Tuesday, August 30, 2022

Kristina's letter to Luigi Bevilacqua, the Extraordinary Nuncio of Alexandria, dated April 5/15 (New Style), 1679

Sources:

Mémoires concernant Christine, reine de Suède, volume 3, page 517, compiled and edited by Johan Arckenholtz, 1759


Bibliothèque interuniversitaire (Montpellier); Manuscrits de la reine Christine; Miscellanea politica; Interesi della regina; Lettres aux nonces; Lettre de Christine de Suède au nonce à Nimègue, [s. l.], 15 avril 1679 (digitisation pages 255v-256r to 257v-258r)


Christine (1626-1689 ; reine de Suède), Manuscrits de la reine Christine : Miscellanea politica, 1601-1700.

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Copyright SCDI-UPV - Collections Université de Montpellier (shelfmark H 258).




"Christine ... écrivit encore une longue Lettre audit Nonce, aussi-bien qu'à ceux de Vienne & d'Espagne, où elle dit, que malgré la supériorité que le Roi de France affecte de s'attribuer sur les autres Puissances, elle ne la reconnoîtroit jamais, non plus que sa protection."

"Kristina ... wrote another long letter to the nuncio, as well as to those of Vienna and Spain, in which she said that despite the superiority that the King of France affects to attribute to himself over the other powers, she will never recognise him, nor his protection."

The letter (with Kristina's handwriting in italics):

Mons[igno]r Nunzio di Nimega /
mandava l'istesso giorno
15.22 Ap[ril]e 79.
al Nunzio di V[i]enna, e à q[ue]llo di Spagna.
di 26. all'Jnternunzio di francia )
Hò ueduto dalla Lett[er]a di V. S. de 24. del passato che le Sono State trasmesse dal Mio Seg[reta]rio CederCrantz le Jnstruzioni di Titolare dategli da me col Supposto che nelli trattati di Pace ui fosse occasione di commemorar li miei interessi, mà per quéllo c'hò potuto comprendere dalle relationi fattemi da V. S. di mano in mano scorgo vedo che vien'affatto esclusa ogn'occasione di parlarne, di che io godo Sommam[en]te vedendomi Succeder tuttociò ch'io già haueua préuisto, cioè che li miei interessi Sarebbero Stati sempre difficuoltati dalli francesi a Nimega, Si come gl'hanno Sempre trauersati da p[er] tutto con ogni lor potere; Mà io di già in ogni euento hàueua incaminati li miei trattati con la Suezia in buona forma e benche io Sappia ch'eglino ancor iui faranno quanto mai potranno p[er] metter ostacoli alli miei fini, nulladim[en]o ne Spero vn buon, e fauoreuol esito. Jntanto mi dispiace che nella Scritt[u]ra data da V S. agl'Amb[asciato]ri, Plenipotentiarij di francia per gl'interessi miei Si parli à mio proposito di protezione, li quali termini m'immagino che Siano Scappati p[er] inauuertenza al Seg[reta]rio di V. S. e confesso che mi Sono dispiaciuti vivam[en]te per che il Rè di francia non è cosi gran Signore ch'io non habbia da vergognarmi della Sua protezione. Jo domando giustizia, et assistenza à tutti, p[er]che posso essigerla da tutti, e riceuerla con ragione, ét honor mio: Mà da altri che da Dio non voglio protezione mi Sarà ben Sempre glorioso di poter meritar quella della Santità del Papa; mà d'ogni altro pari mio, come lo Sono tutte le altre Teste Coronate non posso, ne deuo Soffrir che Si parli così: Prego p[er]ò V. S. à volere Stare in questo molto ben auuertita, perche Se bene la francia è hoggidi in possesso di Strapazzar tutti io non voglio cederlé vn minimo punto ne lasciarmi Strapazzar da lei, Jo hò quest'auantaggio Mons[igno]re che conosco tutti, mà tutti non conoscono me, ed il tempo Scoprirà questa verità[.] Jn Somma la prego di non pregiudicare considerando di quanto dispiacer mi Sia che in vna Scritt[u]ra d'vn Nunzio Ap[ostoli]co Si parli con termini Si pregiudiziali alla mia grandezza ad un'altro Rè mio pari. Jo ne hò parlato qùi a Mons[igno]r fauoriti e m'hà promesso di Scriuer à V. S. Sopra questo particolare che mi è Sommam[ent]e à cuore e credo che anche il S[igno]r Card[ina]l Azzolino le n'haurà dato vn cenno, e Sappia V. S. ch'io Sono d'vn Si alto humore che darei cento uolte vn calcio à tutti li miei interessi più presto che Soffriré che mi costassero la minima attione, ò parola di bassezza verso vn pari mio, Sia chi Si Sia. Verso la Santità Sua io non posso trouar termini tanto riverenti di Sommissione di venerat[io]ne e di riconoscenza, quanto le Sono da me douuti mà con altri pari à cui dopo Dio voglio Solam[ent]e credere, e come Suo Vicario in terra la Seruirò, e venererò Sino alla morte; mà con altri pari miei non comporterò mai che S'vsi alcun termine differente da quel che loro possino vsar verso di me pretendendo di trattarmi del tutto del pari. Onde raccomando di nouo l'honor mio à V. S. pregandola con tutto l'animo à non farmi questa Regola della protezione del Rè di francia di francia, ne di nessun altro, p[er]che à questo non posso, né voglio mai consentire, e m'obligherà grandem[ent]e Se farà che tutto il Mondo Sappia queste miei Sentim[en]ti poiche io certo mi vergognerei Se fossi capace d'hauerli diversi. Del resto la ringrazio di quanto hà operato p[er] me in tutte le occasioni assicurandola ch'io desidero quelle di farle conoscere quanto me le professi tenuta augurandole intanto &c.
sta benissimo

