Friday, October 25, 2024

Accounts of Kristina's 1660 and 1667 visits to Sweden, undated

Sources:

Bibliothèque interuniversitaire (Montpellier); Manuscrits de la reine Christine; Diverse scritture della regina sopra la religione; Alcuni fogli che demostrano il gran zelo della regina Christina di glor. mem. per la santa fede, qual fosse il suo desiderio à propagarla e con che generosita d'animo soccoreva chi l'abbraciava; Notice sur la Suède, [s. l.], [s. d.] (digitisation pages 6v-7r to 7v-8r)


Christine (1626-1689 ; reine de Suède), Manuscrits de la reine Christine : Diverse scritture della regina sopra la religione, 1601-1700.

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Copyright SCDI-UPV - Collections Université de Montpellier (shelfmark H 258).




The accounts (in Andreas Galdenblad's handwriting):

Protestò ben Spesso S. M. di bocca, e ne moltissimi Suoi Scritti e Lettere, che per Seru[itio] della Relig[io]ne Cattolica metterebbe mille uite, Se tante ne hauesse hauute.

Jn fatti più volte espose in pericoli ben grandi e la robba, e la uita istessa, hauendone corsi delli molti p[er] terra e p[er] mare ne dui uiaggij che fece di ritorno dentro in Suetia, e nell'uscirne.

La prima volta arriuata dentro la med[esim]a Reggia di Stockholm, con Sostenere, che alla di lei persona et Sua Corte era douuto il libero essercitio della Sua Religione aprì la Sua Cappella nel Suo appartemento, e giornalm[en]te vi fece celebrare la Santa Messa con concorso grande de Ministri Cattolici e lor Seguito, che in quel tempo ui Si trouorono; Jl che stordì tutta la Corte di Suetia assieme con quei pretesi Vescoui, Clero e populo radunati in Dieta generale, quali uniti in Corpo ui Si opposero gaigllardamente, rimostrando esser questo un attentato tanto pernicioso et insoffribile, che erano risolutiss[i]mi in niuna maniera permetterlo. Mà S. M. intrepida, li Sgridò di rispetto perso, li rinfacciò li innumerabili beneficij da lei fatti al Rè e Regno tutto, li ricordò, che era Stata la lor Regina, che con abbandonar il Regno, rimaneua ancora Regina, che era Cattolica, che in ogni Luogo viuerebbe e morirebbe tale, e non ostante le loro replicate oppositioni, continuò a far dire la Santa Messa come prima. Minacciorono poi e misero in trattato di Spogliarla di Suoi Dominij, mà ciò ne meno riuscendoli, volsero ad ogni partito, che Si obligasse a non mai impiegare ne Governi e Ministeri di ddi Dominij alcun Cattolico; Jl che fù fatto.

La Seconda uolta penetrata S. M. Sin alla Sua Città di NorKopino distante trè giornate da Stockholm, vidde un Editto rigorosiss[i]mo in Stampa, chi uietaua Sotto irremissibile pena di uita a Sacerdoti Cattolici il dir la Messa fuori che nelle Capelle domestiche delli Ambasciatori. Conobbe Subito S. M. esser q[ues]to Editto diretto contro di lei, e perche nel med[esim]o Luogo gli venne incontro vno de principaliss[i]mi Senatori del Regno, Spedito dalla Corte p[er] rallegrarsi della Sua venuta, et offrirgli tutti li ossequij, rispetti et attentioni douuti alla Sua Real persona, mà con pregarla et essortarla a non menar Seco alcun Prete, poiche in caso contrario vi era ordine di tenerli da p[er] tutto le porte chiuse, e ne Seguirebbero de grand mali; volse S. M. dal med[esim]o la rag[io]ne perche non goderebbe lei nella Sua habitatione il dritto de genti, che godeuano Semplici Ministri nelle lor Case? Al che rispondendo lui, che la parità troppo distante tra S. M. e ddi Ministri, era àpunto quella med[esim]a; che obligaua a negar a lei, ciò che Si concedeua a Loro; Che dalla parte di questi non ui era punto da temere, mà che tutti Suetesi ne cuori loro conseruauano ancora così viui e profondi rispetti, veneratione et amore verso S. M. che correrebbe pericolo di ruina il Regno la Relig[io]ne del Regno, ogni volta che in mezzo di loro S. M. hauesse la Libertà di essercitar la Sua, e p[er] tanto Sarebbe impossibile passar auanti Se non cedeua in q[ues]to punto.

Tutto il Regno desideraua Sommam[en]te che la Regina ui Si fermasse, accio ui Spendesse le Sue entrate, e che potessero delli Suoi buoni consigli nella minorità del Rè; Mà S. M. vedendoli tanto ostinati contro ciò, che a lei più premeua, presente d[ett]o Senatore ordinò Si dicesse la S[an]ta Messa, fece attacca e p[er] la med[esim]a Strada che era venuta, Si ritornò in Hamburgo.

