst förfärat över att se att drottningen hade kunnat få ut så mycket gott ur en sådan ondska, och att hon i en mycket mäktig stad som inte var hennes egen hade fått sådan övning för andra och i hennes frånvaro, som i Sverige hade nekats henne och hennes lilla svit.
English translation (my own):
When the news of the elevation of Clement IX (of holy memory) to the pontificate reached Hamburg, Her Majesty had magnificent celebrations prepared with fireworks, illuminations and displays of the pontifical portrait and coats of arms with such splendour that she could not have done more in the heart of Rome than she did in the said entirely heretical city.
During the day, the innumerable people who flocked to such an unusual spectacle shook their heads, trembled with rage, and shouted in a loud voice: "What Pontifex Maximus?! What Pontifex Maximus?!", without daring to do or say anything else.
But, conspired in a general tumult they returned at two o'clock in the morning carrying weapons, stones and fire, resolved to wound, burn, destroy and do the worst they could. Soon they put out all the lights with the stones that rained down through the windows so that no one was safe inside the rooms. As the door was closed at the first noise, they ran to break it down or set fire to it, while others surrounded the building on all sides, shouting for fire and death everywhere.
Inside the gate were two pieces of canon that Her Majesty had loaded with gunpowder, and at the signal that she herself would give, she ordered that the gate be suddenly thrown open and a cross be fired at the crowd in the square. For this purpose she herself was the first to come down with sword in hand, followed by several princes who, although heretics, breathed vengeance against such insolence, and with them were all the servants, all well-ordered and ready to fight.
But, while they were going down the stairs, the magistrate arrived with the entire garrison on horseback and on foot, who, although they wounded and killed many with sure shots, could not quell the fury of the rabble who raged the most. The magistrate, having made his way to the gate, made it known in a loud voice that they had come to serve Her Majesty according to their duty, and, desiring to speak, they were admitted.
Whereupon, throwing themselves at her feet, they earnestly begged her to have a care for her royal person, and, given the uncertainty of the outcome, to withdraw through the secret door to a house opposite, where she had ordered two companies of soldiers to occupy the road and secure the passage. It was difficult to persuade her, but, as the chaos continued and they begged, she finally agreed to do so, leaving them and the soldiers to take care of providing peace, which was achieved with great difficulty.
Some of the rioters were captured and hanged the following day, but since doing the same with all the accomplices would have exterminated half the city, all the magistrates returned to earnestly beg her pardon; and Her Majesty, thanking them for their efforts and attentions which they had had in serving her, granted it.
But, because she wanted to derive benefit from it for the Catholics in order to repair such an excess, she demands forever in the said palace, even in her absence, the free exercise of the Catholic religion in such a way that with a public act to be registered among the acts of the city. It should be made known to all in the squares, streets and on the corners that whoever dared in any way to insult or interrupt the Catholic devotions and functions that were being held there would be punished with death without remission, and all Catholics would be free to participate in them without any impediment under the same penalty.
Which, the Senate having consented to this, and with the publication carried out, Her Majesty purchased for this purpose the said palace and established there a royal chapel well adorned and supplied with all necessities, appointing two chaplains who provided for her well until the year 1678, when, due to the great urgency in which Her Majesty found herself because of the wars which had occupied and ruined her dominions, the palace was sold, and the said practice was discontinued in it, to the infinite sorrow of the Catholics who had previously practiced it with equal consolation.
And the court of Sweden was extremely mortified to see that the Queen had been able to get so much good out of such an evil, and that in a very powerful city that was not her own, she had obtained such exercise for others and in her absence, which in Sweden had been denied to her and to her little suite.
Above: Kristina.
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