With modernised spelling:

Monsignor nunzio di Nimega.
Mandava l'istesso giorno, 15 aprile '79.
Al nunzio di Vienna ed a quello di Spagna; di 26 all'internunzio di Francia.
Ho veduto dalla lettera di Vostra Serenità di 24 del passato che le sono state trasmesse dal mio segretario Cederkrantz le istruzioni di titolare dategli da me col supposto che nelli trattati di pace vi fosse occasione di commemorar li miei interessi, ma per quello c'ho potuto comprendere dalle relazioni fattemi da Vostra Serenità di mano in mano scorgo vedo che vien'affatto esclusa ogn'occasione di parlarne, di che io godo sommamente vedendomi succeder tuttociò ch'io già aveva previsto, cioè che li miei interessi sarebbero stati sempre difficoltati dalli Francesi a Nimega, siccome gl'hanno sempre traversati da per tutto con ogni lor potere.

Ma io di già in ogni evento aveva incamminati li miei trattati con la Svezia in buona forma, e benché io sappia ch'eglino ancor ivi faranno quanto mai potranno per metter ostacoli alli miei fini, nulladimeno ne spero un favorevol esito.

Intanto mi dispiace che nella scrittura data da Vostra Serenità agl'ambasciatori, plenipotenziari di Francia per gl'interessi miei si parli a mio proposito di protezione, li quali termini m'immagino che siano scappati per inavvertenza al segretario di Vostra Serenità e confesso che mi sono dispiaciuti vivamente, perché il re di Francia non è così gran signore ch'io non abbia da vergognarmi della sua protezione. Io domando giustizia ed assistenza a tutti, perché posso esigerla da tutti e riceverla con ragione ed onor mio, ma da altri che da Dio non voglio protezione mi sarà ben sempre glorioso di poter meritar quella della Santità del Papa; ma d'ogni altro pari mio, come lo sono tutte le altre teste coronate non posso, nè devo soffrir che si parli così.