With modernised spelling:

Protestò ben spesso Sua Maestà di bocca e ne moltissimi suoi scritti e lettere che per servigio della religione cattolica metterebbe mille vite, Se tante ne avesse avute.

In fatti più volte espose in pericoli ben grandi e la robba, e la vita istessa, avendone corsi delli molti per terra e per mare ne dui viaggi che fece di ritorno dentro in Svezia e nell'uscirne.

La prima volta arrivata dentro la medesima reggia di Stoccolm[a], con sostenere che alla di lei persona e sua corte era dovuto il libero esercizio della sua religione aprì la sua cappella nel suo appartemento e giornalmente vi fece celebrare la Santa Messa con concorso grande de ministri cattolici e lor seguito, che in quel tempo vi si trovorono — il che stordì tutta la corte di Svezia assieme con quei pretesi vescovi, clero e popolo radunati in Dieta generale, quali uniti in corpo vi si opposero gagliardamente, rimostrando esser questo un attentato tanto pernicioso ed insoffribile che erano risolutissimi in niuna maniera permetterlo.

Ma Sua Maestà Intrepida li sgridò di rispetto perso, li rinfacciò li innumerabili benefizi da lei fatti al re e regno tutto, li ricordò che era stata la lor regina che, con abbandonar il regno, rimaneva ancora regina, che era cattolica, che in ogni luogo viverebbe e morirebbe tale. E, nonostante le loro replicate opposizioni, continuò a far dire la Santa Messa come prima. Minacciorono poi e misero in trattato di spogliarla di suoi domini, ma ciò ne meno riuscendoli, volsero ad ogni partito che si obbligasse a non mai impiegare ne governi e ministeri di detti domini alcun cattolico, il che fu fatto.

La seconda volta penetrata Sua Maestà sin alla sua città di Norrköping, distante tre giornate da Stoccolm[a]. Vide un editto rigorosissimo in stampa, chi vietava sotto irremissibile pena di vita a sacerdoti cattolici il dir la Messa fuori che nelle cappelle domestiche delli ambasciatori.

Conobbe subito Sua Maestà esser questo editto diretto contro di lei, e perché nel medesimo luogo gli venne incontro uno de principalissimi senatori del Regno, spedito dalla corte per rallegrarsi della sua venuta ed offrirgli tutti li ossequi, rispetti ed attenzioni dovuti alla sua real persona, ma con pregarla ed esortarla a non menar seco alcun prete, — poiché in caso contrario vi era ordine di tenerli da per tutto le porte chiuse, e ne seguirebbero de grand mali — volse Sua Maestà dal medesimo la ragione, perché non goderebbe lei nella sua abitazione il dritto de genti, che godevano semplici ministri nelle lor case.

Al che rispondendo lui che la parità troppo distante tra Sua Maestà e detti ministri, era appunto quella medesima; che obbligava a negar a lei, ciò che si concedeva a loro; che dalla parte di questi non vi era punto da temere, ma che tutti svedesi ne cuori loro conservavano ancora così vivi e profondi rispetti, venerazione ed amore verso Sua Maestà che correrebbe pericolo di ruina la religione del regno, ogni volta che in mezzo di loro Sua Maestà avesse la libertà di esercitar la sua, e pertanto sarebbe impossibile passar avanti se non cedeva in questo punto.

Tutto il regno desiderava sommamente che la regina vi si fermasse, acciò vi spendesse le sue entrate e che potessero delli suoi buoni consigli nella minorità del re; ma Sua Maestà, vedendoli tanto ostinati contro ciò che a lei più premeva, presente detto senatore, ordinò si dicesse la Santa Messa, fece attacca e per la medesima strada che era venuta si ritornò in Amburgo.

French translation (my own):

Sa Majesté a souvent protesté de bouche et dans plusieurs de ses écrits et lettres qu'elle donnerait mille vies au service de la religion catholique, si elle en avait eu autant.

En fait, elle a exposé à plusieurs reprises ses biens et sa vie même à de grands dangers, ayant couru de nombreux risques sur terre et sur mer lors des deux voyages qu'elle a faits en revenant en Suède et en la quittant.

La première fois que cette même Majesté arriva dans le château de Stockholm, prétendant que le libre exercice de sa religion était dû à sa personne et à sa cour, elle ouvrit sa chapelle dans son appartement et y fit célébrer chaque jour la Sainte Messe avec un grand concours de ministres catholiques et de leurs suites qui s'y trouvaient alors — ce qui troubla toute la cour de Suède ainsi que ces soi-disant évêques, clergé et peuple réunis dans la Diète générale, qui, unis en corps, s'y opposèrent vigoureusement, montrant que c'était une attaque si pernicieuse et si insupportable qu'ils étaient très résolus à ne la permettre en aucune façon.

