Sources:
Le vite degli Arcadi illustri, volume 2, page 71, Giovanni Mario de' Crescimbeni, 1710
Mémoires concernant Christine, volume 2, page 224, Johan Arckenholtz, 1751
The letter:
Signor Vincenzio Filicaia. Le vostre Canzoni uguagliano, a mio giudizio, quanto io viddi mai di bello delle Poesie Liriche sì nè Moderni, e sì negli Antichi. Quanto son belle, e quanto sapete voi lodar chi lo merita! Se il bene operare potesse ricevere guiderdone fuori d'Iddio, e di se stesso, non vi sarebbero quaggiù pochi premj più degni della vostra penna, che non sa dare se non sublimi, e vere lodi. Se vivesse ora il Grande Alessandro, con ragione invidierebbe ai Principe del nostro secolo più voi, che non invidiò già il suo Omero ad Achille. Molto vi devono quei Principi, non per averli lodati, mà per aver saputo lodarli. Io ho lette, e rilette più volte le vostre Canzoni con mio sommo gusto; e confesso a dispetto di quella mia natural malignità, che mi rende sì svogliata, di non aver trovato nelle vostre Rime, se non materia d'applauso. Io non vi posso esprimere quanto mi piacciono. In voi mi par risuscitato l'incomparabil Petrarca, ma risuscitato con un corpo glorioso senza i suoi defetti. Voi avete dell'arte, dell'ingegno, del giudizio, e del sapere, e maneggiate il sacro, ed il profano da Maestrone: è bellissimo, e purissimo il vostro stile: le vostre fantasie, e figure sono nobili, e sublimi; non finirei mai se io volessi dirvi tutto quello, che io ne sento. Il Signore Iddio con prosperar sempre più l'armi de' Principi Cristiani vi faccia diventare così gran Profeta, quanto siete un Poeta incomparabile. Da voi solo può sperare il nostro secolo la gloria d'un Poema eroico uguale a quello del gran Tasso. Intanto vi ringrazio a nome mio, e del pubblico di avere stampato queste vostr'Opere, e d'avermele mandate accompagnate con le espressioni del vostro affettuoso, e cordiale ossequio, avendomi fatto conoscere in tale occasione, che in versi, e in prosa, In Latino, ed in Volgare voi sapete scrivere da Uomo grande; ed io voglio, che restiate persuaso del mio gradimento, e della giustizia, che io rendo al merito vostro. Dio vi prosperi, e Conservi, come io desidero.
La Regina
Roma 12 Agosto 1684.
With modernised spelling:
Signor Vincenzio Filicaia,
Le vostre canzoni uguagliano, a mio giudizio, quanto io vidi mai di bello delle poesie liriche, sì nè moderni e sì negli antichi. Quanto son belle, e quanto sapete voi lodar chi lo merita! Se il bene operare potesse ricevere guiderdone fuori d'Iddio, e di se stesso, non vi sarebbero quaggiù pochi premi più degni della vostra penna che non sa dare se non sublimi e vere lodi. Se vivesse ora il grande Alessandro, con ragione invidierebbe ai principe del nostro secolo più voi, che non invidiò già il suo Omero ad Achille. Molto vi devono quei principi, non per averli lodati, ma per aver saputo lodarli. Io ho lette e rilette più volte le vostre canzoni con mio sommo gusto, e confesso a dispetto di quella mia natural malignità che mi rende sì svogliata di non aver trovato nelle vostre rime, se non materia d'applauso. Io non vi posso esprimere quanto mi piacciono. In voi mi par risuscitato l'incomparabil Petrarca, ma risuscitato con un corpo glorioso senza i suoi defetti. Voi avete dell'arte, dell'ingegno, del giudizio, e del sapere, e maneggiate il sacro, ed il profano da maestrone: è bellissimo e purissimo il vostro stile. Le vostre fantasie e figure sono nobili e sublimi; non finirei mai se io volessi dirvi tutto quello, che io ne sento. Il Signore Iddio con prosperar sempre più l'armi de' principi cristiani vi faccia diventare così gran profeta, quanto siete un poeta incomparabile. Da voi solo può sperare il nostro secolo la gloria d'un poema eroico uguale a quello del gran Tasso. Intanto vi ringrazio a nome mio e del pubblico di avere stampato queste vostre opere e d'avermele mandate accompagnate con le espressioni del vostro affettuoso e cordiale ossequio, avendomi fatto conoscere in tale occasione, che in versi e in prosa, in latino, ed in volgare voi sapete scrivere da uomo grande; ed io voglio che restiate persuaso del mio gradimento e della giustizia che io rendo al merito vostro. Dio vi prosperi e conservi come io desidero.