Prego però Vostra Serenità a volere stare in questo molto ben avvertita, perché sebbene la Francia è oggidì in possesso di strapazzar tutti. Io non voglio cederle un minimo punto ne lasciarmi strapazzar da lei. Io ho quest'avvantaggio, Monsignore, che conosco tutti, ma tutti non conoscono me, ed il tempo scoprirà questa verità. In somma, la prego di non pregiudicare considerando di quanto dispiacer mi sia che in una scrittura d'un nunzio apostolico si parli con termini sì pregiudiziali alla mia grandezza ad un'altro re mio pari.

Io nè ho parlato qui a Monsignor Favoriti, e m'ha promesso di scriver a Vostra Serenità sopra questo particolare, che mi è sommamente a cuore; e credo che anche il signor cardinal Azzolino le n'avrà dato un cenno, e sappia Vostra Serenità ch'io sono d'un si alto umore che darei cento volte un calcio a tutti li miei interessi più presto che soffrire che mi costassero la minima azione o parola di bassezza verso un pari mio, sia chi si sia.

Verso la Santità Sua, io non posso trovar termini tanto riverenti di sommissione di venerazione e di riconoscenza quanto le sono da me dovuti a cui, dopo Dio, voglio solamente credere, e come suo vicario in terra la servirò e venererò sino alla morte; ma con altri pari miei non comporterò mai che s'usi alcun termine differente da quel che loro possino usar verso di me, pretendendo di trattarmi del tutto del pari. Onde raccomando di nuovo l'onor mio a Vostra Serenità, pregandola con tutto l'animo a non farmi questa regola della protezione del re di Francia, nè di nessun altro, perché a questo non posso, nè voglio mai consentire, e m'obbligherà grandemente se farà che tutto il mondo sappia queste miei sentimenti, poiché io certo mi vergognerei se fossi capace d'averli diversi.

Del resto, la ringrazio di quanto ha operato per me in tutte le occasioni, assicurandola ch'io desidero quelle di farle conoscere quanto me le professi tenuta, augurandole intanto, etc.
Sta benissimo.

Arckenholtz's transcript of the letter:

A Roma li 15. Aprile 1679.
Hò veduto dalla lettera di V. S. dei 24. del passato, che le sono state trasmesse dal mio Segretario Cederkrans le Instruzioni di Titolare dategli da me col supposto, che nelli Trattati di Pace vi fosse occasione di commemorar i miei interessi, ma per quello c'hò potuto comprendere dalle Relazioni fattemi da V. S. di mano in mano, scorgo, che vien'affatto esclusa ogn'occasione di parlarne di che io godo sommamente, vedendomi succeder ciò, ch'io già haveva previsto, cioè, che i miei interessi sarebbero stati sempre difficoltati dai Francesi a Nimega, si come li hanno sempre traversati da per tutto con ogni lor potere; Ma io di già in ogni evento havevo incaminati i miei Trattati con la Suezia in buona forma, e benche io sappia ch'eglino ancor ivi faranno quanto mai potranno, per metter ostacoli a' miei fini, nulladimeno ne spero un favorevole esito. In tanto mi dispiace che nella Scrittura data da V. S. agli Ambasciatori, Plenipotenziarj di Franzia per gl'interessi miei, si parli a mio proposito di Protezione, i quali termini m'immagino che siano scappati per inavvertenza al Segretario di V. S., e confesso che mi sono dispiacciuti vivamente, perche il Rè di Francia non è cosi gran Signore ch'io non habbia da vergognarmi della sua Protezione. Io domando giustizia & assistenza a tutti, perche posso essigerla da tutti, e riceverla con ragione & honor mio; Mà da altri che da Dio non voglio Protezione, mi sarà ben sempre glorioso di poter meritar quella della Santità del Papa; Ma d'ogni altro pari mio, come lo sono tutte le altre Teste Coronate, non posso, nè devo soffrir che si parli cosi. Prego però V. S. a volere star in questo molto ben avertita, perche si bene la Francia è oggidì in possesso di strapazzar da lui. Io hò quest'avantaggio, Monsignore, che conosco tutti, mà tutti non conoscono me, ed il tempo scoprirà questa verità. In somma la prego di non pregiudicarmi, considerando di quanto dispiacer mi sia, che in una Scrittura d'un Nunzio Apostolico si parli con termini si pregiudiziali alla mia grandezza ad un'altro Rè mio pari. Io ne hò parlato qui a Monsigr. Favoriti, e m'hà promesso di scriver a V. S. sopra questo particolare, che mi è sommamente a cuore, e credo che anche il Sig. Card. Azzolino le n'havrà dato un cenno, e sappia V. S. ch'io sono d'un si alto humore, che darei cento volte un calcio a tutti i miei interessi più presto, che soffrire che mi costassero la minima attione, o parola di bassezza verso un pari mio, sia chi si sia. Verso la Santità sua io non posso trovar termini tanto riverenti di sommissione, di venerazione, e di riconoscenza, quanto le sono da me dovuti, a cui dopo Dio voglio solamente credere, e come suo Vicario in Terra la Servirò, e venererò sino alla morte; Ma con altri pari miei non comporterò mai, che s'usi alcun termine differente da quel che loro possino usar verso di me, pretendendo di trattarmi del tutto del pari. Onde raccommando di nuovo l'honor mio a V. S. pregandola con tutto l'animo a non farmi questa regola della protezione del Rè di Francia, nè di nessun'altro, perche a questo non posso, nè voglio mai consentire, e m'obligherà grandemente se farà che tutto il Mondo sappia questi miei sentimenti, poiche io certo mi vergognerei se fossi capace d'haverli diversi. Del resto la ringrazio di quanto hà operato per me in tutte le occasioni, assicurandola ch'io desidero quelle di farle conoscere, quanto me le professi tenuta, augurandole intanto &c.