Mais Sa Majesté Intrépide les gronda de leur respect perdu, leur reprocha les bienfaits innombrables qu'elle avait faits au roi et à tout le royaume, leur rappela qu'elle avait été leur reine qui, en abandonnant le royaume, restait reine cependant, qu'elle était catholique, qu'elle vivrait et mourrait comme telle en tout lieu. Et, malgré leur opposition répétée, elle continua à faire dire la Sainte Messe, comme auparavant. Ils la menacèrent alors et conclurent un traité pour la dépouiller de ses dominions, mais comme cela n'eut pas de succès, ils s'adressèrent à tous les partis pour qu'elle s'obligeât à ne jamais employer aucun catholique dans les gouvernements et ministères desdites dominions, ce qui fut fait.

La seconde fois, Sa Majesté pénétra jusqu'à sa ville de Norrköping, à trois journées de Stockholm. Elle vit imprimer un édit très rigoureux qui défendait, sous peine irrémissible de mort, aux prêtres catholiques de dire la Messe en dehors des chapelles domestiques des ambassadeurs.

Sa Majesté comprit aussitôt que cet édit était dirigé contre elle, et comme dans le même lieu elle fut reçue par un des sénateurs les plus importants du Royaume, qui était envoyé par la cour pour la féliciter de son arrivée et lui offrir tous les hommages, respects et attentions dus à sa royale personne, mais en la priant et en l'exhortant à n'amener aucun prêtre avec elle — car autrement il y avait ordre de tenir les portes fermées partout, et de grands maux s'ensuivraient — Sa Majesté demanda au même sénateur la raison pour laquelle elle ne pouvait jouir dans sa résidence des droits humains dont jouissaient les simples ministres dans leurs maisons.

A quoi il répondit que l'égalité entre Sa Majesté et lesdits ministres était trop éloignée, et qu'elle était précisément la même; qu'elle obligeait de lui nier ce qu'on leur concédait; que du côté de ces derniers il n'y avait rien à craindre, mais que tous les Suédois conservaient encore dans leur cœur un respect, une vénération et un amour si vifs et si profonds pour Sa Majesté, qu'il y aurait danger de ruiner la religion du royaume, si jamais Sa Majesté avait la liberté d'exercer la sienne parmi eux, et qu'ainsi il serait impossible d'avancer si elle ne cédait sur ce point.

Tout le royaume désira grandement que la reine s'y arrêtât, afin qu'elle y pût dépenser ses revenus et qu'elle pût bénéficier de bons conseils pendant la minorité du roi; mais Sa Majesté, les voyant si obstinés contre ce qui lui importait le plus, et en présence dudit sénateur, ordonna qu'on dît la Sainte Messe, fit une attaque, et retourna à Hambourg par le même chemin par lequel elle était venue.

Swedish translation (my own; I cannot tag it as such due to character limits in the tags):

Hennes Majestät protesterade ofta muntligen och i många av sina skrifter och brev att hon skulle avsätta tusen liv i den katolska religionens tjänst om hon hade haft så många.

Faktum är att hon flera gånger utsatt sina gods och sitt liv för stora faror, efter att ha löpt många risker till lands och till sjöss på de två resor hon gjorde när hon återvände till Sverige och lämnade det.

Första gången samma Majestätet anlände till slottet i Stockholm och hävdade att hennes fria religionsutövning berodde på hennes person och hennes hov, öppnade hon sitt kapell i sitt appartemang och lät fira den Heliga Mässan där dagligen med en stor samling katolska ministrar och deras följe som var där vid den tiden — vilket störde hela Sveriges hov tillsammans med de så kallade biskopar, präster och folk församlade i den allmänna Riksdagen, som enade i kropp kraftigt motsatte sig det och visade att detta var ett angrepp så fördärvligt och olidligt att de var mycket beslutsamma att inte tillåta på något sätt.

Men Hennes Oförskräckta Majestät tillrättavisade dem för deras förlorade respekt, förebråade dem för de otaliga fördelar hon gjort för konungen och hela riket, påminde dem om att hon hade varit deras drottning som, vid övergivandet av riket, fortfarande förblev drottning, att hon var en katolik, att hon skulle leva och dö som sådan på varje plats som helst. Och trots deras upprepade motstånd fortsatte hon att låta säga den Heliga Mässan som tidigare.