La Regina.
Roma, 12 agosto 1684.
Arckenholtz's transcript of the letter:
Signor Vincenzo Felicaia. Le vostre Canzoni uguagliano, a mio giudizio, quanto io viddi mài di bello delle Poesie Liriche si ne' moderni, e si negli antichi. Quanto son' belle, e quanto sapete voi lodar' chi lo merita! se il bene operare potesse ricevere guiderdone fuori d'Iddio, e di se stesso, non vi sarebbero quaggiù pochi premi più degni della vostra pena, che non sa dare se non sublimi, e vere lodi. Se vivesse ora il grande Alessandro, con ragione invidierebbe ai Principe del nostro secolo più voi, che non invidiò già il suo Omero ad Achille. Molto vi devono quei Principi, non per averli lodati, mà per aver' saputo lodarli. Jo ho lette, e rilette più volte le vostre Canzoni con mio sommo gusto; e confesso a dispetto di quella mia natural malignità, che mi rende tanto svogliata, di non aver trovato nelle vostre rime, se non materia d'aplauso. Jo non vi posso exprimere quanto mi piacciono. In voi mi pare risuscitato l'incomparabil Petrarcha, mà risuscitato con un corpo glorioso senza i suoi defetti. Voi avete dell'arte, dell'ingegno, del giudizio, e del sapere, e maneggiate il sacro, ed il profano da Maëstro: è bellissimo è purissimo il vostro stile: le vostre fantasie, e figure sono nobili, e sublimi. Non finirei mai se io vostri lessi dirvi tutto quello, che io ne sento. Il Signor Iddio, con prosperar sempre più l'armi de' Principi Cristiani, vi faccia diventare cosi gran Profeta, quanto siete un Poëta incomparabile. Da voi solo può sperare il nostro secolo la gloria d'un Poema Eroico uguale a quello del Gran Tasso. Intanto vi ringrazio a nome mio, e del publico, di' aver stampato queste vostr'opere, e d'avermele mandate accompagnate colle espressioni del vostro affettuoso, e cordiale ossequio, avendomi fatto conoscere in tal occasione, che in versi, & in prosa, in latino, ed involgare, voi sapete scrivere da Uomo grande: ed Jo voglio, che restiate persuaso del mio gradimento, e della giustizia, che io rendo al merito vostro. Dio vi prosperi, e conservi, come io desidero. Roma 12 Agosto 1684.
CHRISTINA ALESSANDRA.
French translation (by Arckenholtz):
Monsieur Vincent Filicaia. Vos Sonnèts égalent à mon avis, tout ce que j'ai jamais vû de beau dans la poësie lyrique, tant des modernes, que des anciens. Qu'ils ont de beautés? & que vous savez louer ceux qui le méritent. Si de belles actions pouvoient s'attendre à des récompenses hors de Dieu, & de soi-même, certes, il y en auroit peu de ces récompenses plus dignes que celle de votre plume qui ne sait donner que des louanges sublimes & véritables. Le Grand Alexandre même, s'il vivoit de nos jours, vous envieroit plus, & avec raison, aux Princes de notre siécle, qu'il n'envioit Homére à Achille dans le sien. Ces Princes vous ont une grande obligation non d'avoir sû les louer dignement. J'ai lû & relû plus d'une fois tous vos Sonnèts avec le plus grand plaisir, & j'avouë en dépit, de la malignité naturelle, qui me rend mal intentionnée, n'avoir trouvé dans vos poësies que matière d'applaudissement. Je ne puis vous exprimer combien elles m'ont charmé. L'incomparable Pétrarque me paroit résuscité en votre personne; mais résuscité avec un corps glorieux sans aucun de ses défauts. Vous avez de l'art, du génie, du jugement & du savoir, & vous maniez en maitre le sacré & le profane. Votre stile est très-beau & très-pur: vos figures sont nobles & sublimes. Je ne finirois jamais si je voulois vous détailler, tous mes sentimens là-dessus. Dieu veuille faire prospérer de plus en plus les armes des Princes Chrêtiens & vous faire devenir aussi grand Profête, que vous êtes Poëte incomparable. C'est à vous seul que notre siècle est redevable de pouvoir se flatter de la gloire d'avoir un Poëme héroïque égal à celui du grand Tasse. Au surplus. Je vous remercie tant pour moi qu'au nom du Public de ce que vous avez fait imprimer ces productions de votre plume, & que vous me les avez envoïées accompagnées des expressions de vos sentimens affectueux & cordiaux envers moi. Vous m'avez fait connoitre par-là, que vous savez écrire en grand homme tant en vers qu'en prose, soit en latin, soit en langue vulgaire. Je veux que vous soïez persuadé, que j'ai agréé tout cela & que je rends justice à votre mérite. Dieu vous garde & vous fasse prospérer comme je le desire. Rome 12 Août 1684.