With modernised spelling:

A Roma, li 15 aprile 1679.
Hò veduto dalla lettera di Vostra Santità dei 24 del passato che le sono state trasmesse dal mio segretario Cederkrantz le instruzioni di titolare dategli da me col supposto, che nelli trattati di pace vi fosse occasione di commemorar i miei interessi, ma per quello c'hò potuto comprendere dalle relazioni fattemi da Vostra Santità di mano in mano, scorgo che vien'affatto esclusa ogn'occasione di parlarne di che io godo sommamente, vedendomi succeder ciò, ch'io già aveva previsto, cioè, che i miei interessi sarebbero stati sempre difficoltati dai francesi a Nimega, si come li hanno sempre traversati da per tutto con ogni lor potere. Ma io di già in ogni evento avevo incaminati i miei trattati con la Svezia in buona forma, e benché io sappia ch'eglino ancor ivi faranno quanto mai potranno, per metter ostacoli a' miei fini, nulladimeno ne spero un favorevole esito. In tanto mi dispiace che nella scrittura data da Vostra Santità agli ambasciatori, plenipotenziari di Francia per gl'interessi miei, si parli a mio proposito di protezione, i quali termini m'immagino che siano scappati per inavvertenza al segretario di Vostra Santità, e confesso che mi sono dispiacciuti vivamente, perche il Re di Francia non è così gran signore ch'io non habbia da vergognarmi della sua protezione. Io domando giustizia ed assistenza a tutti, perche posso essigerla da tutti e riceverla con ragione ed onor mio. Ma da altri che da Dio non voglio protezione, mi sarà ben sempre glorioso di poter meritar quella della Santità del Papa; ma d'ogni altro pari mio, come lo sono tutte le altre teste coronate, non posso, nè devo soffrir che si parli così. Prego però Vostra Santità a volere star in questo molto ben avertita, perche si bene la Francia è oggidì in possesso di strapazzar da lui. Io hò quest'avantaggio, Monsignore, che conosco tutti, mà tutti non conoscono me, ed il tempo scoprirà questa verità. In somma la prego di non pregiudicarmi, considerando di quanto dispiacer mi sia, che in una scrittura d'un nunzio apostolico si parli con termini si pregiudiziali alla mia grandezza ad un'altro re mio pari. Io ne hò parlato qui a Monsignor Favoriti, e m'hà promesso di scriver a Vostra Santità sopra questo particolare, che mi è sommamente a cuore; e credo che anche il Signor Cardinal Azzolino le n'avrà dato un cenno; e sappia Vostra Santità ch'io sono d'un si alto umore, che darei cento volte un calcio a tutti i miei interessi più presto che soffrire che mi costassero la minima azione o parola di bassezza verso un pari mio, sia chi si sia. Verso la Santità Sua, io non posso trovar termini tanto riverenti di sommissione, di venerazione, e di riconoscenza, quanto le sono da me dovuti, a cui dopo Dio voglio solamente credere; e come suo vicario in terra, la servirò e venererò sino alla morte. Ma con altri pari miei non comporterò mai che s'usi alcun termine differente da quel che loro possino usar verso di me, pretendendo di trattarmi del tutto del pari. Onde raccommando di nuovo l'onor mio a Vostra Santità, pregandola con tutto l'animo a non farmi questa regola della protezione del Re di Francia, nè di nessun'altro, perche a questo non posso, nè voglio mai consentire; e m'obbligherà grandemente se farà che tutto il mondo sappia questi miei sentimenti, poiché io certo mi vergognerei se fossi capace d'averli diversi. Del resto, la ringrazio di quanto hà operato per me in tutte le occasioni, assicurandola ch'io desidero quelle di farle conoscere, quanto me le professi tenuta, augurandole intanto, etc.