Andra gången trängde Hennes Majestät ända till sin stad Norrköping, tre dagars avstånd från Stockholm. Hon såg ett mycket strängt påbud tryckt som förbjöd, vid oåterkalleliga straff till livet, katolska präster att säga Mässan utom i ambassadörernas domestiska kapell.

Hennes Majestät förstod genast att detta påbud var riktat mot henne, och därför att hon på samma ställe möttes av ett av Rikets viktigaste riksråden, som av hovet sändes för att gratulera henne till ankomsten och erbjuda henne alla hyllningar, aktningar och uppmärksammar som tillkom hennes kungliga person, men med tiggande och förmaning att inte föra någon präst med sig — eftersom det annars fanns befallning att hålla dörrarna stängda överallt, och stora ondska skulle följa med — sökte Hennes Majestät från detsamma riksråd anledningen till att hon inte kunde åtnjuta i sin residens de mänskliga rättigheterna som enkla ministrar åtnjöt i sina hus.

Vartill han svarade att jämställdheten mellan Hennes Majestät och nämnda ministrar var alltför långt borta, och att den var precis densamma; att det förpliktade en att förneka Henne vad som medgavs dem; att det på den senares sida inte fanns något att frukta, men att alla svenskar ändå behöll i sina hjärtan sådan livlig och djup respekt, vördnad och kärlek till Hennes Majestät att det skulle finnas fara att förstöra rikets religion om någonsin Hennes Majestät hade friheten att utöva sin egen bland dem, och därför skulle det vara omöjligt att avancera om hon inte medgav i denna punkt.

Hela riket önskade mycket att drottningen skulle stanna där så att hon kunde spendera sina inkomster där och att hon kunde dra nytta av gott råd under konungens minoritet; men Hennes Majestät, som såg dem så envisa mot det som var henne viktigast, och i närvaro av nämnda riksrådet, beordrade att Heliga Mässan skulle hållas, gjorde ett anfall och återvände till Hamburg på samma väg som hon hade kommit.

English translation (my own):

Her Majesty often protested by mouth and in many of her writings and letters that she would lay down a thousand lives in the service of the Catholic religion, if she had had that many.

In fact, she exposed her possessions and her life itself to great dangers several times, having run many risks by land and by sea on the two voyages she made returning to Sweden and on leaving it.

The first time the same Majesty arrived inside the castle at Stockholm, claiming that the free exercise of her religion was due to her person and her court, she opened her chapel in her apartment and had Holy Mass celebrated there daily with a great concourse of Catholic ministers and their retinues who were there at that time — which disturbed the whole court of Sweden together with those so-called bishops, clergy and people gathered in the general Riksdag, who, united in body, vigorously opposed it, showing that this was an attack so pernicious and insufferable that they were most resolute to not permit in any way.

But Her Intrepid Majesty rebuked them for their lost respect, reproached them for the innumerable benefits she had done to the King and the whole kingdom, reminded them that she had been their Queen who, in abandoning the kingdom, still remained Queen, that she was a Catholic, that she would live and die as such in every place. And, despite their repeated opposition, she continued to have Holy Mass said, as before. They then threatened and entered into a treaty to strip her of her dominions, but when this did not succeed, they turned to every party that she oblige herself never to employ any Catholic in the governments and ministries of the said dominions, which was done.

The second time, Her Majesty penetrated as far as her city of Norrköping, three days' distance from Stockholm. She saw a very rigorous edict printed which forbade, under irremissible pain of death, Catholic priests from saying Mass except in the domestic chapels of the ambassadors.

Her Majesty immediately understood that this edict was directed against her, and because in the same place she was met by one of the most important senators of the Kingdom, who was sent by the court to congratulate her on her arrival and to offer her all the homages, respects and attentions due to her royal person, but with begging and exhorting her not to bring any priest with her — as otherwise there was an order to keep the doors closed everywhere, and great evils would follow — Her Majesty sought from the same senator the reason why she could not enjoy in her residence the human rights which simple ministers enjoyed in their houses.

To which he replied that the equality between Her Majesty and the said ministers was too far off, and that it was precisely the same; that it obliged one to deny to Her what was conceded to them; that on the side of the latter there was nothing to fear, but that all Swedes still retained in their hearts such lively and profound respect, veneration and love for Her Majesty that there would be danger of ruining the religion of the kingdom if ever Her Majesty had the liberty to exercise her own among them, and therefore it would be impossible to advance unless she conceded in this point.

The whole kingdom greatly desired that the Queen should stop there, so that she could spend her revenues there and that she could benefit from good counsel during the king's minority; but Her Majesty, seeing them so obstinate against what was most important to her, and in the presence of the said senator, ordered that Holy Mass be said, made an attack, and returned to Hamburg by the same road by which she had come.


Above: Kristina.

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