CHRISTINE ALEXANDRA.
Swedish translation (my own):
Signor Vincenzo Filicaia,
Era sonetter motsvarar enligt min mening allt det vackra jag någonsin sett i lyrisk poesi, både modern och antik. De är så vackra, och Ni vet hur man berömmer dem som förtjänar det. Om fina gärningar kunde förvänta sig belöningar från någon annan än Gud och från en själv, skulle det säkert finnas få av dessa belöningar mer värdiga än Er pennas, som bara kan ge sublimt och sant beröm. Även Alexander den store, om han hade levt idag, skulle avundas Er och med goda skäl vårt århundrades furstar mer än han avundade Homeros och Akilles i sina. Dessa furstar är skyldiga Er en stor skyldighet att inte ha vetat hur man värdigt prisar dem. Jag har mer än en gång läst och läst om alla Era sonetter med största nöje, och jag erkänner, trots den naturliga malignitet, som gör mig illsinnad, att jag inte funnit något i Era dikter som inte förtjänade applåder. Jag kan ej uttrycka för Er hur mycket de charmade mig. Den makalöse Petrark förefaller mig återupplivad i Er person, men återupplivad i en härlig kropp utan några fel. Ni har konst, genialitet, omdöme och kunskap, och Ni behärskar det heliga och profana. Er stil är mycket vacker och mycket ren, Era figurer är ädla och sublima. Jag skulle aldrig sluta om jag ville berätta om alla mina känslor för Er. Gud give att de kristna furstarnas vapn blomstre mer och mer och få Er att bli en lika stor profet som Ni är en makalös diktare. Det är bara till Er som vårt århundrade står i tacksamhetsskuld för att kunna skryta med äran av att ha en hjältedikt lika med den store Tasso. Dessutom tackar jag Er både för mig själv och på allmänhetens vägnar för att Ni har låtit trycka dessa produktioner med Er penna och för att Ni skickat dem till mig åtföljda av uttryck för Era tillgivna och hjärtliga känslor för mig. Ni fick mig därigenom att veta att Ni vet hur man skriver som en stor man, både på vers och prosa, antingen på latin eller på det vulgära språket. Jag vill att Ni skall bli övertygad om att jag har accepterat allt detta och att jag gör rättvisa till dina förtjänster. Gud bevare Er och välsigne Er som jag önskar. Rom den 12 augusti 1684.
Kristina Alexandra.
English translation (my own):
Signor Vincenzo Filicaia,
Your sonnets equal in my opinion all the beautiful things I have ever seen in lyric poetry, both modern and ancient. They are so beautiful, and you know how to praise those who deserve it. If fine deeds could expect rewards from anyone other than God, and from oneself, there would certainly be few of these rewards more worthy than that of your pen, which can only give sublime and true praise. Even Alexander the Great, if he had lived today, would envy you and, with good reason, the princes of our century more than he envied Homer and Achilles in his. These princes owe you a great obligation not to have known how to praise them worthily. I have read and reread more than once all your sonnets with the greatest pleasure, and I confess, despite the natural malignancy, which makes me ill-intentioned, to have found nothing in your poems that didn't deserve applause. I cannot express to you how much they charmed me. The incomparable Petrarch seems to me resuscitated in your person, but resuscitated in a glorious body without any faults. You have art, genius, judgment and knowledge, and you master the sacred and the profane. Your style is very beautiful and very pure, your figures are noble and sublime. I would never finish if I wanted to detail all my feelings on this to you. God grant that the arms of the Christian princes prosper more and more and make you become as great a prophet as you are an incomparable poet. It is to you alone that our century is indebted for being able to boast of the glory of having a heroic poem equal to that of the great Tasso. In addition, I thank you both for myself and on behalf of the public for having had these productions printed with your pen, and for sending them to me accompanied by expressions of your affectionate and cordial feelings towards me. You made me know thereby that you know how to write like a great man, both in verse and in prose, either in Latin or in the vulgar tongue. I want you to be persuaded that I have accepted all of this and that I do justice to your merit. May God keep you and bless you as I desire. Rome, August 12, 1684.
Kristina Alexandra.
Above: Kristina.
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