French translation (my own):

A Rome, le 15 avril 1679.
J'ai vu dans la lettre de Votre Excellence du 24 du passé qui vous a été transmise par mon secrétaire Cederkrantz les instructions de titres que je lui ai données avec la supposition que dans les traités de paix il y avait une occasion de commémorer mes intérêts, mais d'après ce que j'ai pu comprendre des rapports que Votre Excellence m'a remis, je vois que toute occasion d'en parler n'est nullement exclue. J'ai beaucoup de plaisir à voir cela m'arriver, ce que j'avais déjà prévu; c'est-à-dire que mes intérêts seraient toujours ruinés par les Français à Nimègue, comme ils les ont toujours traversés partout de toute leur puissance. Mais j'avais déjà en tout cas examiné en bonne et due forme mes traités avec la Suède, et bien que je sache qu'ils y feront encore tout ce qu'ils pourront pour mettre obstacle à mes fins, j'espère néanmoins une issue favorable. Je suis fâchée que dans la lettre donnée par Votre Excellence aux ambassadeurs et plénipotentiaires de France pour mes intérêts, il soit question de protection en mon nom, termes que j'imagine avoir échappés par inadvertance au secrétaire de Votre Excellence, et j'avoue que je suis profondément désolée, car le roi de France n'est pas si grand que je n'ai pas honte de sa protection. Je demande justice et assistance à tous, car je peux les demander à tout le monde et les recevoir avec raison et mon honneur. Mais des autres qui ne veulent pas la protection de Dieu, il me sera toujours glorieux de pouvoir mériter celle de Sa Sainteté le Pape; mais de tout autre égal à moi, comme le sont toutes les autres têtes couronnées, je ne puis admettre ni ne dois admettre qu'on en parle. Mais je prie Votre Excellence d'en être très consciente, car la France est maintenant en possession d'être ruinée par lui. J'ai cet avantage, Monseigneur, de connaître tout le monde, mais tout le monde ne me connaît pas, et le temps découvrira cette vérité. En somme, je vous prie de ne pas me porter préjudice, vu combien je suis fâchée que dans un écrit d'un nonce apostolique vous parliez en termes préjudiciables à ma grandeur à un autre roi, un de mes pairs. J'en ai parlé ici à Monseigneur Favoriti, et il a promis d'écrire à Votre Excellence cette particularité qui m'est extrêmement cher; et je crois que même le cardinal Azzolino vous aura donné un indice; et je fais savoir à Votre Excellence que je suis de si bonne humeur, que je donnerais cent fois un coup de pied à tous mes intérêts que de permettre qu'ils me coûtent la moindre action ou parole de bassesse envers un égal à moi, quel qu'il soit. Quant à Sa Sainteté, je ne puis trouver des termes assez révérencieux de soumission, de vénération et de reconnaissance qui lui soient dus, auxquels, après Dieu, je ne veux que croire; et comme son vicaire sur la terre, je la servirai et la vénérerai jusqu'à la mort. Mais, comme avec d'autres pairs à moi, je n'insinuerai jamais qu'un terme autre que celui qu'ils peuvent utiliser est utilisé à mon égard, prétendant me traiter comme complètement égal. C'est pourquoi je recommande encore une fois mon honneur à Votre Excellence, en vous priant de tout mon cœur de ne pas faire cette règle de protection du Roi de France, ni de personne d'autre, car je ne puis jamais et je ne consentirai jamais à cela; et vous m'obligerez beaucoup si vous faites connaître au monde entier mes sentiments, car j'aurais certainement honte si j'étais capable de les avoir autrement. Au reste, je vous remercie de ce que vous avez fait pour moi en toutes occasions, vous assurant que je veux vous les faire connaître autant que je professe les tenir, les souhaitant cependant, etc.

Swedish translation (my own):

Rom, den 15 april 1679.
Jag har sett av Ers Excellens' brev av den 24 i förra månaden som av min sekreterare Cederkrantz överlämnats till Er de instruktioner om titlar, som jag givit honom med antagandet att det i fredsfördragen fanns ett tillfälle att kommemorera mina intressen, men efter vad jag kunde förstå av de betänkanden Ers Excellens har givit mig, ser jag att varje tillfälle att tala om det ingalunda är uteslutet. Jag tycker mycket om att se detta hända mig, vilket jag redan hade förutsett; det vill säga att mina intressen alltid skulle förstöras av fransmännen i Nijmegen, eftersom de alltid har genomkorsat dem överallt med all sin makt. Men jag hade i alla fall redan granskat mina fördrag med Sverige i god form, och även om jag vet att de fortfarande kommer att göra så mycket de kan där för att sätta hinder för mina mål, hoppas jag ändå på ett gynnsamt resultat. Jag beklagar att det i den skrivelse som Ers Excellens gav till Frankrikes ambassadörer och befullmäktigade för mina intressen talas om skydd för mina räkningar, vilka villkor som jag föreställer mig oavsiktligt har undgått Ers Excellens sekreterare, och jag erkänner att jag är djupt ledsen, ty konungen av Frankrike inte är så stor att jag inte skäms över hans skydd. Jag ber om rättvisa och hjälp från alla, eftersom jag kan begära det från alla och ta emot det med förnuft och min ära. Men från andra som inte vill ha skydd från Gud kommer det alltid att vara härligt för mig att kunna förtjäna Hans Helighet Påvens; men av alla andra lika av mig, som alla andra krönta huvuden, kan jag inte tillåta och inte heller tillåta att detta talas om. Men jag ber Ers Excellens att vara mycket väl medveten om detta, ty Frankrike nu är i besittning av att vara ruinerad av honom. Jag har den här fördelen, monsignor, att känna alla, men inte alla känner mig, och tiden kommer att avslöja denna sanning. Sammanfattningsvis ber jag Er att inte fördomsfulla mig, med tanke på hur ledsen jag är över att Ni i en skrift av en apostolisk nuntius talar i ord som är skadliga för min storhet till en annan konung, en like. Jag talade om det här till monsignor Favoriti, och han lovade att skriva till Ers Helighet om denna detalj, som är mig ytterst kär; och jag tror att även kardinal Azzolino kommer att ha givit Er en antydan; och jag låter Ers Excellens veta att jag är i ett så högt humör att jag skulle gärna sparka alla mina intressen hundra gånger tidigare än att tillåta att de skulle kosta mig den minsta handlingen eller elakhetens ord gentemot min like, vad det än är. Vad Hans Helighet beträffar, kan jag inte finna tillräckligt vördnadsfulla ord av underkastelse, vördnad och tacksamhet som tillkommer honom, på vilka jag efter Gud bara vill tro; och som hans vikarie på jorden skall jag tjäna och vörda honom intill döden. Men, som med andra likar till mig, kommer jag aldrig att antyda att något annat ord än det de kan använda används mot mig, görande anspråk på att man behandlar mig som helt jämställd. Därför rekommenderar jag min ära till Ers Excellens än en gång, och ber Er av hela mitt hjärta att inte göra denna skyddsregel från konungen av Frankrike, inte heller från någon annan, eftersom jag aldrig kan, och aldrig kommer jag att, samtycka till detta; och Ni kommer att behaga mig mycket om Ni låter hela världen känna till dessa mina känslor, eftersom jag säkert skulle skämmas om jag var i stånd att ha dem annorlunda. Dessutom tackar jag Er för vad Ni har gjort för mig vid alla tillfällen, försäkrande Er att jag vill meddela Er om dem så mycket som jag påstår att jag håller dem, önskande dem emellertid, osv.

English translation (my own):

Rome, April 15, 1679.
I have seen from Your Excellency's letter of the 24th of last month that have been transmitted to you by my secretary Cederkrantz the instructions of titles given to him by me with the assumption that in the peace treaties there was an occasion to commemorate my interests, but from what I could understand from the reports Your Excellency has given me, I see that any occasion to talk about it is by no means excluded. I greatly enjoy seeing this happen to me, which I had already foreseen; that is, that my interests would always be ruined by the French in Nijmegen, as they have always traversed them everywhere with all their power. But I had already in any event examined my treaties with Sweden in good form, and although I know that they will still do as much as they can there to put obstacles to my ends, I nevertheless hope for a favourable outcome. I am sorry that in the letter given by Your Excellency to the ambassadors and plenipotentiaries of France for my interests, there is talk of protection on my behalf, which terms I imagine have escaped inadvertently to Your Excellency's secretary, and I confess that I am deeply sorry, because the King of France is not so great that I am not ashamed of his protection. I ask for justice and assistance from everyone, because I can request it from everyone and receive it with reason and my honour. But from others who do not want protection from God, it will always be glorious to me to be able to deserve that of His Holiness the Pope; but of every other equal of mine, as are all the other crowned heads, I cannot allow, nor must I allow, that this be spoken of. But I pray Your Excellency to be very well aware of this, because France is now in possession of being ruined by him. I have this advantage, Monsignor, of knowing everyone, but not everyone knows me, and time will uncover this truth. In sum, I beg you not to prejudice me, considering how sorry I am that in a writing of an apostolic nuncio you speak in terms that are prejudicial to my greatness to another king, a peer of mine. I spoke about it here to Monsignor Favoriti, and he promised to write to Your Excellency about this detail, which is extremely dear to me; and I believe that even Cardinal Azzolino will have given you a hint; and I let Your Excellency know that I am in such a high humour, that I would kick all my interests a hundred times sooner than to allow that they should cost me the least action or word of baseness towards an equal of mine, whatever it is. As for His Holiness, I cannot find enough reverent terms of submission, veneration, and gratitude that are due to him, in which, after God, I only want to believe; and as his vicar on earth, I will serve and venerate him unto death. But, as with other peers of mine, I will never imply that any term other than the one they can use is used towards me, claiming to treat me as completely equal. Therefore I recommend my honour to Your Excellency once again, begging you with all my heart not to make this rule of protection from the King of France, nor from anyone else, because I cannot ever, nor will I ever, consent to this; and you will oblige me greatly if you make the whole world know these feelings of mine, as I would certainly be ashamed if I were capable of having them differently. Moreover, I thank you for what you have done for me on all occasions, assuring you that I want to let you know of them as much as I profess to hold them, wishing them in the meantime, etc.


Above: Kristina.

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